NEWS:

Primo ministro indiano Modi depone la prima pietra del controverso tempio induista

L'edificio sacro verrà edificato nel luogo in cui sorgeva una moschea medievale rasa al suolo nel 1992 da estremisti di matrice induista

Pubblicato:05-08-2020 13:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:43
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha posato oggi la prima pietra di un tempio induista dedicato al Dio Rama nella citta’ di Ayodhya, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. L’edificio sacro verra’ edificato nel luogo in cui sorgeva una moschea medievale risalente all’eta’ dell’impero Moghul, rasa al suolo nel 1992 da estremisti di matrice induista che sostenevano che il tempio fosse stato a sua volta costruito sui resti di un antico santuario dedicato a Rama: l’aggressione al tempio musulmano diede il via a giorni di scontri tra seguaci delle due maggiori religioni dell’India, nei quali persero la vita oltre 2.000 persone. Il leader del Bharatiya Janata Party (Bjp) ha deposto oggi un simbolico mattone d’argento in quello che sara’ il punto centrale del tempio e ha preso parte al “bhoomi poojan”, un rituale induista di benedizione della terra dove viene costruito un edificio sacro. Modi ha detto che il sito e’ stato “liberato” e che ora “una grande casa verra’ costruita per Lord Rama”.

La decisione di costruire il tempio dedicato a una delle principali divinita’ del pantheon induista, e’ l’ultimo atto di una disputa che va avanti da oltre un secolo. Lo scorso anno la Corte Suprema di Delhi ha assegnato con un verdetto ritenuto controverso il terreno alla comunita’ induista. Una porzione di suolo in un’altra area della citta’ e’ stata invece riservata ai musulmani per la costruzione di una moschea. Sui social si alternano intanto le celebrazione e le polemiche. Se molti utenti definiscono la giornata come “storica” e foriera di “prosperita’” per tutto il Paese, non mancano gli hashtag di denuncia come “Babri Masjid – il nome della moschea demolita nel 1992 – awaits justice”, ossia “aspetta giustizia”. 


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it