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A La Bonilla in Ecuador il futuro dell’estuario delle mangrovie passa dal turismo

Voci e speranze di una comunità beneficiata dal progetto di cooperazione Latitud Iche

Pubblicato:05-10-2022 15:58
Ultimo aggiornamento:05-10-2022 15:58
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(Dal nostro inviato Brando Ricci)

PEDERNALES (ECUADOR) – “E’ un nuovo inizio per la comunità de La Bonilla”, nella provincia di Manabì, costa pacifica dell’Ecuador, dopo che “negli ultimi sette anni abbiamo provato ad avviare diverse attività, come un centro per la raccolta di prodotti alimentari, ma senza successo. Prima c’è stato il terremoto del 2016, subito dopo ancora la pandemia di Covid-19. Se succederà qualcos’altro lo sa solo Dio, noi continuiamo a fare il nostro lavoro”. Tutti a La Bonilla conoscono Luis Cheme Zambrano, detto Capricho. Quando parla delle sfide che ha dovuto affrontare la sua comunità e dei traguardi che l’aspettano nel prossimo futuro si gira di istinto verso gli altri abitanti della zona, quasi come se si facesse in automatico messaggero di un sentire collettivo.

30 FAMIGLIE E PIU’ IN LA’ L’OCEANO

La Bonilla, disabitata fino a pochi anni fa, è composta da 30 famiglie e si trova nei pressi dell’estuario di Cojimies, lungo il braccio detto di “Palanconales”. Profondo anche dieci metri, a seconda del flusso della marea, il bacino d’acqua prende il nome dai grandi remi, appunto palanche, che un tempo servivano per attraversare l’estuario, che sfocia nell’Oceano Pacifico, distante solo una decina di chilometri, è anche una Zona ramsar, ovvero un’area umida di rilievo internazionale nel quadro dell’omonima convenzione del 1971.
Ai lati del corso d’acqua si estendono a perdita d’occhio le mangrovie, da un lato quelle “bianche”, con le radici radicate nel terreno, e dall’altro quelle rosse, dalle radici galleggianti.


IL PROGETTO LATITUD ICHE

La comunità è una delle beneficiarie di Latitud Iche, un progetto di promozione dell’economia locale a partire dal turismo sostenibile e dalla valorizzazione della tradizione gastronomica locale. L’iniziativa coinvolge quattro cantoni della provincia – Pedernales, Jama, San Vicente e Sucre – è implementata dalla ong locale Fundación para los Emprendimientos Gastronómicos y las Oportunidades Sostenibles (Fuegos) ed è finanziata dal Banco Interamericano de Desarrollo (Bid) e dal Fondo Ítalo Ecuatoriano para el Desarrollo Sostenible (Fieds), un’organizzazione creata sei anni fa nel quadro di un’intesa fra i due Paesi.
“Caprichos” parla da una radura affacciata sull’estuario. All’agenzia Dire spiega che “il cammino per poter arrivare fino a qui è stato aperto solo due mesi fa, prima non era possibile”. Adesso, adagiato sulle acque placide de La Bonilla, si trova una grande capanna in legno e un forno manabita, elemento centrale della cultura locale. Di struttura quadrangolare, il forno è il centro della cucina e di tutta la vita sociale degli abitanti della provincia.

PERCORSI TURISTICI VALORIZZANDO IL “LOCALE”

L’idea è trasformare questo spiazzo in un punto di passaggio di percorsi turistici che coinvolgono le altre strutture che fanno parte di Latitud iche. Bisogna creare un ecosistema socio-economico che valorizzi tutte le realtà produttive locali. All’ombra del capannone si potranno mangiare i prodotti di uno degli altri cardini dell’iniziativa in questa zona: la pesca artigianale.
Oscar, uno dei pescatori della comunità, attraversa a gran velocità l’estuario a bordo di una piccola imbarcazione di legno e racconta: “Qui si possono prendere liza, rovalo (spigola e branzino, ndr), ma soprattutto gamberi al naturale e granchi azzurri”. Si pesca solo in modo sostenibile, rispettando l’andamento stagionale stabilito dal ministero della Produzione e della pesca per permettere agli animali di concludere il loro ciclo riproduttivo senza interferenze.

Molti degli alimenti che si consumano a La Bonilla sono prodotti in loco, coerentemente con una delle filosofie che animano Latitud Iche. Prima di arrivare alla radura affacciata sull’estuario si passa per un orto dove crescono maracuja, limone-mandarino, yuca bianca, platano Maqueño – una varietà di banana e Sangue di drago, nome popolare del Croton lechleri, una pianta la cui resina è nota per le proprietà medicinali. “Negli orti”, spiega ‘Capricho’, “si possono osservare anche alcuni sistemi di conservazione dell’acqua, tradizionali, come le ‘alborradas’, delle pozze di acqua piovana, e nuovi, come delle taniche interrate sotto alcuni alberi, a cui vengono fatti dei piccoli buchi che permettono di dilazionare l’uscita dell’acqua”.
Paradossalmente, stretta com’è fra l’Oceano e l’estuario, uno dei problemi principali di La Bonilla resta l’approvvigionamento d’acqua. “Questa zona ancora non è allacciata all’acqua potabile, nonostante siano stati lanciati diversi progetti a riguardo negli anni” dice ‘Capricho’. “Ora però è iniziata una fase nuova, noi andiamo avanti col nostro impegno”.

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