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Bimba morta a Milano, operatrici della nascita a politici e istituzioni: “Dopo la rabbia servono i servizi”

Il Melograno: "Non imporre stereotipi di famiglia ma creare un sistema integrato di cura e assistenza per i primi 1.000 giorni di vita"

Pubblicato:05-08-2022 12:44
Ultimo aggiornamento:05-08-2022 12:44

alessia pifferi_diana_bimba morta milano
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“Una bambina di un anno e mezzo che muore di stenti da sola nel suo lettino è qualcosa di atroce. Si cerca di distogliere presto il pensiero perché intollerabile oppure si grida la propria rabbia contro l’artefice del delitto o contro chi non l’ha impedito. Come donne e come operatrici della nascita che da quarant’anni lavorano accanto alle mamme accogliendole e sostenendole nel percorso iniziale del loro diventare madri, vorremmo, senza additare colpevoli, unire il nostro grido di dolore a quello di chi ha indicato con grande chiarezza il punto nodale rispetto a quanto accaduto: è ancora lontana la realizzazione di una collettività che si prenda cura di ogni nuova nascita come ‘bene comune’, che sappia stare vicino alle madri e ai padri rispondendo ai diversi bisogni che esprimono, o a volte celano, sul piano non solo medico-sanitario, ma anche affettivo, relazionale, culturale, sociale”. Inizia così la lunga riflessione che le operatrici del Centro Informazione Maternità e Nascita ‘Il Melograno’ di Roma hanno pubblicato sul proprio sito internet per proporre alcune considerazioni dopo il decesso di Diana, la bimba di 18 mesi per la cui morte è indagata la mamma.

AZIONI CONCRETE DA METTERE IN CAMPO

Alle istituzioni e alla politica che di fronte a tali tragedie, si scuote e decide di agire, diciamo che concretamente occorre: una collettività che non giudica e che non impone stereotipi di maternità o modelli di genitore e di famiglia ‘normale’ o ‘adeguata’; un rapporto di rete tra i diversi luoghi del percorso nascita, tra ospedale e territorio, tra consultori e servizi sociali, che si traduca in un sistema integrato di cura e di assistenza personalizzata nei cosiddetti primi 1.000 giorni, in gravidanza, al momento del parto, nel puerperio e nei primi anni di vita del figlio/a; punti nascita che sappiano accogliere le diverse dimensioni del ‘venire al mondo’, le emozioni, le sofferenze, le fragilità di ciascuna donna che diventa madre, e che sappiano anche riconoscere i fattori di rischio e i segnali di disagio, ormai ben definiti nella letteratura scientifica”.

E ancora le operatrici del Melograno elencano “servizi domiciliari attivati strutturalmente per tutte le donne subito dopo il parto, che consentano di prendersi cura e supportare le difficoltà che tutte le donne incontrano nei primi giorni di avvio della relazione con il bambino/a, e soprattutto di stare accanto a chi non sa o non è in grado di chiedere aiuto; numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato l’efficacia di un servizio del genere nella prevenzione del maltrattamento infantile”.

AVERE UN BUON INIZIO DI VITA E’ UN DIRITTO

In tanti anni– continuano le operatrici del Melograno- abbiamo promosso e attuato specifici progetti per realizzare quanto sopra dichiarato, sia con interventi di home visiting, sia con interventi di ascolto e supporto in alcuni ospedali romani, nei reparti di ostetricia, di neonatologia e di terapia intensiva neonatale. Abbiamo sostenuto migliaia di donne, nei nostri quarant’anni di impegno al loro fianco, ascoltando molteplici storie di vita e dando voce a dolori e vissuti di sofferenza, emersi anche nelle situazioni apparentemente più tranquille o mai manifestati ad altri”.

Purtroppo “finora questi progetti hanno avuto tutti un inizio e una fine, limitati nel tempo- spiegano- nelle risorse, nei territori e nel numero delle donne e delle famiglie destinatarie. Manca ancora la possibilità di strutturarli in modo stabile e in tutti i territori. E’ un percorso ancora lungo, che comporta cambiamenti di ottica, di pensiero e di modalità concrete. Si teme anche di non avere sufficienti risorse economiche per attuarlo, senza considerare che è stato dimostrato da più di uno studio autorevole che investire risorse in questa direzione con servizi di sostegno alla genitorialità, comporta notevoli risparmi a lungo termine, poiché i primi anni di vita sono basilari e determinanti per l’intero sviluppo di ciascuna persona e i più sensibili per gli interventi di prevenzione”.
Per ogni bambino/a che nasce– concludono- avere un buon inizio di vita non è un optional né un lusso, è un diritto. Ed è un dovere irrinunciabile per una società consentirlo”.


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