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Valente (Pd): “La Pas non può essere utilizzata nei processi, lo conferma il ministero della Salute”

"La cosiddetta Sindrome di Alienazione parentale (Pas) non 'corrisponde ad una sindrome, ne' ad un disturbo psichico individuale definito"

Pubblicato:05-06-2020 11:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:26
Autore:

valeria-valente
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ROMA – “La cosiddetta Sindrome di Alienazione parentale (Pas) non ‘corrisponde ad una sindrome, ne’ ad un disturbo psichico individuale definito, ma piuttosto a un disturbo della relazione tra piu’ soggetti’ e per questo l’Oms, la comunita’ scientifica internazionale e le Societa’ scientifiche di psichiatria italiane, ‘oltre a non riconoscere tale disturbo come patologia, non ritengono giustificati interventi terapeutici specifici’. E’ quanto spiega il ministero della Salute nella risposta ad una mia interrogazione, specificando di aver ‘puntualizzato gia’ nel 2012 la non attendibilita’ della Pas e il rischio dell’uso distorto di tale diagnosi nei casi di bambini contesi’. E’ una parola definitiva: la Pas non e’ una patologia e non puo’ essere utilizzata nei processi di separazione, specie nei casi di violenza domestica“. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio.

“Come sappiamo la Pas e’ ancora determinante in molti processi per separazione- prosegue Valente- utilizzata soprattutto contro le donne in caso di violenza. Ma non e’ una patologia, e quindi non puo’ essere usata. Per questo il ministero chiarisce che, qualora siano segnalate diagnosi di Pas da parte di medici o psicologi, informa i relativi Ordini professionali per gli accertamenti sulle violazioni delle norme deontologiche. E che ‘rientra nell’ambito delle competenze del ministero della Giustizia intraprendere le adeguate iniziative finalizzate a garantire che, nelle sedi processuali, non vengano riconosciute patologie prive delle necessarie evidenze scientifiche, tanto piu’ pericolose perche’ aventi ad oggetto decisioni in materia di minori’. Sara’ mia cura inviare questa risposta al ministero della Giustizia, chiedendo di predisporre gli strumenti necessari al rispetto di queste indicazioni”, conclude la presidente della Commissione femminicidio.


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