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Vaccini, presidi di Roma: “Sì all’autocertificazione, no alle classi differenziali”

Abbiamo raccolto la posizione dei dirigenti scolastici di tre istituti

Pubblicato:05-09-2018 08:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:31

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ROMA – Nelle scuole del Lazio sono l’87,03% i bambini di 5-6 anni in regola con le vaccinazioni ed e’ del 96,08% la percentuale di copertura a 48 mesi, secondo quanto registrato dall’osservatorio dell’Anp Lazio ‘Osservare oltre’ sugli ultimi dati disponibili elaborati dalla Regione. E con l’avvicinarsi dell’inizio del nuovo anno ci sono ancora i certificati delle Asl, le autocertificazioni e le ipotetiche classi protette ad attendere i dirigenti. Questioni da affrontare pero’ con una certezza in piu’, arrivata direttamente dal Miur: sull’autocertificazione nessuna responsabilita’ per i dirigenti scolastici, saranno le famiglie a risponderne, assumendosi la responsabilita’ di questo atto. A garantirlo e’ stato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso di un incontro con i sindacati lo scorso 23 agosto. “Il chiarimento di Bussetti sulla responsabilita’ dell’autocertificazione ci ha sollevato, perche’ all’inizio si pensava che dovesse ricadere tutto su noi dirigenti- dichiara all’agenzia Dire Rosamaria Lauricella, ds dell’istituto comprensivo G.B. Valente di Roma- La posizione di inizio agosto dell’Anp era da condividere nella misura in cui mirava a chiarire cio’ che ognuno doveva fare”. Piena sintonia col ministro, quindi, perche’ “sulle autocertificazioni la responsabilita’ deve essere assunta da chi le fa, non possiamo risponderne noi dirigenti”. Una possibilita’ che e’ stata accolta dal plauso di alcuni presidi: “È rasserenante per i dirigenti scolastici, che si sono trovati a ricoprire un ruolo non proprio- spiega alla Dire Brunella Maiolini, ds dell’istituto comprensivo Claudio Abbado di Roma- Mandare via un bambino oltre ad essere odioso e’ una cosa inutile, perche’ i bambini dell’infanzia e delle primarie vivono gli stessi ambienti scolastici. Che senso ha mandare via un bambino non vaccinato dell’infanzia quando magari resta un bambino nella stessa situazione che pero’ frequenta la primaria? Il ruolo dato alla scuola in questo senso e’ stato improprio”.

Come improprio viene considerato un eventuale impegno di verifica puntuale delle autocertificazioni: “Noi dirigenti scolastici abbiamo, rispetto alla salute pubblica, compiti di vigilanza e controllo- chiarisce alla Dire Rossella Sonnino, ds dell’istituto comprensivo Regina Elena di Roma- Possiamo e dobbiamo sicuramente condurre delle indagini a campione, ma non possiamo verificare tutte le autocertificazioni. Non dovremmo essere noi a vigilare sull’inosservanza delle famiglie- sottolinea- l’autocertificazione e’ un atto di legge con cui il genitore certifica sotto la sua responsabilita’ che il proprio bambino e’ in regola con le vaccinazioni, se dichiara il falso e’ punibile non dal dirigente, ma dal sistema Stato. Certo, se ci fosse il fondato sospetto della falsita’ del documento presentato dalla famiglia il dirigente puo’ esercitare la sua azione di controllo e chiedere gli originali”. Si’ all’autocertificazione, dunque, ai certificati e all’esibizione dei documenti di prenotazione di appuntamento per i vaccini nelle Asl, per scongiurare l’allontanamento dei bambini e stabilire una forma di collaborazione con le famiglie. “La situazione nel mio istituto e’ tranquilla perche’ ho solo due autocertificazioni di appuntamenti presi e non ho di immunodepressi- racconta Lauricella- In ogni caso nessuno verra’ allontanato, se dovessi trovarmi davanti a genitori che non vogliono vaccinare i propri figli cerchero’ di fare un lavoro di formazione e informazione, magari coadiuvata da medici della Asl. Ho avuto situazioni in cui ho accompagnato una decina di famiglie scettiche sulla vaccinazione facendo capire che in un posto pubblico la tutela e’ reciproca: il vaccinato tutela l’immunodepresso che non si puo’ vaccinare. La mia utenza finora e’ stata disponibile a condividere questa posizione”.

 


“A chi sta in politica- continua Lauricella- dico di calarsi nella realta’ scolastica e di interfacciarsi con noi dirigenti prima di fare delle esternazioni che poi creano scombussolamento, panico e malumore, in una categoria gia’ vessata in un momento delicato. Abbiamo bisogno di serenita’ e chiarezza piu’ che di persone che rinfocolano i conflitti, paventando sanzioni disciplinari a noi che siamo esecutori di circolari. Bisognerebbe entrare nel merito, non sparare a zero”.
È la scuola della mediazione a prevalere tra le dirigenti della Capitale, a favore di un lavoro di persuasione e condivisione, formazione e informazione, adottato anche dalla dirigente Sonnino: “Nel nostro istituto la situazione e’ tranquilla- racconta- ci siamo mossi al momento delle iscrizioni sollecitando i genitori a presentare il certificato vaccinale o l’autocertificazione. Bisogna far capire ai genitori che agiamo per salvaguardare la salute dei bambini. Per questo, quando abbiamo avuto difficolta’- precisa- abbiamo parlato con le famiglie esercitando la nostra funzione informativa e formativa sui temi della salute pubblica. La scuola pubblica e’ una collettivita’ in cui i bambini si incontrano e si scambiano, una democrazia partecipata al massimo- ragiona la dirigente- Se si capisce il senso, si aiuta il dirigente a svolgere il suo lavoro”. Sulla possibilita’ di formare classi differenziali in base a non vaccinati e immunodepressi, invece, Sonnino e’ netta: “La formazione delle classi non si fa sulla base di chi e’ vaccinato”. Un’opinione condivisa anche da Lauricella, che conclude: “Non allontanero’ nessun bambino, ma tutelero’ gli immunodepressi, non con le classi differenziali. È una forma di differenziazione che non ammetto. Finora e’ stato vincente un lavoro di persuasione e condivisione. Continuero’ cosi'”.

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