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Dall’Ucraina al Brasile, torna la rassegna del cinema “combattente”

A Bologna la 16esima edizione del Terra di tutti film festival, promosso da WeWorld e Cospe

Pubblicato:05-10-2022 15:48
Ultimo aggiornamento:05-10-2022 19:32

Terra di tutti film festival
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BOLOGNA – “Un viaggio caleidoscopico che tra i diritti umani e ambientali, tra le lotte e i conflitti che la realtà quotidiana esprime in tutto il mondo”. Ecco il biglietto da visita della 16esima edizione del Terra di tutti film festival, la rassegna di cinema sociale promossa da WeWorld e Cospe che si svolgerà a Bologna da domani a martedì. “Vogliamo gettare un ponte di riflessione su questo mondo in fiamme, con 22 visioni da 15 Paesi- racconta il direttore Jonathan Ferramola- di cui otto prime cittadine e cinque nazionali”.

“CERCHIAMO DI ESSERE UN VOLANO DEL CINEMA COMBATTENTE”

Durante la rassegna, per fare qualche esempio, “parleremo di Afghanistan ad un anno dal ritorno dei talebani, di Donbass e del conflitto in Ucraina. Parleremo di Palestina e di Myanmar, praticamente nel silenzio generale. Parleremo di Amazzonia nell’anno strategico del ballottaggio tra Lula e Bolsonaro”, segnala Ferramola nella conferenza stampa di presentazione. In questo modo “cerchiamo di essere un volano del cinema combattente che porta avanti i diritti e storie diverse dal mainstream- aggiunge il direttore della rassegna- ma che a livello di produzione cinematografica ha spesso bisogno di distribuzione e impulsi anche qui in Europa”.

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IL FESTIVAL COME OCCASIONE DI RIFLESSIONE E RELAZIONE

Il festival vuol essere “un momento di riflessione su quanto sia importante lavorare in Italia nel mondo, come facciamo noi principalmente, perché l’accesso ai diritti fondamentali come la salute, l’istruzione e l’acqua sia veramente garantito a tutti”, sottolinea Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. L’appuntamento bolognese “è un momento di relazione, nel quale possiamo condividere e mettere a disposizione le persone che partecipano ai nostri progetti per amplificare la loro voce e le loro storie”, rimarca Eleonora Migno, vicepresidente di Cospe. Quello targato WeWorld-Cospe “è un progetto che sta all’interno di una rete di festival, che noi invitiamo a ritagliarsi quanto più possibile una vocazione precisa e il lavoro del Terra di tutti sta sicuramente andando in quella direzione”, afferma il responsabile dell’Emilia-Romagna film commission, Fabio Abagnato.

DALLO ZIMBABWE L’ATTIVISTA TRANSGENDER SAM NDLOVU

Tra gli ospiti della rassegna l’attivista zimbabweano Sam Ndlovu. “Sono un uomo transgender e il fatto che per questo io abbia perso la mia carriera di musicista è quello che mi ha spinto a diventare un attivista”, racconta Ndlovu: “Non vedo l’ora che la gente possa avere un’immagine più chiara di cosa significa essere parte di una comunità criminalizzata, perché credo molto nell’importanza della condivisione”. In attesa dell’apertura ufficiale, stasera opening speciale al Lumiere con la proiezione di “The Matchmaker” di Benedetta Argentieri, che ha intervistato la jihadista Tooba Gondal. Tra gli altri eventi, il calendario di sabato propone “Sarura: the future is an unknown place” di Nicola Zambelli, sulla lotta portata avanti da un gruppo di giovani palestinesi attraverso l’uso delle telecamere e la ristrutturazione dell’antico villaggio di grotte che dà il nome al film: “Una storia di riscatto e resistenza attraverso il cinema”, la definisce Ferramola.

LE FOTO “COSÌ LONTANE, COSÌ VICINE” CHE RACCONTANO WEWORLD

Spazio anche alla fotografia con la mostra “Così lontane, così vicine. Le storie di WeWorld”, con le immagini (al DamsLab) di 12 fotografe e fotografi italiani: ad esempio quelle scattate in Moldavia e in Italia da Michele Lapini “per continuare a raccontare la situazione di chi fugge dalla guerra in Ucraina”, spiega l’autore. Si è concentrata sulle mobilitazioni a Hong Kong e su Julian Assange, invece, un’anteprima del festival che si è svolta venerdì a Vag61, a cura di Smk Factory e OpenDdb.

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