NEWS:

I data center inquinano, da Aruba ‘fabbriche’ a impatto zero

"E’ un principio fondante della nostra strategia digitale: oggi i dati center, le fabbriche del futuro, se riescono ad essere costruiti con questa logica, sono ad impatto zero"

Pubblicato:05-10-2019 16:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

CAPRI – “Chi, come Aruba, ha un provider di data center deve rispettare un principio etico perché non impatti assolutamente sull’ambiente”. Lo spiega Stefano Sordi, direttore commerciale di Aruba, che a margine del EY Capri Digital Summit racconta alla Dire in che modo l’azienda è riuscita a creare le proprie “fabbriche del futuro” totalmente a impatto zero.

A Milano, Aruba ha costruito un global data center, il più grande d’Italia, vicino “a una centrale idroelettrica grazie alla quale produciamo gran parte dell’energia che ci occorre”. Un data center, infatti, utilizza tanta energia “sia in alimentazione che in refrigerazione – sottolinea Sordi – perché bisogna mantenere una temperatura costante di 21-22 gradi”.

Il centro Aruba usa “la produzione fotovoltaica: tutti i data center sono rivestiti da panelli e per raffreddare i data center usiamo la refrigerazione geotermica. Poi, tutta l’energia che non arriva da questa autoproduzione- aggiunge il direttore commerciale di Aruba- la compriamo dal sistema pubblico solo se proviene da fonti rinnovabili. E’ un principio fondante della nostra strategia digitale: oggi i dati center, le fabbriche del futuro, se riescono ad essere costruiti con questa logica, sono ad impatto zero. Aruba costruirà anche un iper cloud data center a Roma, dove nessuno investe in ambito digitale”.


E’ un tema importante, su cui si è interrogata anche Greenpace, secondo cui il cloud compiuting “è la quinta potenza del mondo in termini di inquinamento dopo Paesi come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e il Giappone. Il consumatore digitale- aggiunge Sordi- produce inquinamento”.

La cosiddetta ‘generazione Greta’ non è solo quella della lotta ai cambiamenti climatici “ma rappresenta anche la generazione dei digital first. Purtroppo oggi non solo gli anziani utilizzano in maniera superficiale i mezzi digitali. Siamo convinti che, se il digital divide esiste, comunicazione e user experience la abbatteranno”. In questo senso, riveste importanza anche la conoscenza di uno strumento come quello della posta elettronica certificata.

“Aruba- ricorda Sordi- è il principale gestore italiano con il 60% del mercato. Bisogna spiegare sempre di più che la Pec è semplice, costa poco ed è sicura”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it