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Economia, Istat: “Verso lieve miglioramento livelli produttivi”

Continua a calare la disoccupazione, ma resta il gap con i paesi dell'area euro

Pubblicato:05-08-2019 09:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:35
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ROMA – “L’indicatore anticipatore ha interrotto la tendenza alla flessione in atto dalla fine dello scorso anno, prospettando uno scenario di lieve miglioramento dei livelli produttivi’. Lo scrive l’Istat nella nota mensile sull’economia italiana.

PIL ITALIANO IN STAGNAZIONE

“Secondo la stima preliminare- si legge- nel secondo trimestre 2019, il Pil italiano ha registrato una variazione congiunturale nulla, a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria e di un contenuto incremento in quello dei servizi. A giugno, l’indice destagionalizzato della produzione industriale, dopo l’ampio incremento di maggio, si è ridotto marginalmente in termini congiunturali”.

CALA LA DISOCCUPAZIONE, MA GAP CON AREA EURO RESTA COSTANTE

“A seguito dell’evoluzione positiva nella prima parte dell’anno, a giugno l’occupazione ha mostrato una stabilizzazione e il tasso di disoccupazione è diminuito ulteriormente, pur non riducendo il gap con la media dell’area euro”.


INFLAZIONE CONTINUA A RALLENTARE

“Sotto la spinta dei ribassi dei beni energetici, a luglio, l’inflazione ha continuato a rallentare e si è ampliato il differenziale negativo con la dinamica dei prezzi al consumo nell’area dell’euro e nei principali partner europei.

CRESCE LA FIDUCIA DI CONSUMATORI E IMPRESE

“A luglio, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha registrato un marcato aumento, diffuso a tutte le componenti. Il recupero della fiducia ha coinvolto anche le imprese a eccezione di quelle manifatturiere”.

PROSPETTIVE PER SCAMBI INTERNAZIONALI NEGATIVE

“Le prospettive per gli scambi internazionali, penalizzate dal protrarsi delle tensioni commerciali e dal rallentamento dell’attività economica in Cina, rimangono negative’.

IMPRESE

Il Pil italiano in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, in base alla stima preliminare, ha registrato nel secondo trimestre una variazione congiunturale pari a zero a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria e dell’agricoltura e di un contenuto incremento in quello dei servizi. Sia la domanda nazionale (al lordo delle scorte) sia la componente estera netta hanno fornito un contributo nullo. A giugno, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,2% in termini congiunturali. Nella media del secondo trimestre, la produzione si è contratta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente (+1,0% in T1).
Il dato mensile ha mostrato un aumento congiunturale solo per l’energia (+2,4%) mentre si sono registrate flessioni per i beni di consumo (-0,7%), i beni intermedi (-0,6%) e, in misura più lieve, per i beni strumentali (-0,1%). Nonostante il deciso incremento congiunturale di maggio (+2,5%), gli ordinativi dell’industria nel trimestre marzo-maggio hanno segnato una crescita contenuta (+0,2% sul trimestre precedente) a causa del peggioramento della componente interna (-0,7%) che ha in parte compensato l’andamento positivo di quella estera (+1,5%). Tra marzo e maggio 2019, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è aumentato marginalmente rispetto al trimestre precedente (+0,1%), pur registrando a maggio il terzo calo congiunturale consecutivo. Tuttavia, la crescita tendenziale nei primi cinque mesi dell’anno è stata marcata (+4,4% per la produzione corretta per gli effetti di calendario). Nel quarto trimestre del 2018, i permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione, hanno segnato però una battuta d’arresto, suggerendo che il forte incremento nella prima parte del 2019 della produzione nelle costruzioni potrebbe non proseguire nei prossimi mesi. Nel dettaglio, tra ottobre e dicembre 2018, nel comparto residenziale, il numero di nuove abitazioni è diminuito in termini congiunturali del 5,1% e la superficie utile abitabile ha registrato la prima variazione negativa del 2018 (-6,7%). Anche la superficie in fabbricati non residenziali è risultata in calo (-11,9% la variazione congiunturale), per il terzo trimestre consecutivo. Sul fronte degli scambi con l’estero, a maggio, le esportazioni di beni in valore sono cresciute dell’1,3% e le importazioni dello 0,7% in termini congiunturali. L’incremento delle esportazioni ha interessato prevalentemente l’energia (+7,7%) e i beni di consumo, sia durevoli sia non durevoli (rispettivamente +2,4% e +3,2%), mentre la dinamica delle vendite di beni intermedi e strumentali è risultata rispettivamente debole e in calo marginale (+0,3 % e -0,2%). I flussi verso i mercati Ue hanno mostrato, nel complesso, un andamento più dinamico (+1,7%) rispetto a quelli diretti verso i mercati extra Ue (+0,8%). Questi ultimi, tuttavia, nel mese di giugno, hanno riportato un aumento marcato rispetto al mese precedente (+3,9%) che ha interessato in misura più rilevante i beni di consumo durevoli (+7,2%) e i beni strumentali (+5,7%). L’energia ha registrato invece una contrazione (-1,7%).

FAMIGLIE E MERCATO DEL LAVORO

A giugno, dopo l’evoluzione positiva nella prima parte dell’anno, l’occupazione ha mostrato una stabilizzazione. La stima degli occupati è risultata sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente con il tasso di occupazione al 59,2% (+0,1 punti percentuali rispetto a maggio): il valore più elevato dal 1977, anno di inizio delle serie storiche confrontabili. Nel dettaglio, rispetto a maggio, si è confermata per il quarto mese consecutivo la crescita dei dipendenti sia permanenti sia a termine (+52 mila nel complesso), mentre sono tornati a diminuire gli indipendenti (-58 mila).
Nello stesso mese, il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7% (dal 9,8% di maggio), segnando il valore più basso da gennaio 2012. Le persone in cerca di occupazione sono diminuite di 29 mila unità rispetto a maggio, con un calo, che ha riguardato sia gli uomini sia le donne, diffuso a tutte le fasce d’età, con l’eccezione di quella tra 25 e 34 anni. Il divario del tasso di disoccupazione con quello della media dell’area euro, tuttavia, non si è ridotto. Anche la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni ha mostrato un calo marginale (-0,1%, pari a -14 mila unità), come sintesi di un aumento tra gli uomini (+18 mila) e una diminuzione tra le donne (-33 mila). Nel complesso, a giugno il tasso di inattività è rimasto invariato per il quinto mese consecutivo (34,3%).

PREZZI

A luglio, è proseguito per il terzo mese consecutivo il tendenziale rallentamento dei prezzi al consumo. L’andamento delle componenti maggiormente volatili, e in particolare dei beni energetici, continua a guidare in via principale i movimenti dell’inflazione complessiva. In base alla stima preliminare, l’indice per l’intera collettività (NIC) ha registrato un incremento su base annua pari a +0,5% (0,6 punti percentuali in meno rispetto ad aprile). L’inflazione core non ha segnalato variazioni di rilievo rispetto alle tendenze degli ultimi mesi (+0,5% a luglio da +0,4% in maggio e giugno), annullando il divario negativo con la misura totale in essere da aprile 2018.
La decelerazione è risultata leggermente più sostenuta in base all’indice armonizzato (+0,4%) e per la nostra economia si è ampliato il divario negativo con l’inflazione media dell’area euro (+1,1%) e dei principali partner, con Francia e Germania che presentano crescite dei prezzi dell’1,3% e 1,1% annuo rispettivamente. Anche in termini di core inflation, l’Italia si colloca tra i paesi con i tassi più contenuti e inferiori alla media euro. La modesta dinamica inflativa riflette l’assenza di significative pressioni al rialzo e nei diversi stadi di formazioni dei prezzi qualche spinta si ravvisa solo nella fase della produzione. Le sollecitazioni delle determinanti interne si continuano a confermare modeste. La moderata dinamica delle retribuzioni contrattuali orarie è risultata in ulteriore decelerazione: in giugno la crescita annua complessiva è scesa al +0,7% (+1,6% a maggio e nel primo trimestre), scontando il forte rallentamento nella Pubblica amministrazione. Nella media del secondo trimestre 2019, l’aumento tendenziale per il settore privato è risultato in linea con quello dei prezzi al consumo (+0,8%). Nella fase della produzione, a giugno l’inflazione per i beni industriali destinati al mercato interno ha rallentato al +1,1% (+1,9% a maggio), principalmente come effetto della discesa dei prezzi dei prodotti energetici. I beni non alimentari destinati al consumo hanno registrato una variazione annua più sostenuta (+1,3%), confermando i ritmi prevalenti da inizio 2019. Le spinte dall’estero sono risultate complessivamente ancora in attenuazione (+1,0% il tasso tendenziale a maggio dal +1,2% di aprile), grazie al rallentamento della dinamica dei prezzi all’importazione dei beni intermedi e energetici. Per i beni di consumo non alimentari importati si è leggermente indebolita la fase deflativa (-0,2% la variazione annua a maggio, -0,6% ad aprile) come conseguenza della ripresa segnata dai prezzi dei beni durevoli.
A luglio, le attese degli operatori per gli sviluppi dell’inflazione hanno fornito indicazioni relativamente differenti per i prossimi mesi. Per il settore manifatturiero, le imprese che producono beni destinati al consumo finale non hanno sostanzialmente modificato l’orientamento emerso in giugno di una modesta ripresa delle intenzioni di rialzo dei listini nel breve termine. In un’ottica temporale più lontana, i consumatori si sono spostati verso aspettative di stabilità dei prezzi (60,5%, da 52,3% di giugno) contestualmente a una significativa riduzione di coloro che si attendono incrementi dei prezzi più rapidi o costanti nei prossimi dodici mesi.

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