VIDEO | Verso il Conclave, il cardinale africano: “Non dimenticate le ‘periferie'”

L'arcivescovo di Bangui, Nzapalainga, dalla Repubblica Centrafricana traccia l'identikit del nuovo pontefice: "Serve un Pastore, non un teorico"

Pubblicato:05-05-2025 10:57
Ultimo aggiornamento:06-05-2025 10:27

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ROMA – Non c’è alternativa. Il dialogo è l’unica via possibile. Sulle strade di terra rossa nel cuore dell’Africa, a Roma e in tutte le “periferie” del mondo. “Abbiamo un cammino da percorrere insieme, perché siamo fratelli e non nemici” scandisce il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, allargando le braccia e mostrando il palmo delle mani. “La religione non dovrà più essere strumentalizzata per perseguire fini politici e per alimentare violenza; oggi la Chiesa universale riparte da qui, da papa Francesco, dalla sua enciclica Fratelli tutti e dal documento firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, con il Grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib“.

“NON IMPORTA DI QUALE CONTINENTE SIA, IL NUOVO PAPA DOVRÀ UNIRE TUTTI I CATTOLICI”

L’incontro del cardinale con l’agenzia Dire si tiene nella sede della Congregazione dello Spirito santo, in un giorno di primavera, con vista sulla basilica di San Pietro. È il tempo del lutto per la scomparsa di papa Francesco e però anche, nelle riunioni delle congregazioni generali dei porporati, della preparazione del conclave. Il via è fissato per mercoledì, alle 16.30, dopo la messa “Pro eligendo pontefice” del mattino, sotto gli affreschi michelangioleschi del Giudizio universale.
“Oggi la Chiesa piange il suo pastore Francesco e prega perché Dio prepari i cuori per accogliere il successore di Pietro” dice il cardinale Nzapalainga. “Il nuovo papa dovrà essere un servitore, con un cuore universale; non importano il suo continente di origine, la sua regione o la sua cultura di provenienza: arriverà nel nome del Vangelo e sarà chiamato a unire tutti i cattolici”.

“IL SUCCESSORE DI FRANCESCO? SARÀ MOSSO DALL’AMORE PER MALATI, VULNERABILI MIGRANTI

Secondo l’arcivescovo di Bangui, nato nella Repubblica Centrafricana 58 anni fa, parroco di Notre-Dame d’Afrique prima di diventare presidente della Conferenza episcopale ed essere poi creato cardinale da Francesco nel 2016, il nuovo papa dovrà essere animato anzitutto dall’amore per tutte le persone. “Anche per coloro che sono lontani, nelle ‘periferie’, gli abbandonati, i malati, i vulnerabili e i migranti, che hanno un posto nel cuore di Dio” sottolinea il porporato. “Il nuovo papa sarà chiamato a tradurre il cuore di Dio in uno spirito di solidarietà: sarà vicino a queste donne e a questi uomini e manifesterà loro la presenza di Cristo; andrà da loro, li toccherà, parlerà loro, li consolerà, li conforterà e li rincuorerà mostrando il cammino verso Dio; e li difenderà”.

DAL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA ALL’INCONTRO TRA CRISTIANI E MUSULMANI

Quello della Dire con il cardinale Nzapalainga è un nuovo incontro. La prima volta era stata nella sede dell’arcidiocesi di Bangui, non lontano dalla cattedrale Notre-Dame d’Afrique dove il 29 novembre 2015 papa Francesco avere aperto il Giubileo della misericordia proclamando la città “capitale spirituale del mondo”. Erano giorni di speranza e però anche di timori, per i contraccolpi di un conflitto armato che, innescato da contrapposizioni politiche ed economiche, in una terra di povertà, uranio e diamanti, aveva finito per contrapporre milizie con basi nel nord perlopiù musulmani del Paese ad altri combattenti, radicati invece nel sud e in aree a maggioranza cristiana.
In quella prima intervista il cardinale Nzapalainga aveva raccontato di un viaggio alla guida di un 4×4, su piste sterrate che i vescovi cattolici non percorrevano da dieci anni. Una missione, quella, compiuta per incontrare le comunità cristiane e i rappresentanti islamici del nord. Ma anche, aveva spiegato il porporato, “per condividere i contenuti di un accordo di pace firmato di recente e compiere un’opera di sensibilizzazione con i capi dei gruppi ribelli”.

IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO: COSTRUIRE PONTI TRA RELIGIONI

Oggi, alla vigilia del conclave, si torna sul messaggio di Francesco. “Ci ha detto”, sottolinea il cardinale Nzapalainga, “che dobbiamo abbracciare tutte le ricchezze delle religioni e camminare insieme verso l’unico Dio attraverso il dialogo”. Parole che stanno scritte nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, noto anche come Dichiarazione di Abu Dhabi. “Non c’è alternativa” si afferma nel testo. “O costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro”. E ancora: “Le religioni, in particolare, non possono rinunciare al compito urgente di costruire ponti fra i popoli e le culture”.
Un messaggio, questo, che vale in tutto il mondo. E che però in tanti Paesi della regione subsahariana acquisisce un rilievo particolare. A cominciare dalla Repubblica Centrafricana, dove cristianesimo e islam contribuiscono entrambe all’identità e alla ricchezza nazionale. “Il percorso della pace è fatto sempre di alti e bassi” evidenzia il cardinale Nzapalainga, rilanciando la necessità di un impegno comune. È stato, questo impegno, il suo tratto distintivo: al fianco dell’imam Oumar Kobine Layama o del presidente degli evangelici, il pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou, insieme con lui animatori della Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica. “La pace si costruisce in modo artigianale, ogni giorno, con proposte e tentativi quotidiani” sottolinea il cardinale Nzapalainga. “È però un cammino lungo, difficile, con la passione prima della resurrezione”. Anche per questo la scelta del conclave sarà decisiva, secondo il porporato: “Abbiamo bisogno di un papa che sappia assumersi rischi con coraggio, che non si occupi solo di teoria ma che sappia guidare, come un vero pastore“.

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