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Oro, argento e lapislazzuli: alla Biblioteca Statale di Cremona i globi del Mercatore

Pochissime copie al mondo, alla Statale anche le incisioni di Rembrandt

Pubblicato:05-11-2021 13:07
Ultimo aggiornamento:05-11-2021 17:22

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CREMONA – Il globo terrestre è del 1541, quello celeste di 10 anni dopo. Il loro autore è un fiammingo di origine tedesca nato nelle Fiandre orientali, a Rupelmonde, il 5 marzo del 1512. Si chiama Gherard Kremer, ma il suo nome viene latinizzato presto e diventa ‘Mercator’ (nella lingua nativa ‘Kramer’ significa proprio commerciante). A nemmeno cinquant’anni dalla scoperta dell’America, l’imperatore Carlo V commissiona al giovane cartografo la costruzione di un mappamondo terrestre e gli raccomanda: “Dev’essere il più fedele possibile alle nuove scoperte geografiche”.

Tra le Americhe, manca completamente l’attuale Midwest, ad esempio, mentre la costa orientale appare ben popolata, secondo un processo di urbanizzazione cominciato prima del 1492. Nemmeno il Giappone si sapeva bene dove si trovasse, e manca pure l’Oceania, evidentemente, mentre l’Asia risulta perfetta o quasi. In ogni caso, il risultato di quel lavoro si trova oggi conservato in una manciata di sedi in tutta Europa e una di queste è la Biblioteca Statale di Cremona.

“I due globi del Mercatore appartengono al patrimonio della nostra biblioteca da sempre, si pensa infatti che fossero già inclusi in quella del vescovo Cesare Speciano. Questi globi sono speciali perché, oltre a essercene pochissime copie nel mondo, risultano estremamente lavorati: non soltanto con un’acquerellatura sulla stampa, ma con una vera e propria decorazione. In questo senso si spiega l’uso intenso di lapislazzuli, oro e argento.


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Il Mercatore lavorava a Praga, del resto, la Praga Magica, in una bottega frequentata da miniaturisti e decoratori di mappe”, spiega all’agenzia Dire la direttrice della biblioteca, Raffaella Barbierato, che fra l’altro sui due preziosi ‘mappamondi’ ha dovuto vincere una sfida non banale tre anni fa: portarli in mostra a Madrid. L’occasione è stata un’esposizione dedicata al genio cremonese Janello Torriani alla Biblioteca Nacional de España, organizzata dal Comune di Cremona insieme con la Biblioteca Nazionale di Madrid, della quale i globi hanno rappresentato il pezzo forte.

“Sono spicchi di carta incisi, anche se dal punto di vista bibliografico vengono trattati a tutti gli effetti come libri. Dopo una bella ripulitura tre anni fa- ripercorre Barbierato- i globi sono stati portati ed esposti a Madrid. Per l’occasione, li abbiamo assicurati per 10 milioni di euro. Era la prima uscita nel suo genere. Non hanno viaggiato in aereo, ma tramite ruote. Per volare, avrebbero dovuto farlo con qualche responsabile in cabina, ma confesso che nessuno di noi se l’è sentita. Finché i globi non sono tornati non siamo stati tranquilli”, sorride oggi Barbierato pensando al lieto fine di allora. “Certo, era stato ingaggiato anche un mezzo speciale, con due casse dove inserire i globi realizzate su misura con tanto di rivestimento anti-vibrazioni. Avevamo dato le misure giuste, anche se ci eravamo mantenuti un po’ abbondanti: i globi un minimo si muovevano, in effetti, e fino all’ultimo siamo stati sulle spine”.

Mappamondi a parte, l’altra ‘chicca’ della Biblioteca Statale di Cremona, che tuttora è anche libreria civica in virtù di una convenzione stipulata nel 1885 e ancora valida con l’amministrazione comunale, è una raccolta di incisioni di Rembrandt. In tutto sono 108 e vennero lasciate da uno dei direttori della Biblioteca Statale nei primi anni del 1800: l’abate Luigi Bellò, che era un vero collezionista. “Legò queste incisioni all’allora Biblioteca governativa, strappando l’impegno che fossero tenute ‘in buon conto’. La valorizzazione di questo materiale particolare è oggi il nostro compito, in cui rientra anche un processo di digitalizzazione cominciato alcuni anni fa”, aggiunge Barbierato.

La Biblioteca, nel frattempo, ha digitalizzato 53.000 volumi antichi e preziosi. Recentemente, di nuovo grazie alle iniziative del ministero, è stato possibile poi digitalizzare i codici miniati, già caricati nella Biblioteca Digitale Italiana, sui quali si sta portando avanti un lavoro di catalogazione scientifica mirato alla pubblicazione. E l’emergenza Covid ha accelerato il processo, in effetti. “Mi sono insediata a novembre 2019- continua la direttrice- e dopo poco è arrivata l’emergenza. Da allora, abbiamo ripensato la Biblioteca rilanciando la digitalizzazione e tutti i rapporti da remoto, che comunque erano già partiti. Avevamo riorganizzato da pochissimo una sala della dedicata alla lettura libera, come fosse una ‘biblioteca aperta’, ma abbiamo potuto farlo solo a distanza inviando i link sulle singole letture agli utenti. Da fine ottobre, in sostanza, un utente che vuole un libro prenota, viene qui con la sua e-mail, il suo numero di armadietto e si porta a casa un pacco disinfettato. Abbiamo poi rafforzando la nostra presenza sul sito e nei social network. Insomma, si è lavorato in modo diverso- conclude Barbierato- che non è detto sia peggiore e che non si riveli un domani, ma forse già oggi, l’occasione per un rilancio del rapporto con il nostro pubblico”.

Realizzato con l’agenzia di stampa Dire, il progetto Biblioteche d’Italia è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia.
Il documentario sulla Biblioteca Universitaria di Cremona è disponibile sul nuovo profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/p/CV46NAAJfIq/?.
Il prossimo appuntamento con una nuova Biblioteca da scoprire è giovedì 11 novembre.

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