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Clima, Conte: “Un quinto dell’Italia rischia la desertificazione, ascoltare i giovani”

L'allarme del premier Conte: "Alcune regioni d'Italia presentano suoli particolarmente sofferenti". E assicura l'impegno del governo: "Mi sto sempre battendo per essere alla frontiera di questa sfida"

Pubblicato:05-12-2019 11:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:42

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ROMA – “Secondo studi del Cnr, dell’Ispra e dell’Enea il 21% del nostro territorio nazionale è considerato potenzialmente a rischio desertificazione, il 41% di queste aree è situato nel nostro Centro e Sud della penisola”. Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, lo dice da palazzo Chigi, intervenendo alla conferenza dedicata alla ‘Giornata Mondiale del Suolo’.

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“La Commissione europea sostiene che il 20% della superficie dell’Unione europea è soggetto a un preoccupante processo di erosione“, prosegue Conte, “particolarmente nella regione Mediterranea dove è compresa l’Italia” che ha “molte aree che sono attualmente compromesse dalla desertificazione”. Infatti, “alcune regioni d’Italia presentano suoli particolarmente sofferenti per il calo delle sostanze organiche nel terreno a causa di pratiche agronomiche poco attente e a causa della siccità legata ai cambiamenti climatici”, avverte Conte. Da tutto ciò deriva “il rischio di compromettere la nostra ricchezza che ci deriva dalla ‘Grande madre’ come la chiamavano gli antichi, la grande terra, e la prospettiva è molto concreta”.


Un peggioramento nelle condizioni del suolo agricolo e del territorio “riguarderebbe la produzione agroalimentare italiana che si caratterizza anche per la grande varietà apprezzata nel mondo”, dice il capo del governo, quindi “dobbiamo intervenire, lo scenario è particolarmente insidioso”.

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“CONTRO EMERGENZA CLIMA ITALIA C’È, LOTTO PERCHÈ SIA FRONTIERA”

Nella lotta all’emergenza climatica in atto “l’Italia c’è”, e “nei punti programmatici del nostro governo questa sensibilità è declinata puntualmente e in modo prospettico”. Ciò detto essa “ora va arricchita di contenuti, nel programma di governo non potevamo soffermarci sulle modalità concrete per raggiungere gli obiettivi”. Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, lo dice da palazzo Chigi, intervenendo alla conferenza dedicata alla ‘Giornata Mondiale del Suolo’. Come esecutivo quindi “lavoriamo per rispettare i parametri di riduzione della CO2 come stabilito nell’Accordo di Parigi, per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite”, dice Conte. In particolare “mi sto sempre battendo per essere alla frontiera di questa sfida- dice il presidente del Consiglio- ho rivendicato per l’intera Ue una posizione di leadership in questa sfida che riguarda la conversione ecologica dell’economia e della società”.

“La sfida dei cambiamenti climatici non pone un vincolo allo sviluppo umano ma è la migliore opportunità di rilanciare crescita e occupazione”, prosegue Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. In questo “il governo sta facendo la sua parte- prosegue- ma sappiamo che le politiche pubbliche non sono sufficienti per il cambiamento, la vera forza propulsiva deriva dalla consapevolezza diffusa della comunità nazionale e internazionale su quanto sia importante difendere pianeta a partire da suolo”. Per questo, conclude Conte, “dobbiamo avere tutti alleati in questa direzione di marcia”.

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“ASCOLTARE GIOVANI ANCHE SE LORO TONI MOLTO ASPRI”

Nell’impegno per tutelare l’ambiente, il suolo, il clima “i giovani danno uno stimolo molto importante, anche quando assumono dei toni molto aspri dobbiamo assolutamente dialogare e raccogliere il loro appello, e non dimostrare ipersensibilità fuori luogo”, dice Conte. I giovani “chiedono di proteggere il domani e anche i loro figli, che saranno i nostri nipoti”, dice Conte. In tutto ciò “dobbiamo avere alleati non solo tutti i protagonisti dell’azione pubblica ma anche quelli privati, in primis i settori produttivi ma non solo, tutti quelli che lavorano nella ricerca e tutti i giovani”, prosegue Conte, “che ci stanno dando un grande aiuto e hanno diritto ad ereditare un pianeta più verde e sicuro”. Il fatto è che “dobbiamo entrare nell’ottica che non possediamo il pianeta, lo abbiamo ereditato per trasmetterlo a generazioni che verranno”, sottolinea il presidente del Consiglio, “e se ci dimostreremo responsabili potremo trasmetterlo in buone condizioni”.

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“SUOLO RISORSA NON RINNOVABILE E BENE COMUNE PER ECCELLENZA”

“Il suolo è una risorsa non rinnovabile, occorrono più di duemila anni per formare 10 solo centimetri di terreno fertile, si tratta di risorsa fondamentale per il mantenimento della vita sulla terra”. Il suolo, quindi, “forse è il bene comune per eccellenza insieme a pochi altri e ha un ruolo assolutamente fondamentale”, dice Conte. Il suolo “è un punto indispensabile per la crescita della vegetazione e la moderazione dei flussi idrici verso le falde acquifere, e anche per la rimozione degli agenti contaminanti”, ricorda Conte, “è anche tra i più preziosi alleati dell’uomo e del pianeta nella lotta ai mutamenti climatici, che ci sta particolarmente a cuore dal punto di vista politico”, e ciò “grazie alla capacità di catturare la CO2 dell’atmosfera, il cosiddetto carbon sink” grazie al quale “può fornire un ruolo decisivo anche nella riduzione dei gas climalteranti”.

Però, avverte la Fao, “allo stato attuale circa la metà di tutti i suoli agricoli su scala globale è ritenuta degradata con un impatto che si annuncia estremamente negativo sulla biodiversità e sulla fertilità dei terreni”, sottolinea il capo del governo, quindi “se non adotteremo misure specifiche ed efficaci entro il 2050 potremo già arrivare a percepire un calo del livello di rendimento globale del 10% nella produzione dei terreni” con un “esito in un lasso temporale più ampio che potrebbe rivelarsi catastrofico”.

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