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Lavoro, i Riders di Bologna contro Di Maio: “Norma inutile e deludente”

In particolare nella norma non ci sarebbe "nessun passo in avanti sulla qualifica contrattuale e addirittura nessuna abolizione del cottimo"

Pubblicato:05-08-2019 15:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:36
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BOLOGNA – La norma a tutela dei riders contenuta nel prossimo decreto del Governo, annunciata dal vicepremier Luigi Di Maio, è un “provvedimento inutile e deludente”. La sonora bocciatura arriva dagli stessi ciclofattorini, riuniti sotto la sigla Riders Union Bologna, tra i primi a portare avanti la battaglia per i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali.

Già in passato, i riders hanno avuto modo di contestare Di Maio per le promesse non mantenute a favore dei ciclofattorini. E il nuovo decreto è di fatto un altro capitolo dello scontro.

“Oggi apprendiamo che M5s e Lega avrebbero trovato un accordo per approvare una norma sui riders- commenta la sigla sindacale autorganizzata- ma da quello che leggiamo il nuovo provvedimento è nettamente al ribasso rispetto alle promesse e alle stesse versioni precedenti che ci erano state presentate dal Governo”.


In particolare, sottolineano i riders, nella norma non ci sarebbe “nessun passo in avanti sulla qualifica contrattuale e addirittura nessuna abolizione del cottimo”. In altre parole, “si tratterebbe di una disposizione incapace di intervenire sull’attuale modello organizzativo delle aziende, centrato sul massimo della flessibilità e dell’elusione delle regole del lavoro”.

I riders parlano così di “Governo del ‘cambianiente'” e attaccano: “Davvero il Governo crede che questa telenovela possa concludersi con un deludente nulla di fatto? Davvero crede che si possa rispondere alla precarietà e alla mancanza di diritti con provvedimenti cosmetici e per nulla incisivi? Non è stata contattata nessuna realtà di riders in lotta per formulare questa proposta, in sfregio a lavoratori che hanno rischiato licenziamenti e sanzioni disciplinari per combattere questo regime di sfruttamento digitalizzato”.

Riders Union Bologna annuncia dunque che “la mobilitazione in ogni caso ripartirà” e, nell’attesa di vedere la versione definitiva del testo, “ci sentiamo di dichiarare con forza e determinazione che senza un pieno riconoscimento dei diritti che ci spettano non saremo soddisfatti”. Contro il Governo si pronuncia anche l’assessore al Lavoro del Comune di Bologna, Marco Lombardo, che l’anno scorso è riuscito a stilare una Carta dei diritti dei riders condivisa con due piattaforme digitali, Sgnam e Mymenu.

“Questo è quello che succede quando non si procede con un vero dialogo tra le parti- sottolinea Lombardo, su Twitter- ministro Di Maio, mi ascolti: apra un confronto con le parti, estenda la Carta di Bologna per decreto, vieti il cottimo e inserisca sanzioni per chi fa dumping sociale. Si può fare”.

Va all’attacco anche il deputato bolognese del Pd, Luca Rizzo Nervo. “Doveva essere nel decreto Dignità, ma poi no- polemizza su Facebook- doveva essere nel decreto sul reddito di cittadinanza, ma poi no. Ora è in un decreto ad hoc, ma: non c’è traccia di una paga minima oraria; un po’ di cottimo in fondo va bene nel 2019 e lo lasciamo; i contributi, questi sconosciuti. Il tutto dopo i tavoli attivati in pompa magna a inizio mandato, senza coinvolgere i riders nella definizione dei contenuti del decreto”.

Per Rizzo Nervo, insomma, è “una ennesima presa in giro per migliaia di lavoratori che rimangono lavoratori di serie C. C’era una strada più semplice: bastava adottare con un decreto la Carta di Bologna”, conclude il deputato dem.

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