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LEGGI | La lettera delle mamme a Conte: “Intervenga per le ingiustificate sottrazioni dei minori”

La scrive il Comitato Comitato madri unite contro la violenza istituzionale, creato a settembre 2019 dalle mamme gia' private dei figli o che vivono con la minaccia di perderli

Pubblicato:05-08-2020 09:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:43
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ROMA – Il Comitato madri unite contro la violenza istituzionale – creato a settembre 2019 dalle mamme già private dei figli o che vivono con la minaccia di perderli – scrive al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per denunciare quanto accade nei Tribunali italiani nei procedimenti di affido che portano a “ingiustificate sottrazioni dei minori dalle madri”.

Questo il testo completo della lettera con cui le mamme chiedono ascolto, anche per i propri figli, sottoscritto anche da MaternaMente, Collettivo Donne Incuranti, MovimentiAMOci Vicenza, Udi Napoli, Arcidonna Napoli, Sud Est Donne, Salute Donna, Associazione Ebano, Collettivo femminista Luna Rossa, Associazione Terra di Lei, Onda Femminista Radicale e Associazione Parla con me: “Egregio Presidente Conte, il Comitato Madri Unite contro la Violenza Istituzionale e le Associazioni firmatarie di questo documento esprimono il totale sconcerto per quanto sta avvenendo ormai sistematicamente nei Tribunali italiani. Nei procedimenti di affidamento dei figli sono all’ordine del giorno ingiustificate sottrazioni dei minori alle madri. Tutto questo accade contro la volontà di quei figli che le istituzioni devono proteggere e tutelare così come previsto dalla legge. La sottrazione dei bambini alle madri avviene infatti non a causa di reati commessi da queste in danno dei figli, ma semplicemente su delle perizie psicologiche, cariche di pregiudizio, redatte dai consulenti tecnici d’ufficio dei Tribunali (le cosiddette Ctu). Uno schema che si ripete con modalità standard. A seguito di denunce per violenza domestica, maltrattamenti e abusi subiti, e laddove i minori per questo rifiutano il padre o ne hanno paura, le madri vengono bollate come malevole, alienanti, vendicative, ostacolanti il rapporto con il padre, ed allontanate con violenza dai figli. Il principio di bigenitorialità, desunto dalla legge 54 del 2006, viene in tal modo utilizzato in modo subdolo, per ripristinare a forza un rapporto padre figlio, senza che venga tenuta in debito conto la violenza subita dal minore e dalla madre. Queste madri sono trattate nei Tribunali e presso i Servizi sociali a cui lo stesso Tribunale le indirizza, peggio dei delinquenti. Private insieme ai bambini di ogni diritto, compreso quello alla difesa, per il solo fatto di avere tentato di affrancarsi insieme ai figli da situazioni di violenza e abusi (fisici o psicologici).
Assistiamo quasi ogni giorno a scene raccapriccianti che hanno come protagonisti bambini prelevati con la forza pubblica (a scuola, a casa e perfino presso le strutture ospedaliere) dalla mamma, tra pianti e disperazione, con modalità non certamente degne di un paese civile ma delle peggiori dittature. Bambini condotti contro la loro volontà a vivere con il padre di cui hanno paura e rifiuto o perfino rinchiusi in case famiglia per essere ‘riprogrammati’ e ‘scollegati’ dall’affetto materno e dalla loro vita, per essere costretti ad un riavvicinamento forzato con il padre violento.
È datata 2 agosto 2020 la notizia che una mamma di Parma e il suo bambino di 6 anni sono stati strappati alla loro vita e ai loro affetti per essere rinchiusi in una casa famiglia fuori dalla loro regione (da Parma a Milano in particolare) affinché venga messo in atto un ‘riallineamento’ obbligato del bambino con la figura paterna dallo stesso rifiutata perché ne avrebbe subito abusi (l’uomo risulta per questo perfino rinviato a giudizio a seguito della denuncia sporta dalla madre del bambino).  Perché i figli vengono allontanati dalla donna che denuncia, dalla vittima di violenza e non dal violento? Perché a questa donna viene perfino impedito di lavorare visto che viene costretta ad una reclusione in casa famiglia? È lecito tutto questo? E se anche si assentasse per andare a lavorare (da Milano a Parma?), perderebbe il contatto con suo figlio? Parrebbe di sì, perché non potrebbe fare rientro nella casa famiglia e il bambino a quel punto resterebbe solo in un luogo a lui estraneo e senza la sua mamma. Questa mamma, l’ennesima, ha denunciato pubblicamente con un messaggio vocale il trattamento ‘da delinquente’ a cui è stata sottoposta, con la richiesta di consegna dei documenti e il sequestro del suo telefono cellulare da parte degli operatori della casa famiglia (pare le venga consegnato dagli educatori solo in orario stabilito come appunto in un regime carcerario) nonché perfino con un immediato cambio del pediatra di suo figlio che, da quanto si apprende, ha problemi di salute. Questo è solo l’ultimo caso di una lunga serie di sottrazioni di minori a madri c.d. protettive e incensurate a seguito di accuse da parte di giudici, Ctu, assistenti sociali di essere tali, ovvero protettive verso i figli, generando un corto circuito non solo logico ma soprattutto giudiziario che sta attaccando e logorando ogni diritto costituzionalmente garantito riportandoci indietro di anni rispetto alle conquiste ottenute dalle donne circa i loro diritti. Per quante madri hanno già subito la sottrazione indebita dei figli ne esiste un esercito silenzioso che è in attesa di giudizio che purtroppo sarà sempre il medesimo così come identica sarà la conseguenza, ovvero l’allontanamento dei bambini e l’impossibilità, una volta sottratti dalle istituzioni, di salvarli. La violenza istituzionale è oggi una nuova e feroce forma di violenza contro le donne e i bambini che viene tuttavia scarsamente riconosciuta. Le madri non hanno alcuna possibilità di difesa una volta che la perizia dello psicologo di turno le ha bollate come ‘madri simbiotiche’. In questo Paese c’è una madre, Ginevra Amerighi, che a causa di una perizia rivelatasi infondata e smontata successivamente da più di uno specialista, oltre che dagli esemplari comportamenti della madre stessa, che non vede ne sente la figlia da 10 anni. A questa madre è stata sottratta una bambina di soli 18 mesi sulla base di una possibile alienazione parentale decisa da una Ctu. A questa bambina, affidata ad un padre condannato in primo grado per lesioni sulla mamma, è stato negato il diritto di avere una madre, di vederla ed anche di sentirla al telefono. Un trattamento che dallo Stato non viene riservato nemmeno a delinquenti in regime carcerario del 41 bis. Amare e proteggere i propri figli dalla violenza, essere madri, è diventato un reato nel nostro Paese? Perché tale ferocia su donne e bambini?  Noi tutte, donne e madri di questo Paese, abbiamo paura e non ci sentiamo da tempo più tutelate dallo Stato ma aggredite dallo stesso nella maniera più subdola, vigliacca e violenta ovvero con la sottrazione dei nostri bambini e con accuse di essere inadeguate, pazze come se ci trovassimo dinanzi ad una nuova Inquisizione, ad una caccia alle streghe!
Chiediamo un Suo intervento Presidente, dopo avere già varie volte interpellato ad oggi purtroppo senza esito, i Ministri della Giustizia e della Salute denunciando questo fenomeno in rapidissima crescita in tutta Italia, affinché Lei possa, ci auguriamo, mettere in campo tutto quanto in Suo potere per porre fine a questa sistematica violenza su donne e minori e a questa costante e reiterata violazione dei loro diritti. Viceversa le donne si troveranno a breve nell’impossibilità di denunciare le violenze per non vedersi sottrarre i figli, eviteranno di rivolgersi ai centri antiviolenza poiché spesso dalla reclusione nelle case rifugio (che già di per sé genera un senso di frustrazione, smarrimento, paura e impotenza alla vittima di violenza e dei bambini) si passa al giudizio negativo sulla madre vittima di violenza, descritta come fragile e inadeguata a continuare a crescere i figli che dunque le saranno allontanati e quindi a subire per anni relazioni con uomini violenti. Le madri e i bambini italiani, Egregio Presidente, non sono cittadini di serie B e non vogliono essere celebrati a parole in due giornate dedicate all’anno, ma vogliono essere concretamente ascoltati e soprattutto tutelati e rispettati nei loro diritti di cittadini italiani.
Grazie”.


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