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Camilli (Unindustria): “Serve il price cap, le imprese hanno bisogno di certezze”

Il presidente degli industriali di Roma e del Lazio lancia l'allarme: "Si rischiano perdite e fermi produttivi, non conviene produrre anche in presenza di ordini"

Pubblicato:05-09-2022 18:06
Ultimo aggiornamento:05-09-2022 18:06
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“Il tetto al prezzo del gas è fondamentale, l’Europa sta cominciando a maturare la consapevolezza che sono necessari provvedimenti molto forti: servono interventi strutturali e segnali concreti”. Lo ha dichiarato il presidente di Unindustria, Angelo Camilli, intervenendo oggi in diretta al TgCom24, sul Caro Energia e Caro Prezzi.
“La situazione per le imprese è sempre più drammatica, segnaliamo questo problema ormai da molto tempo. Le Confindustrie Italiana, Francese e Tedesca, già da novembre dello scorso anno, avevano lanciato l’allarme a livello europeo. Il problema energetico e dei costi dell’energia in realtà è iniziato già prima dello scoppio della guerra. Il conflitto Russo Ucraino sta peggiorando la situazione attivando anche meccanismi speculativi estremamente gravi e pericolosi per le aziende e per i cittadini. Finalmente l’Europa sta cominciando a maturare la consapevolezza che sono necessari dei provvedimenti a livello europeo molto forti e nei prossimi giorni ci aspettiamo qualche segnale concreto. Il tetto al prezzo del gas è fondamentale, lo stiamo chiedendo da moltissimo tempo. Le bollette per le imprese e le famiglie stanno peggiorando sempre di più, il sistema economico per interi settori è al collasso”, puntualizza Camilli.

“SERVONO CREDITI DI IMPOSTA E AZZERAMENTO ONERI SISTEMA”

Il presidente di Unindustria sottolinea che “ci sono imprese e settori che stanno pagando dieci volte di più rispetto a due anni fa: un’impresa che aveva una bolletta da 100mila euro oggi se ne trova recapitata una da un milione di euro. Sono costi insostenibili per moltissimi settori, ci sono diverse imprese che si stanno fermando perché non è più conveniente produrre anche in presenza di ordini e di lavoro e questo crea un doppio danno: nell’immediato, perché i conti delle aziende registreranno delle perdite e dei fermi produttivi, ma anche perché queste imprese rischiano di perdere fette di mercato laddove gli ordini non verranno evasi a vantaggio di imprese di altri paesi dove il costo dell’energia è inferiore, con effetti negativi sul nostro PIL, sulla crescita del Paese e sull’occupazione. Corriamo il rischio in tantissimi settori, in primis quelli storicamente energivori, come molti manufatturieri, ma ci sono tantissimi altri settori dei servizi, a cominciare dal digitale, alle comunicazioni e all’alberghiero che si trovano in situazioni di sofferenza. Gli interventi sono assolutamente necessari, sia attraverso sostegni correnti, come i crediti di imposta che vanno rapidamente rinnovati, sia con l’azzeramento degli oneri di sistema”.


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