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Come nasce una mostra, la ‘Dire’ dietro le quinte a MAXXI di Roma

Intervista a Pippo Ciorra, senior curatore di MAXXI Architettura

Pubblicato:05-06-2018 10:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:13

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ROMA – Il curatore è un po’ come un regista. Per dar vita ad una mostra servono due/tre anni di lavoro e non basta una persona ma un team composto da tante e diverse professionalità. Parola di Pippo Ciorra, senior curatore di MAXXI Architettura, che all’agenzia Dire ha mostrato il dietro le quinte di una mostra.
Al MAXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo, gli uffici sono in via Guido Reni, di fronte agli spazi espositivi. Open space moderni dove le idee si traducono in realtà: “Siamo in una project room– spiega Pippo Ciorra- in un laboratorio dove la mostra si produce ma ancora prima c’è una fase di concezione, si ragiona, si pensa a un concetto che vuoi realizzare”. Ad esempio, la mostra dedicata a Bruno Zevi è stata realizzata “in occasione del centenario dalla nascita dell’architetto che era anche attivissimo nella vita politica, sociale e di comunicazione del Paese, un personaggio che si presta molto bene”. Per questo- spiega- “la mostra si muove su due binari: gli architetti che Zevi sosteneva e la vita di Zevi con tutta la sua attività di storico, critico, produttore televisivo, annunciatore radiofonico, autore di mostre”.

Per qualsiasi tipo di mostra, dunque, si fa in primo luogo un lavoro di ricerca dei materiali. “Capito l’approccio si fa l’elenco dei materiali raccolti e la sequenza sviluppata delle immagini e dei materiali che poi vorremmo vedere in mostra”, prosegue Ciorra mostrando il muro della project room ricoperto di fogli A4, raffiguranti opere e didascalie, appesi secondo un filo logico. Un passaggio “che serve moltissimo per avere un’idea visuale di quello che sarà la mostra e che è utile a chi poi si occupa dell’allestimento per pensare come tutto questo si possa ordinare nello spazio, seguendo le idee dei curatori”.


Per arrivare a questo “si cominciano a fare dei progetti di allestimento, si usano modelli del museo anche con opere in scala”. Modelli che assomigliano alle case delle bambole, arredate in tutti i dettagli. Un momento necessario per capire “i muri da costruire, i supporti, i tavoli, le teche”. Una vera e propria “pre-mostra virtuale”, come la definisce Pippo Ciorra. E se dalla prima idea ci vogliono circa due/tre anni per vedere la mostra finita e allestita, pronta per essere visitata, per diventare curatore serve prima di tutto avere “voglia di raccontare le cose al pubblico” perché- conclude Ciorra- “la mostra è un’esperienza di comunicazione“.

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