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Emanuele Giammarco: Leggere ‘La parabola dei ciechi’ di Hofmann significa scoprire ciò che è l’uomo

Uno dei due fondatori di 'Racconti' rivela che dopo l'esperimento B. Traven potrebbero uscire libri illustrati già nel 2020

Pubblicato:05-11-2019 09:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:55

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ROMA – Nel 1568, nel pieno delle Guerre di religione, Bruegel dipinse un quadro (oggi esposto nel Museo di Capodimonte di Napoli) intitolato ‘La parabola dei ciechi’, che riprendeva le parole di Gesù rivolte ai farisei e riportate nel Vangelo di Matteo: “Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso”. Nel 1985, più di quat­trocento anni dopo, lo scrittore tedesco Gert Hofmann decise scrivere una novella proprio su quel gruppo di ciechi – sei per la precisione – che nel dipinto camminano attraverso la campagna delle Fiandre. Il primo uomo è caduto in un fossato, ed essendo aggrappati l’uno all’altro con dei bastoni, presto anche gli altri cinque cadranno insieme a lui. Il libro fu pubblicato in Italia da Guanda nel 1988. Oltre trent’anni dopo Racconti edizioni ha deciso di riprenderlo e di pubblicarlo con un’introduzione di Luciano Funetta e una postfazione del figlio, Micheal Hofmann. Ne abbiamo parlato con Emanuele Giammarco, fondatore di Racconti edizioni insieme a Stefano Friani, durante la presentazione del libro alla Libreria Tomo di Roma.

Qual è l’aspetto più interessante del libro di Hofmann?

Lo scrittore tedesco si è inventato un ‘Noi’, prima persona plurale, per far parlare il gruppo di ciechi. E’ un ‘Noi’ molto fisico, che parla all’uomo, perfetto per ritrarre i ciechi mentre camminano, inciampano, si lamentano, si rendono ridicoli, sono costretti a cacare in pubblico, lottano in un mondo straziato. Hofmann scriveva radiodrammi e questa sua inclinazione si sente nel leggere la novella, che è scritta in modo didascalica e teatrale e da ciò trae la sua forza.


Nella novella arrivano gli echi di un’Europa dilaniata dalle guerre. Secondo te ci sono attinenze con il mondo di oggi?

“Sì, anche se non riferimenti visibili evidenti. C’è un eco importante di un’Europa in crisi, che si sta disgregando. Ne parla in modo interessante Luciano Funetta nella sua introduzione, prendendo spunto da questo per raccontare una letteratura degli esiliati.

E’ la prima volta che Racconti edizioni pubblica un libro con all’interno l’immagine di un quadro. Proprio in questi giorni siete usciti anche con il libro ‘Coriandoli il giorno dei morti’ di B. Traven, che è illustrato da Vittorio Giacopini. State pensando di allargare i vostri orizzonti ai libri grafici?

“Sì, ci stiamo ragionando, anche su racconti illustrati senza didascalie. Non so se riusciremo a concretizzare qualcosa già nel 2020, forse a Natale, ma l’esperimento del libro B. Traven può essere apripista di altri libri. Per ora non posso dire più di così”.

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