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Da Bologna a Damasco il kit per i bambini siriani disabili

Click4All è un kit informatico di auto-costruzione pensato per permettere alle persone con disabilità l’accesso alla tecnologia

Pubblicato:05-12-2015 10:42
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:40

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BOLOGNA – Tra i 12 milioni di siriani in fuga ci sono anche persone disabili: vittime del conflitto o malate dalla nascita, si mettono in viaggio con i famigliari per un futuro che, per loro, sarà ancora più difficile da raggiungere. Qualcuno prova ad aiutarli, come accade nel campo profughi di Zaatari, in Giordania, dove una piccola ong spagnola li assiste da ogni punto di vista. Ma ci sono anche persone disabili che, dalla Siria, non vogliono o non possono scappare: di molte di loro si prende cura il Centro di riabilitazione Zam di Damasco, nato nel 2006 grazie al supporto della cooperativa romana Armadilla.

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Un centro di oltre mille metri quadrati con il compito di rafforzare i servizi di assistenza ai bambini disabili della municipalità di Hajar Al Aswad (prima periferia di Damasco) e migliorare le competenze riabilitative del personale medico e paramedico locale. Un centro non solo per la riabilitazione del minore disabile, ma anche per il supporto dei genitori: tutto è gestito con il pieno e indispensabile coinvolgimento della comunità. “Per colpa della guerra molti medici stanno andando via. Ci hanno chiesto aiuto, e noi siamo stati felici di fornirlo”. A parlare è Nicola Gencarelli: 35 anni, lavora con la fondazione bolognese Asphi, che da più di 30 anni si occupa di informatica e disabilità, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione delle persone con disabilità in tutti i contesti di vita, attraverso l’uso della tecnologia ICT (Information and communication technology). “Armadilla cercava un supporto tecnologico, e noi le abbiamo proposto Click4All”.


Click4All è un kit informatico di auto-costruzione pensato per permettere alle persone con disabilità l’accesso alla tecnologia, attraverso interfacce costruite e personalizzate rispetto alle loro abilità e capacità cognitive, motorie e sensoriali. “Perché le persone con disabilità che non sono in grado di utilizzare tastiere, mouse e schermi touch screen standard, possono avvalersi di ausili informatici specifici. Noi forniamo loro strumenti che permettano di progettarli”.

In pratica Click4All è una scatolina da cui partono alcuni cavetti che, connessi con un qualsiasi materiale conduttivo (anche materie poverissime: tessuto, disegni a matita, pongo, rame, alluminio, frutta e qualsiasi altro tipo di materiale contenente metallo o acqua) permettono di costruire sensori a tocco che sostituiscono i comandi del mouse, della tastiera o di un joystick. Funziona anche come multi-piattaforma che si collega via bluetooth o via usb con computer, tablet e smartphone di qualsiasi sistema operativo. Attraverso un software grafico è possibile configurare il kit, decidendo quali comandi informatici associare ai sensori auto-costruiti (movimenti del mouse, click sinistro e destro, lettere della tastiera, comandi funzione, eccetera). Il kit fa perno sulla creatività dell’utente (persona disabile o familiare e operatore), caratteristica che ne potenzia le possibilità di crescita: nuove idee di utilizzo, nuovi “oggetti” impiegati come sensori e interfacce, stimolano ulteriori usi e diffusione. Con Click4All, insomma, si possono costruire, senza bisogno di avere particolari competenze informatiche o elettroniche, strumenti musicali, giochi, esercizi, tutti su misura.

https://www.youtube.com/watch?v=hhbZtXueFik

Nicola Gencarelli, che per il kit si è occupato di design, accessibilità e comunicazione, e Luca Enei, ingegnere di 34 anni che invece ha lavorato su progettazione hardware e software, sono volati in Libano, a Beirut (per ragioni di sicurezza) per incontrare il personale del centro Zam: due fisioterapisti e due volontarie. “L’associazione che gestisce Zam è mista- continua Gencarelli- ci sono tante mamme dei bimbi disabili che vogliono partecipare concretamente. Quello che imparano, poi, le trasmettono alle altre mamme: è un bellissimo esempio di esperienza peer to peer”. Ora, la formazione prosegue a distanza: “Ci vediamo due volte al mese via Skype. Ci confrontiamo e cerchiamo le soluzioni migliori”. Il percorso durerà sino a fine 2016: “Certe volte mi trovo a pensare a quante difficoltà i nostri colleghi siriani siano costretti ad affrontare ogni giorno. Situazioni che noi non possiamo nemmeno immaginare, ma che non li fermano. Nel dramma, hanno la forza di continuare a vivere la quotidianità: devono farlo, anche per i loro figli”. Link youtube:  (Dires – Redattore Sociale)

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