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TRIESTE – Nelle Alpi Giulie, tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, “sopravvivono faticosamente” solo tre ghiacciai. Quello del monte Canin, in Friuli Venezia Giulia, è passato da una superficie di 9,5 ettari negli anni 50 a 1,4 ettari (-85%), pari a poco più di un campo da calcio, e lo spessore medio del ghiaccio, dai 90 metri nei primi del ‘900 ora è di appena 11. Stessa sorte per il ghiacciaio del Triglav (la cima più alta della Slovenia), posto alla quota più elevata nelle Alpi Giulie (2.700 metri): è passato a 40 ettari del 1946 a circa a 0,2 ettari nel 2022 (-98%), oramai un insieme di placche sparse di neve e ghiaccio. “Resiste” invece il ghiacciaio del Montasio, con superficie di 7 ettari è l’unico ancora definibile “ghiacciaio”, grazie all’esposizione settentrionale che gli garantisce ombra, gli accumuli di valanghe e le elevate precipitazioni nell’inverno 2023-2024, pari a 8 metri di neve.
E’ la fotografia scattata dalla “Carovana dei ghiacciai 2024” di Legambiente, che ha promosso questa campagna nazionale in collaborazione con il Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra Italia) e in partnership scientifica con il Comitato Glaciologico italiano.
In questa tappa della Carovana -che segue quelle in Francia, Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia-, passando dal Parco nazionale del Triglav a quello Naturale delle Prealpi Giulie, Legambiente ricorda che in Italia meno della metà delle zone glaciali si trova in aree protette.
“La contrazione di questi ghiacciai, oramai classificabili come glacio-nevati, è una prova diretta del cambiamento climatico nelle Alpi Giulie– evidenzia Valter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università Milano Bicocca-. Si tratta di corpi glaciali piccoli e ad una quota estremamente bassa se rapportati al resto del sistema alpino, che risentono dell’innalzamento della quota delle piogge, ormai anche durante la stagione invernale”.
Proprio l’innalzamento della quota delle piogge e neve è, insieme alla maggiore alternanza e durata dei periodi secchi e concentrazione delle precipitazioni in eventi singoli di intensità maggiore sono una caratteristica riscontrabile non solo nelle Alpi Giulie, ma estendibile dall’intero arco alpino.
Per tutelare l’ambiente, contrastare la crisi climatica e promuovere lo sviluppo sostenibile dei territori e comunità, Legambiente lancia una ‘road map’ con 5 azioni per garantire una maggiore tutela della biodiversità in alta quota. Primo, avviare un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali, integrato con specifici piani di adattamento ai cambiamenti climatici per le singole specie e habitat; poi, definire una rete ecologica adattativa, che tenga conto dei futuri scenari climatici; porre attenzione agli impatti antropici che minacciano la biodiversità e le pratiche di copertura dei ghiacciai con teli geotessili.
Quarto punto, intensificare gli sforzi per creare nuove aree protette anche nelle zone glaciali con strumenti giuridicamente vincolanti, per almeno il 30% del territorio entro il 2030; infine, sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ di questi ecosistemi.
Dopo Friuli Venezia Giulia e Slovenia, la Carovana dei ghiacciai 2024 terminerà il suo viaggio in Veneto (5-9 settembre) sul ghiacciaio della Marmolada.
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