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Fede e violenza, “l’interpretazione dei testi sacri usata per sottomettere le donne”

La pastora: "Dio è sapienza, non solo padre. Conferenza promossa da Lirec"

Pubblicato:05-10-2020 17:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:00
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ROMA – Bisogna tornare alla religione pagana “quando non c’era un forte maschilismo, quando accanto a Zeus c’era Minerva” per non ritrovare quelle forme di discriminazione e disparità di genere che ancora troviamo nella nostra cultura, anche religiosa, soprattutto in Italia. È il presidente onorario del centro studi Lirec (Centro sulla liberta’ di religione, credo e coscienza) Pietro Nocita ad aprire, con questa provocazione culturale, i lavori della conferenza di oggi pomeriggio, online su piattaforma Zoom, dedicata a ‘La parità di genere tema irrisolto anche nel mondo delle fedi religiose e delle diverse spiritualità’. Donne rappresentanti di diverse fedi religiose e Chiese hanno portato la propria diretta esperienza, valorizzando il contributo del femminile nella spiritualità. Gabriela Lio, pastora e presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia, ha parlato di “ermeneutica femminile e femminista dei testi sacri”, di come nella preghiera delle donne evangeliche “sia sempre presente il corpo sessuato”, di “una salvezza che non è solo dell’anima, ma del creato” e di Dio “che non è solo signore padre, ma è sapienza, memoria, fonte di vita e abbraccio”. L’impostazione assunta dalla Chiesa evangelica è quella di “rifiutare un’autorità formale per l’interpretazione dei testi sacri, utilizzata per escludere le donne o sottometterle”. Un impegno che è anche etico-morale a tutto campo che vedrà la comunità “unica voce” anche prendere posizione sul recente caso scoppiato al cimitero Flaminio di Roma: “Ci schiereremo accanto alle associazioni”, ha anticipato la pastora.

Svamini Hamsananda Ghiri, monaca induista, ha detto di occupare “un posto prima femminile e poi di religiosa” e ha tenuto a sottolineare come “sia errato pensare che la tradizione non consenta l’emancipazione”, questo è “un insegnamento prezioso dell’Oriente”, ha spiegato. “Alcune preghiere secondo gli ortodossi non possono svolgersi senza la presenza di dieci uomini ebrei”, ha ricordato invece Franca Coen, del Coordinamento rete italiana donne di Israele e presidente della Federazione italiana di ebraismo progressivo, che ha passato in rassegna le limitazioni di diritto e inclusione che la riforma dell’ebraismo ha superato: “Le donne della riforma hanno accesso a qualsiasi pratica sinagogale e questo ha portato anche a un cambiamento nelle stesse liturgie”.

Ha preso la parola anche Susanna Giovannini della Chiesa pentecostale, sottolinenando come “il ruolo delle donne sia sempre coaudiuvante” e “mai preponderante”. L’islamologa Marisa Iannucci ha parlato della “questione femminile nella comunità islamica italiana. Sono 2 milioni e mezzo i musulmani nel nostro Paese, provenienti da paesi altri” ha specificato, sottolineando che spesso queste persone provengono “da culture patriarcali, non tanto perchè musulmani. Una distinzione importante da fare è infatti quella tra religione e cultura religiosa. Religione per Islam- ha ricordato- sono i testi”. 


Ha parlato dell’emergenza femminicidio in Italia, del tema culturale della parità di genere che va affiancato a quello delle leggi, del rapporto tra pratiche femministe e teologia, Mariangela Falà, presidente della Fondazione Maitreya, Mentre Paola Cavallari, presidente dell’Osservatorio interreligioso di Roma ha ricordato come “l’ immenso continente delle  violenze sulle donne non sia quindi riducibile ai fenomeni più macroscopici. Esso si espande in un continuum che avvolge tutti i settori della convivenza. L’ invisibilità di tali aspetti non è affatto elemento marginale.  Nell’occultamento del proprio dominio, sta un’arma potente del dominio stesso. Per cui già l’opera di decostruzione e smascheramento è opera costruttiva”. Si è parlato anche della legge sulla libertà di culto in Italia, che risale al 1929. 

Ha partecipato anche Elisabetta Nistri, Presidente della Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo. Raffaella Di Marzio, esperta e direttrice del centro Lirec, che ha moderato i diversi interventi, ha ricordato l’impegno del Centro nella denuncia delle persecuzioni subite dalle donne in ambito di fede: “Le confessioni e i matrimoni forzati” ad esempio, come da recenti testimonianze raccolte da Lirec, e ha ricordato che la conferenza ha preso le mosse dal dossier ‘Donne di fede contro la violenza’ realizzato dall’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, partner di questo pomeriggio di studio e confronto. Hanno partecipato anche il senatore Roberto Zampi; il deputato Stefano Ceccanti, mentre la senatrice Valeria Fedeli ha concluso il pomeriggio di confronto, sottolineando “quanto poco si conoscano gli aspetti di genere nelle religioni e come sarebbe importante che fossero introdotti nei percorsi di formazione dei nostri giovani”.

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