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Tokyo 2020, Paltrinieri infinito: bronzo nella maratona di nuoto. Rizza argento nel kayak, Viviani bronzo

Il nuotatore azzurro, reduce dalla mononucleosi, chiude terzo nella maratona del nuoto di fondo e bissa l'argento negli 800. Manfredi Rizza è secondo nel K1 200 di canoa sprint, il ciclista portabandiera bronzo nell'omnium

Pubblicato:05-08-2021 10:01
Ultimo aggiornamento:05-08-2021 16:48

gregorio paltrinieri olimpiadi
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Dalla nostra inviata Erika Primavera

TOKYO – Gregorio Paltrinieri è medaglia di bronzo nella 10 km in acque libere ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. L’azzurro ha chiuso in 1h49″01, l’oro è andato al tedesco Florian Wellbrock (1h48’33″7), l’argento all’ungherese Kristof Rasovszky (1h48’59”). “Sono contento, era brutto pensare di essere qui e avere perso un’occasione. Quando Wellbrock è andato via io ero cotto: comunque bene, è il giusto riconoscimento dopo due mesi di inferno”. Il 26enne nato a Carpi, infatti, durante la fase decisiva della preparazione ai Giochi ha avuto la mononucleosi, che lo ha costretto a stare a riposo e a rivoluzionare il programma di avvicinamento a Tokyo. In questi Giochi Greg ha già vinto la medaglia d’argento negli 800. Un traguardo storico per l’Italia: mai nessun azzurro aveva vinto due medaglie tra vasca e acque libere.

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GREG: “VOLEVO TRE ORI, RESTA IL RIMPIANTO”

È una delle medaglie più sofferte, vale tanto e credo di meritare quel podio: me lo sono meritato in una condizione così difficile”, spiega l’azzurro, ammettendo che il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere senza la mononucleosi “ci sarà sempre. Non cambierà mai e io non ci posso fare niente ma sono contento di aver dato il massimo: resterà questo, io ho davvero combattuto in tutte e tre le gare“. E probabilmente Paltrinieri pensa soprattutto al quarto posto nei 1500, che non possono lasciarlo soddisfatto dopo l’oro a Rio 2016.

“Sì, c’è la soddisfazione per aver dimostrato che tre gare tra vasca e acque libere si potevano fare. Voglio assolutamente riprovarci in futuro, fosse per me lo farei già la settimana prossima. Tante cose non si possono controllare, io ho sempre detto che ero qui per tre ori… Purtroppo è cambiato lo stato di forma ma non sono cambiato io“, ha spiegato l’azzurro, molto provato all’arrivo. “Non mi ero neanche accorto che gli altri in gara mi avessero staccato all’inizio, quando li ho ripresi ho iniziato a fare fatica ed ero morto”.

LA CARICA DI GIMBO

Paltrinieri ha anche parlato del suo rapporto con Gianmarco Tamberi, che a Tokyo ha conquistato l’oro nel salto in alto: “È stato bellissimo vederlo vincere, devo dire che è la persona a cui voglio più bene tra quelli che sono qui: siamo stati due ore a parlare in camera sua l’altro giorno e vederlo così felice è stata una sensazione impagabile, sono contentissimo per lui e mi ha dato una carica incredibile”. Così Gregorio Paltrinieri dopo la medaglia nella 10 km ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, parlando del rapporto con Marco Tamberi, campione olimpico di salto in alto. “Io in piccola parte mi sono lamentato di come sono arrivato a questa Olimpiade ma devo prendere ispirazione da lui, che dopo Rio è rinato da niente, quando tutto sembrava finito”.

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IL TECNICO ANTONELLI: “LA PAROLA ‘MIRACOLO’ NON BASTA, IL SUO VALORE È INESTIMABILE”

“Greg ha parlato di stato di forma ma parliamo di stato di salute: due mesi fa ogni giorno valutavamo se era il caso di farlo allenare e farlo partire. Ringrazio tutti quelli che ci sono stati vicini, l’affetto che già c’era intorno a Greg è aumentato a dismisura e se lo merita. Non so se la parola miracolo basta, perché eravamo all’inferno“. Così Fabrizio Antonelli, tecnico di Gregorio Paltrinieri, dopo il bronzo nella 10 km di fondo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

“C’è stato qualcuno, tra i medici che lo hanno seguito, che ci ha detto che non si poteva fare e che non c’erano speranze di medaglie. All’inizio ascolti di tutto, c’era scetticismo. Credo sia stato anche un atteggiamento conservativo nei suoi confronti, ma non abbiamo mai accettato questo parere e siamo andati avanti”. Tempo fa lo stesso Antonelli aveva definito Greg una Ferrari. Oggi l’azzurro “è forse una Ferrari in difficoltà, che nonostante tutto riesce a tirare fuori il carattere e ottenere i risultati. Probabilmente aveva le ruote sgonfie o qualche problema al motore, ma ha dimostrato il suo valore inestimabile”.

La 10 km, sottolinea Antonelli, “è uno sport molto specifico ma ci sono adattamenti tecnici fondamentali, la fanno da padrone i cambi di ritmo, le scie: abbiamo ancora da lavorare ma Greg ha già fatto dei passi in avanti da gigante. Ora si merita di arrivare a una gara al 100% e vedere veramente cosa vale perché è questo che ci è rimasto di traverso – prosegue Antonelli – Avevamo un piano in testa e lo abbiamo dovuto accantonare perché arrivati al post Europeo di Budapest a maggio, dove eravamo anche al di sopra delle aspettative e Greg è stato pazzesco, eravamo proiettati non dico verso tre ori ma di sicuro lui avrebbe lottato diversamente, ma è stato ancora più un fenomeno ad affrontare quello che è capitato: una cosa molto più difficile che affrontare tre gare così diverse tra loro”.

Antonelli ha raccontato come è stata la marcia di avvicinamento: “Quello che abbiamo fatto è stato un lavoro di squadra, ed eccezionale a questo punto, per cercare di trascinarlo e tirarlo su durante i momenti bui, e ce ne sono stati. Lui pretende giustamente il massimo da se stesso ed è doveroso dargli il massimo e anche di più. Sta facendo un percorso per maturare e quello che abbiamo fatto e continueremo a fare è cercare l’evoluzione di Greg e tenerlo ai massimi livelli. Ed è questa la parte più complicata ma anche la più divertente”.

Archiviate già le gare di Tokyo, il pensiero va a Parigi 2024. “Sì, ci penso. Non lo farei la prossima settimana, come ha detto Greg, solo perché non sta ancora bene di salute, ma appena torna al 100% siamo pronti. Ha margine per stare altri tre anni a lottare e provare a riprendersi quello che ha lasciato qui“. Un argento e un bronzo in due ambienti diversi, piscina e mare, rappresentano un bilancio assolutamente insperabile fino a qualche settimana fa. “Io dico che le medaglie hanno un significato enorme. Dal mio punto di vista non posso dire che valgono più di un oro, ma tecnicamente per la gestione di questo periodo Greg è stato pazzesco. Abbiamo cercato di costruire un piano B, abbiamo pensato anche solo a fare la 10 km perché era la più lontana nel tempo e c’era più margine per recuperare”, conclude l’allenatore.

MANFREDI RIZZA ARGENTO NEL KAYAK

La seconda medaglia azzurra arrivata nella notte è quella di Manfredi Rizza, argento nel K1 200 di canoa sprint ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. L’azzurro ha chiuso in 35″080 alle spalle dell’ungherese Sandor Totka, medaglia d’oro. Bronzo al britannico Liam Heath. “Ho spinto al massimo e tenuto duro, ma c’è stato qualcuno più duro di me”, sorride il 30enne nato a Pavia, che porta a casa la medaglia numero 32 per l’Italia ai Giochi giapponesi. “Sono felice di quanto ottenuto, ho fatto una gara quasi perfetta, dando tutto quello che avevo – ha aggiunto l’azzurro – Resta un po’ di amaro in bocca per quei pochi centesimi, ma questo è lo sport e avere raggiunto un obiettivo così è una gratifica per tutti noi. Sono fiero di me e delle persone che hanno lavorato con me per questo. Ce l’abbiamo fatta”, ha concluso Rizza.

L’HASHTAG DA ‘BORIS’ PER CARICARSI

#daidaidai: è l’hashtag, tratto dalla serie tv Boris, che aveva lanciato Manfredi Rizza per caricarsi ed essere incoraggiato quando scende in acqua. A Tokyo 2020 ha sicuramente funzionato, portandogli una medaglia d’argento nel K1 200 canoa sprint. Nato il 26 aprile 1991 a Pavia, è stato il papà Gaetano, che faceva canottaggio, a metterlo su una canoa per la prima volta quando aveva 9 anni alla Canottieri Ticino Pavia. Atleta del gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare, allenato da Stefano Loddo, prima dell’Olimpiade di Tokyo aveva già raggiunto la qualificazione ai Giochi di Rio 2016 e nella sua gara, il K1 200 metri, si era classificato sesto.

Dopo un anno sabbatico in cui ha voluto concentrarsi sugli studi per laurearsi in Ingegneria meccanica, ai Campionati Mondiali 2019 è arrivato quinto. Nel tempo libero Rizza fa altri sport (basket, corsa, bicicletta e nuoto), coltiva i suoi hobby – dal videomaking alla grafica multimediale e alla fumettistica – e ama cucinare e mangiare bene, soprattutto la pasta fatta in casa.

VIVIANI BRONZO NELL’OMNIUM

Elia Viviani è medaglia di bronzo nell’omnium ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Oro al britannico Matthew Walls, argento al neozelandese Campbell Stewart. Il 32enne ciclista veneto, scelto come portabandiera dell’Italia per la cerimonia di apertura dei Giochi, a Rio 2016 aveva vinto l’oro nella specialità. Viviani lascia trasparire un po’ di rammarico alla fine della prova, pur dimostrandosi felice per la seconda medaglia olimpica conquistata: “Mi dispiace aver perso l’argento all’ultimo giro, avevo le energie al lumicino perché avevo dato tutto in quell’attacco precedente. È la seconda Olimpiade con una medaglia, l’oro a Rio nel 2016 e oggi il bronzo: se me lo avessero detto prima di partire avrei messo la firma”.

DAL NEGOZIO ALLA FIDANZATA, ELIA E UNA VITA DEDICATA ALLA BICI

Elia Viviani, medaglia di bronzo nell’Omnium ai Giochi di Tokyo 2020 e portabandiera dell’Italia insieme a Jessica Rossi (primo ciclista a ricoprire questo ruolo), è nato a Isola della Scala, in provincia di Verona, il 7 febbraio 1989 ed è cresciuto nel vicino paese di Vallese di Oppeano, dove abita con i genitori e tre fratelli e dove gestisce insieme alla famiglia un negozio di bici, Evolution Bike. Il ciclismo è ormai parte integrante della sua vita, dal momento che è fidanzato dal 2012 con la collega Elena Cecchini, conosciuta nei ritiri della Nazionale di ciclismo su pista. Appassionato di orologi, di cui ha una corposa collezione, tifa Verona e il suo campione preferito è Valentino Rossi.

Dopo aver praticato tennis, pattinaggio e calcio, a otto anni si avvicina al ciclismo grazie a un amico, per poi scegliere di praticarlo a livello agonistico sia su strada che su pista. Velocista di razza, con la vittoria nella quarta tappa del Tour de France 2019 ha aggiunto il suo nome alla ristretta lista di corridori capaci di vincere almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri mentre ad Alkmaar ha tagliato il traguardo dei Campionati Europei a braccia alzate, conquistando il suo primo oro su strada dopo i numerosi titoli in pista. In generale, in dieci anni di carriera professionistica, ha vinto 81 corse e tra queste cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta, una al Tour de France, un titolo italiano e uno europeo assieme a 15 podi su pista tra Europei e Mondiali. Cinque anni fa ai Giochi di Rio ha scritto nell’Omnium una nuova pagina del ciclismo su pista azzurro riportando in Italia una medaglia d’oro che mancava da Sydney 2000, quando Antonella Bellutti vinse nella corsa a punti.

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