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Bologna. Più alcol che canne, ecco di cosa abusano i giovani

Primo approccio arriva sempre prima, tra i 12 e i 13 anni. Negli ultimi due anni crescita esponenziale dell'abuso di superalcolici e birre

Pubblicato:05-08-2015 14:29
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:29

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BOLOGNA – È l’alcol la sostanza più abusata dai giovani bolognesi: il primo approccio arriva sempre prima, tra i 12 e i 13 anni. “Negli ultimi due anni abbiamo registrato una crescita esponenziale dell’abuso di superalcolici e birre. Oltre che di energy drink, bevanda che viene assunta senza cognizione da buona parte dei ragazzi intercettati”. A raccontarlo è Maria Cristina Zambon è la responsabile dell’unità intermedia Salute e città sane dell’area benessere di comunità del Comune di Bologna. Cannabis, cocaina, ecstasy e anfetamine sono le sostanze più abusate dopo l’alcol soprattutto dai ragazzi tra i 18 e i 24 anni, ma spesso capita che si scenda anche a 16: “Nessuna differenza tra maschi e femmine o tra italiani e stranieri, Erasmus inclusi: questi dati sono trasversali”. L’unità intermedia gestita da Zambon ha cominciato a operare nel 2010: “In questi cinque anni abbiamo registrato un consumo sempre crescente di alcol, aggravato dal policonsumo, che invece non è una novità”. Due gli ambiti in cui il team di Zambon opera: scuola e locali notturni, per un bacino d’utenza che va dai 12 ai 30 anni. “Facciamo prevenzione sia nelle scuole secondarie di primo grado sia nelle secondarie di secondo grado. Abbiamo appena messo in piedi progetti per il prossimo biennio: è una novità ragionare così sul lungo periodo, ma è indispensabile. Serve a dare continuità, a guadagnarsi la fiducia dei ragazzi”. Ammontano a 56.000 euro i fondi investiti nei progetti per le scuole medie (per un totale di 840 ore), 75.000 quelli per le superiori (per un totale di 1.148 ore), risorse stanziate in gran parte dal Comune di Bologna.

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“I nostri educatori e psicologi entrano nelle classi e per ognuna seguono un progetto ad hoc: non tutti gli istituti sono uguali, a Bologna a seconda dei quartieri variano moltissimo, e non tutti i gruppi classe possono gestire il medesimo approccio. C’è chi nei confronti delle droghe è solo curioso, chi invece ne ha già fatto uso”. Alle medie gli educatori lavorano molto sul distacco dall’autorità genitoriale, sull’evoluzione del corpo; alle superiori fanno i conti con scelte di vita più avanzate: “Rischi, abuso, sicurezza per sé e per gli altri, sicurezza stradale: è di questo che si parla. E affrontiamo anche la dipendenza da internet e da social, che comincia a essere molto diffusa”. Nelle scuole sono previsti anche incontri con insegnanti, genitori (“I più faticosi da coinvolgere, purtroppo”, ammette Zambon) e, più in generale, gli adulti di riferimento nella comunità. “Da settembre, per la prima volta, i nostri percorsi nelle scuole saranno valutati dall’Università di Bologna”.


E’ poi attiva da settembre 2012 ‘Area15’, uno spazio nel cuore dell’area universitaria per la prevenzione, riduzione del rischio e riduzione del danno: “Lì ascoltiamo i ragazzi che hanno un consumo problematico di sostanze psicotrope ma non sono ancora dipendenti, e che magari rifiutano il SerT”. Per quello che riguarda le attività notturne, l’unità di Zambon conta su un fondo di 65.000 euro annui: “Andiamo nei locali a fare riduzione del rischio e del danno”. Ventiquattro uscite annuali, in pratica due al mese, anche se in luglio e agosto la squadra (quattro operatori) si sposta sui grandi eventi in riviera. Una zona dedicata per la distribuzione di materiale informativo e preservativi (su volontà del ragazzo anche etilometri e cartucce salivari), una coppia di operatori che durante tutta la serata si muove nel locale, e quando individua ragazzi a rischio li accompagna (su base volontaria) in un’area di decompressione, chill out, dove vengono distribuiti acqua, frutta e biscotti. “Tutti i nostri interventi sono organizzati con i gestori e le sigle sindacali: la collaborazione in questi casi è tutto. Se è buona, le serate hanno tutta un’altra faccia: è quello il segreto. Abbiamo rapporti consolidati che vanno avanti da 5 anni”. Soprattutto d’estate, “soprattutto dove si organizzano grandi eventi che richiamano migliaia di giovani, è necessario un grande sforzo da parte di tutti- e il riferimento è alla vicenda che ha visto protagonista il Cocoricò- purtroppo sono pochissimi i locali che chiamano un’ambulanza a stazionare fuori nel caso di serate particolarmente importanti. È proprio in quei casi che c’è più bisogno di avere un’equipe interna adeguata al numero dei partecipanti; un’idonea distribuzione di acqua; una valida collaborazione con la security. Gli interventi non si improvvisano: vanno strutturati in anticipo”. (Dires-Redattore sociale)

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