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A Venezia 78 ‘Ariaferma’, Servillo e Orlando per la prima volta insieme

Film sul sistema carcerario italiano, Di Costanzo: "Se non cambia, ci sarà sempre violenza"

Pubblicato:05-09-2021 15:31
Ultimo aggiornamento:05-09-2021 16:57

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VENEZIA – “Fin quando esiste questo sistema, il carcere così com’è, situazioni come quelle di Santa Maria Capua Vetere, ma anche quelle avvenute 10-15 anni fa nell’istituto sardo dismesso dove abbiamo girato, si ripeteranno. È quasi naturale che accada. Io credo che ciò non riguardi solo il ministero della Giustizia, riguardi noi tutti”. Con queste parole Leonardo Di Costanzo, rispondendo a una domanda dell’agenzia di Stampa Dire, ha presentato oggi al Lido il suo il film, fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, ‘Ariaferma’.

La pellicola, in uscita nelle sale il 14 ottobre, porta a riflettere sul sistema carcerario, sulle regole non scritte sulle quali si fonda. Lo fa conducendo lo spettatore in un istituto in mezzo ai monti, un luogo non meglio definito, dove detenuti e agenti sono in attesa di un trasferimento. In questo spazio sospeso dal punto di vista fisico e temporale cadranno alcune barriere che dividono controllori e controllati. Tra chi è incatenato alle sbarre e chi al proprio ruolo. Protagonisti due grandi interpreti del cinema italiano che recitano per la prima volta insieme e dalla cui collaborazione in questa pellicola, hanno dichiarato, è nata una bellissima amicizia: Toni Servillo e Silvio Orlando.

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“Per me è stato affascinante interpretare un personaggio di decorossisima bontà, di onestà, un funzionario dello Stato che crede in un gesto che può evitare che la catena di violenza che c’è fuori dal carcere si ripeta anche dentro”, ha dichiarato Servillo, che nel film interpreta una guardia carceraria, in conferenza stampa- Ha un conflitto molto forte tra l’esercizio della responsabilità e la compassione, la pietà”.

Dall’altro lato, tra i detenuti c’è Orlando: “È un film che affronta la realtà di petto, non la favolizza. Fa capire come tutto si riduce a una ritualità, che se interrotta crea un terremoto. Anche un rancio che non è all’altezza può creare una catastrofe”.

Tra chiaroscuri e una colonna sonora enfatizzante, il film rende palpabile la tensione. Senza mostrare la violenza, fa percepire che potrebbe esplodere da un momento all’altro. “La prima cosa che mi ha colpito quando ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura è stata la ricchezza delle riflessioni di chi ho incontrato nelle carceri, che mi ha molto stupito. Me lo aspettavo da chi è sorvegliato meno da chi sorveglia. Il sorvegliante non sa qual è il suo ruolo, il senso del tempo che passa li. Il detenuto sì. Il sorvegliante apre e chiude porte, il suo ruolo credo sia molto duro da sostenere e questo ha a che vedere con i casi di violenza che si registrano”.

Abbiamo il triste primato di avere le galere più affollate d’Europa. È necessario che se ne parli, che su questo argomento non ci siano intervalli di silenzio troppo lunghi- ha dichiarato Servillo durante un incontro con la stampa-. Detto questo la qualità del film non si appiattisce sulla cronaca, va oltre la denuncia politica e sociale. Questi detenuti e questo ispettore si sono costruiti un carcere e ci si sono messi dentro, senza riuscire più a distinguere il luogo in cui uno è colpevole e l’altro fa scontare la colpa”.

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