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Covid, Battiston: “Buona idea vaccinare gli studenti”

Intervista al fisico e scienziato. I morti aumenteranno? "Purtroppo è tutto scritto nel recente passato, ed è inevitabile"

Pubblicato:05-12-2020 16:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:42

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ROMA – Vaccinare il popolo studentesco come una delle prime categorie da proteggere contro il covid “è una ipotesi che ho sostenuto. Ha senso se il vaccino utilizzato è quello che protegge l’individuo ed evita una sua contagiosità. Alcuni vaccini hanno questa capacità, altri no. Vorrei avere dati sulla scuola più precisi, ma è ragionevole pensare che ci possa essere un vantaggio da un’operazione simile“. Lo dice il fisico e scienziato Roberto Battiston, docente dell’Università di Trento, intervistato dall’Agenzia Dire.

Ovviamente la priorità va data “agli operatori sanitari, ma Speranza- nota Battiston- ha inserito anche i docenti tra la categorie da vaccinare subito, vuol dire che riconosce che sono esposti a potenziali rischi. Per logica, la categoria subito successiva potrebbe essere quella degli studenti purché il meccanismo garantisca che non rimangono contagiosi”. I numeri generali sono in calo, non purtroppo quello dei morti. “E’ un calcolo che ancora non ho svolto- commenta Battiston- ma purtroppo è tutto scritto nel recente passato, ed è inevitabile. Sono certo che negli ospedali si fa il massimo per contenere il numero decessi ma osservo che in questa seconda ondata il massimo numero di ospedalizzazioni è stato già raggiunto, ed è stato del 15-16% superiore rispetto alla prima ondata. Quindi mi aspetto che i morti della prima ondata, quasi 35mila, potrebbe essere superato. Ora siamo a 22-23mila, quindi temo numeri significativi nelle prossime settimane“.


BATTISTON: “SACRIFICI NECESSARI, COSÌ A FINE ANNO RT VICINO A ZERO”

“L’ultimo Dpcm è stato prudente, tiene protette varie ragioni ed è un sacrificio che vale la pena fare. Se manteniamo queste misure e continua una decrescita regolare, per fine anno l’RT sarà vicino allo zero, vorrebbe dire epidemia letteralmente ferma”. spiega Battiston. “Estrapolando i dati delle ultime cinque settimane e proiettandole sulle prossime quattro- analizza- vediamo che il numero di infetti, ospedalizzati e terapie intensive torna in condizioni simili a quelle di settembre, con la differenza che allora l’Rt era 1.15”. Ci sono differenze regionali, alcuni “stanno andando benissimo”, osserva Battiston, “come Toscana, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta. Altre come l’Emilia romagna sono più lente, altre come la Puglia sono molto più lente”.

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Dunque, anche sulle valutazioni, bisogna evitare di fare “di tutta l’erba un fascio. Invito a noi tutti analisti, scienziati, virologi, epidemiologi e governo ad usare questi strumenti per fare analisi più sofisticate. Più saremo accurati e più potremo anticipare i tempi sulle singole regioni“. Obiettivo generale resta “abbattere il rischio della terza ondata. Se gli indicatori andranno nella direzione giusta dovremo utlizzare questo mese per mettere a fuoco i problemi della scuola e relativi alla scuola, come i trasporti”.

BATTISTON: “CON GIUSTI COMPORTAMENTI A NATALE SITUAZIONE DI SETTEMBRE”

Attraverso l’analisi dei dati quotidiani sul coronavirus “possiamo capire cosa è successo 7-10 giorni fa e possiamo fare previsioni sui prossimi 7-15 giorni. Il virus non fa salti, è in continuo sviluppo. Se oggi dovessi fare un cambio radicale e decidessi di riaprire le scuole, tempo dieci giorni e ne vedrei gli effetti“, dice il fisico e scienziato Roberto Battiston, docente dell’Università di Trento, intervistato dall’Agenzia Dire.

“Le leggi che regolano l’evolversi di un’epidemia- spiega- sono state messe a fuoco almeno un secolo fa. Questi strumenti sono quelli con cui Fauci negli Usa ragiona sulle epidemie e sono disponibili anche da noi. Forse c’e’ una percezione non abituale nel grande pubblico e nella stampa, ma molto presente in noi scienziati: i dati forniti dalle sperimentazioni sono legati a leggi che stanno dietro il dato, analizzando quel dato possiamo sfruttarlo in forma predittiva”. Battison affermò l’11 novembre che il numero massimo di infetti si sarebbe registrato il 27 novembre. “E’ successo esattamente così- commenta- non perché io abbia capacità divinatorie, ma semplicemente perché era chiaro che questo sarebbe stato lo sviluppo se non fossero cambiate quelle condizioni. Ora, allo stesso modo, possiamo dire che se ci comportiamo allo stesso modo per Natale avremo raggiunto una situazione più simile a quella di settembre che al picco della seconda ondata”, conclude.

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