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Allarme dai centri sportivi: “La pandemia ha decapitato le società, il 20% potrebbe scomparire”

Antonino Viti, presidente di Acsi, fa un appello: "Il nostro movimento non sia centrale soltanto in occasione delle Olimpiadi. L'attività di base è un trampolino di lancio per gli atleti"

Pubblicato:05-08-2021 17:40
Ultimo aggiornamento:06-08-2021 08:05
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di Piero Battaglia

ROMA – “La pandemia ha decapitato le società sportive. Stimiamo che entro il 2022 almeno il 20% di queste potrebbe scomparire. Il Covid, inoltre, ha contribuito ad amplificare il divario tra il Nord e il Sud del Paese in termini di impianti sportivi. Le palestre e i palazzetti dello sport diventano presidi in caso di calamità naturali e in occasione delle emergenze sanitarie si possono trasformare in hub vaccinali. Tuttavia questa centralità deve essere mantenuta anche quando l’intero movimento dello sport di base risulta essere allo stremo come lo è in questo momento storico. Il nostro movimento non sia centrale soltanto in occasione delle Olimpiadi. L’attività di base è un trampolino di lancio per gli atleti che poi praticheranno lo sport di vertice. Le nostre discipline non producono introiti televisivi ma non per questo dobbiamo essere trattati come se rappresentassimo uno sport minore”. Questo il grido di allarme di Antonino Viti, presidente Acsi, Associazione Centri sportivi italiani, intervistato dalla Dire. “La ripresa- commenta- è difficile ma realizzabile. Da giugno di quest’anno la partecipazione e il numero di atleti è aumentato. È necessario però che le istituzioni riequilibrino il Paese dal punto di vista sportivo. Il gap tra regioni è ancora troppo evidente. Lo sport deve essere parte integrante dell’agenda istituzionale anche quando l’attività di base ha bisogno di ricevere supporto”.

TOGLIAMO SEMPRE QUALCOSA ALLO SPORT DI BASE 

Viti rappresenta gli atleti e gli educatori che quotidianamente coordinano il movimento dello sport di base, ovvero l’attività sportiva che risulta poi essere in molte circostanze un trampolino di lancio per gli atleti che praticano discipline olimpiche. “Tutto lo sport di vertice- spiega il presidente Acsi – proviene da quello di base. C’è tuttavia ancora un divario incolmabile tra le due attività, un gap culturale ma anche istituzionale dato che il nostro movimento è poco considerato. Ci entusiasmiamo per le Olimpiadi ma trascuriamo che per arrivare lì è necessario avere effettuato un percorso di formazione serio, passaggio essenziale per poter praticare sport di vertice. Lo sport di base è in crisi anche per via della pandemia. Dobbiamo, inoltre, tenere presente che diversi centri sportivi vengono ancora oggi usati come poli vaccinali e probabilmente continueranno a svolgere ancora a lungo questa funzione. Togliamo sempre qualcosa allo sport di base senza mai accrescere l’interesse verso queste attività”.


SERVONO SOSTEGNI ALLE SOCIETÀ SPORTIVE E DEFISCALIZZAZIONE VERA

Che tipo di aiuti chiedete per consentire allo sport di base di ripartire? “I ristori- afferma alla Dire Viti- non bastano. Serve un cambio di cultura sportiva. Per fare ripartire le società dello sport di base servono sostegni, riconoscimenti economici veri, una defiscalizzazione seria e deve essere data la possibilità agli operatori del settore di avere allenatori ed educatori all’altezza senza produrre costi eccessivi. Non servono, dunque, contributi ma agevolazioni e incentivi per promuovere lo sport”.

SCUOLA SOTTOVALUTA IL RUOLO DELLO SPORT

Per il presidente dell’Acsi “la scuola italiana, specie in questo periodo, sta sottovalutando l’importanza dello sport. A livello istituzionale poi vengono siglate convenzioni tra il Ministero dell’Istruzione e il Coni ma all’atto pratico tutti questi interventi non vengono gestiti in modo adeguato dai presidi e dagli enti locali e lo sport finisce sempre per essere sottodimensionato. Bisogna, quindi, comunicare in maniera efficace il ruolo sociale dello sport sin a partire dalle scuole”.

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