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Ocse: l’Italia ha pochi laureati e sono preparati male

Tra il 2000 e il 2015 il numero degli iscritti all’università è sceso dell’8%. Nel 2016, però, è tornato a salire

Pubblicato:05-10-2017 11:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:45

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ROMA – L’Italia ha un numero relativamente esiguo di lavoratori con un titolo universitario ed anche il flusso di neo laureati che arrivano sul mercato del lavoro è relativamente basso. Solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media Ocse del 30%, per la stessa fascia d’età. Inoltre, anche a causa di trend demografici negativi, il numero assoluto di studenti iscritti all’università è sceso dell’8%, tra il 2000 e il 2015. E’ quanto emerge dal rapporto Ocse sull’Italia sulla strategia per le competenze presentato al Mef. Recentemente, comunque, c’è stato un aumento del 4,9% nelle iscrizioni nel 2016, rispetto all’anno precedente.

COMPETENZE SCARSE IN LETTURA E MATEMATICA

Gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenzecapacità di lettura e competenze matematiche – rispetto ai laureati in altri paesi (26° posto su 29 paesi Ocse, in ambedue i campi). Infine, deve essere migliorata la pertinenza degli studi universitari rispetto alla domanda di competenze sul mercato del lavoro: i tassi d’occupazione dei laureati sono bassi rispetto alla media Ocse e, allo stesso tempo, molte imprese non riescono a reclutare lavoratori con alte competenze per coprire i propri posti di lavoro. Questi risultati sollevano dubbi sulla qualità e sulla pertinenza delle competenze sviluppate all’università. Tra i diversi problemi, in Italia le qualifiche non riflettono con precisione le competenze dei lavoratori. Questo rende difficile, per un datore di lavoro con poche informazioni, allineare un dato livello di competenze con un impiego.

LE IMPRESE LAMENTANO LA SCARSA CONOSCENZA DELL’INGLESE

Gli stakeholder hanno espresso punti di vista diversi, talvolta contraddittori, sulle competenze dei laureati. Molti – specialmente tra i rappresentanti delle imprese – hanno indicato il bisogno di aumentare il numero di laureati con buone competenze professionali, riconoscendo che i laureati italiani spesso non possiedono alcune delle competenze richieste nel mercato del lavoro, come la conoscenza di una lingua straniera (in particolar modo l’inglese), la conoscenza del computer, e la comprensione dei requisiti base richiesti dal mercato del lavoro.


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