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Arrestati per corruzione il sindaco e due assessori di un Comune nel palermitano

I tre sono finiti ai domiciliari nell'ambito di una indagine della Procura di Termini Imerese che indaga su un presunto giro di tangenti

Pubblicato:05-12-2019 13:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:42

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PALERMO – Arrestati il sindaco di Casteldaccia (Palermo), Giovanni Di Giacinto, il suo vice, Giuseppe Montesanto, e l’assessore Maria Tomasello. I tre sono finiti ai domiciliari nell’ambito di una indagine della Procura di Termini Imerese che indaga su un presunto giro di tangenti al Comune palermitano.

Ai domiciliari anche Rosalba Buglino, funzionaria del Comune di Casteldaccia. Di Giacinto avrebbe esercitato il proprio potere siglando un partenariato con una cooperativa “dietro la promessa – sostengono gli inquirenti – di vedere selezionati per l’impiego come volontari del servizio civile alcuni nomi” segnalati da lui e dagli altri due componenti della giunta”.

Tra le accuse rivolte a Di Giacinto, ex parlamentare regionale, anche quella di avere favorito una società incaricata del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti in cambio dell’assunzione di alcuni lavoratori.


Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri di Bagheria su disposizione del gip. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio. Secondo gli inquirenti, che hanno chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari anche per il geometra Salvatore Merlino, i due assessori “si sarebbero spesi per convincere Di Giacinto a sottoscrivere l’accordo di partenariato in tempi brevi, tali da garantire la possibilità alla cooperativa di allegare la sottoscrizione del partenariato a una domanda finalizzata all’ottenimento di contributi pubblici da parte dell’assessorato alla Famiglia della Regione Siciliana“. I due, inoltre, avrebbero “collaborato” nella predisposizione dei documenti necessari per l’accordo “anche tramite contatti presso l’assessorato”.

A Buglino e Merlino, invece, vengono contestati due presunti episodi di corruzione, accompagnati da numerosi falsi materiali e ideologici in atto pubblico, legati al rilascio di provvedimenti in materia di edilizia: Buglino, con l’aiuto di Merlino, avrebbe curato due pratiche per il rilascio di provvedimenti in sanatoria, nonostante non avesse più competenza in materia edilizia, “dietro la corresponsione – sostengono i magistrati – di utilità da parte dei privati, predisponendo documentazione falsa finalizzata ad assicurare l’esito positivo del procedimento”.

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