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GENOVA – Niente messa e chiesa chiusa ‘per fallimento’ a Natale per protestare contro il decreto sicurezza. E per lanciare un messaggio a quei cattolici che “inneggiando Salvini, uomo incolto, senza alcun senso dello Stato e del diritto, sono complici di lesa umanità e di ‘deicidio'”. E’ la decisione dirompente di don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, parrocchia nel cuore di Genova centro-est, e, come la definisce lui stesso, “luogo di spiritualità, di poesia, di cultura, di musica e di politica con il suo fulcro nell’Eucaristica domenicale”.
Natale, attacca il prete nella sua newsletter, “non è più Natale cristiano: non più ‘memoria’ della nascita di Gesù, ma cinico fatto commerciale, mescolato a ripetuti riti e liturgie”. I cattolici “si accontentano colpevolmente della favoletta innocua del presepe che, tra oche, animali, mestieri, pupazzi e meccanismi d’ingegneria idraulica, fa del ‘mistero fondamentale della fede cristiana’, uno “strumento di alienazione a beneficio di bambini e adulti infantili che, pur battezzati, solo in quell’occasione entrano in una chiesa. Turisti del religioso flocloristico”.
Il clima buonista, incalza don Farinella, “domina il tempo natalizio, tra babbi-natale, buoi, asini, befane e zampogne”. E i cristiani “sono complici del degrado di Natale, perché la memoria della nascita di Gesù non c’entra nulla con questo Natale, trasformato in saga paesana di abbuffate tra regali e presepi, mentre accanto ‘i poveri Cristi’ muoiono di fame e freddo in mare, nei bordelli della Libia, pagati dall’Italia, che fomenta le guerre con l’immondo commercio delle armi, da cui ricava illeciti guadagni”. Il cibo “si butta via, mentre sulle stesse strade ‘Gesù, il migrante dei migranti’ muore di fame e di freddo”.
Nel 2018, insiste don Farinella, non si può celebrare il Natale, anche per “obiezione di coscienza” al decreto “spudoratamente conosciuto come decreto sicurezza, sebbene sia un decreto di massima insicurezza e sfregio dei valori e dei sentimenti più profondi della democrazia e del diritto. Dietro parole roboanti, confuse e immorali, si nasconde la volontà determinata di colpire ‘i migranti’, proprio alla vigilia di quel Natale che celebra la nascita di Gesù, emigrante perseguitato dalla polizia di Erode, fuggito alla persecuzione, accolto in Egitto e ritornato a stabilirsi a Nazaret, dopo un viaggio allucinante e pericoloso attraverso il deserto del Neghev”.
Tutto questo, è l’attacco a fedeli e a Matteo Salvini, “avviene nel silenzio complice di un mondo cattolico che inneggia a un ministro che dondola un presepe di plastica, sventola un vangelo finto e illude con il Rosario in mano, senza suscitare un rigurgito di vomito dei cosiddetti cattolici da salotto”. In questo anno 2018, “se Gesù, con Maria e Giuseppe, si presentasse da noi per celebrare la sua nascita, col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perché migrante economico, perché senza permesso di soggiorno e perché in Palestina non c’è una guerra ‘vecchia’ dal 1948″.
Insiste don Farinella: “Inneggiando Salvini, uomo incolto, senza alcun senso dello Stato e del diritto, i cattolici sono complici di lesa umanità e di ‘deicidio’ perché ogni volta che si fa un torto sul piano del diritto alla persona del povero, lo si fa direttamente a Gesù nella carne viva dei migranti. Con quale diritto i cristiani possono pretendere di celebrare il Natale di quel Gesù che il loro Paese, senza alcuna loro resistenza o protesta, espelle l’Uomo nel Figlio di Dio?”.
A pochi giorni del varo di questa legge col voto positivo di Luigi Di Maio “che si fa fotografare mentre bacia il sangue di San Gennaro (povero lui!), come è possibile aprire le chiese e baloccarsi con ninne-nanne, Tu scendi dalle stelle, canti gregoriani, presepi scellerati, quando fuori il vero Cristo è offeso, torturato, stuprato, vilipeso, venduto, schiaffeggiato, ucciso”, si chiede don Farinella. Il decreto Salvini “è incostituzionale, e ‘prima gli italiani’ è un obbrobrio giuridico che fa straccio di secoli di conquiste di civiltà giuridica”. E i cristiani “non si vergognano di assistere ed essere conniventi di questo scempio“.
Quindi “non ci resta che assumere l’unico gesto di dignità rimasto: la nostra coscienza opposta come bastione di obiezione totale con atto pubblico, radicale, dirompente e inequivoco: la chiesa di San Torpete in Genova resterà chiusa perché per un Natale senza Cristo, un Natale senza Dio, perché Natale senza Uomo”. Possa la chiesa, “chiusa per fallimento, stimolare il pensiero e la riflessione dei credenti e quanti hanno coscienza”. Le celebrazioni, conclude don Farinella, riprenderanno con l’Epifania.
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