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Ucraina, da Roma l’appello dei giuristi: “Subito una conferenza di pace”

Gli esperti: "Contro l'imbarbarimento delle relazioni internazionali serve una conferenza in sede Onu a cui invitare i belligeranti"

Pubblicato:05-05-2022 17:53
Ultimo aggiornamento:05-05-2022 18:49

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ROMA – La guerra russo-ucraina va fermata, e per farlo non si può solo “sperare nell’annientamento della Russia e nella vittoria dell’Ucraina”. La ricetta di un gruppo di giuristi è una sola: “Contro l’imbarbarimento delle relazioni internazionali basate su discorsi di vendetta e punizione” serve “una conferenza internazionale in sede Onu a cui invitare i belligeranti“, in cui si arrivi a un cessate il fuoco e si negozi una pace duratura, lasciando alla Corte penale dell’Aja – organismo peraltro non riconosciuto né dalla Federazione Russa ma neanche dagli Stati Uniti – il lavoro di giudicare i crimini di guerra e contro l’umanità. Insomma, rimettere al centro le leggi, il diritto internazionale partendo, perché no, proprio dalla Costituzione italiana.

UNA CONFERENZA SUL MODELLO DI HELSINKI 1975

L’iniziativa, promossa dal Centro per la Riforma dello Stato, la Fondazione Basso e la rivista Alternative per il Socialismo, in collegamento con Francia, Germania e Spagna, lancia dunque un appello all’Unione europea affinché convochi una Conferenza sul modello di quella di Helsinki del 1975, che in piena Guerra fredda portò a risultati distensivi, e che di recente è stata invocata anche dal presidente Sergio Mattarella davanti all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Un obiettivo di cui deve farsi “portavoce il Parlamento”, ma che “purtroppo risulta oggi messo da parte dalla linea politica del governo Draghi“. Una linea che il giurista Franco Ippolito, presidente della Fondazione Basso, boccia come ” totalmente inadeguata”. E continua: “Non c’è dubbio che il 24 febbraio la Russia, aggredendo l’Ucraina, abbia violato il diritto internazionale”, tuttavia “bisogna ricordare i clamorosi fallimenti della diplomazia occidentale, e soprattutto europea, nel costruire relazioni strategiche con l’Unione sovietica prima e la Russia poi“.


DE FIORES: “USARE BUSSOLA DELLA COSTITUZIONE

Il docente di diritto costituzionale Claudio De Fiores sostiene che “se stiamo precipitando in un conflitto dalle conseguenze imprevedibili è perché pensiamo che si possa fare a meno del diritto“. La soluzione per l’esperto “è invertire la rotta usando la bussola della nostra Costituzione, che all’articolo 11 ci dice in modo sintetico e inequivocabile che l’Italia ripudia la guerra“. Un articolo che le permetterebbe di “assumere un ruolo a livello internazionale, per costruire la pace”, e di cui invece, avverte l’esperto, “non ha parlato né il presidente Draghi, né il Parlamento quando ha votato pressoché all’unanimità l’invio di armi a Kiev, e non se ne trova traccia nei decreti di deroga sempre relativi agli armamenti”.

Eppure, continua Fiores, “l’attuale corsa ad armare l’Ucraina, sostenuta da Biden che invoca periodicamente nuovi invii”, così come “l’atteggiamento ostile dei governi verso il ministro degli Esteri russo Lavrov” non solo non servono, ma “hanno ricadute negative sul nostro Paese, dove il dibattito politico interno si è irrigidito così come quello dei media”. Grave, infine, “che nessuna iniziativa di dialogo sia partita dall’Occidente, a parte le missioni singole o di gruppo a Kiev”. Un’iniziativa che invece “è arrivata alla fine dalla Santa Sede“.

AZZARITI: “GRAVE AFFIDARE COLLOQUI DI PACE A ERDOGAN”

Per il costituzionalista Gaetano Azzariti, è grave anche che “i colloqui di pace tra Mosca e Kiev siano stati affidati all’autocrate della Turchia, ossia il presidente Erdogan”, e che nulla sia stato ancora fatto per favorire un incontro “tra Biden e Putin”. Sulla questione del dibattito politico in Italia sull’invio delle armi all’Ucraina, Azzariti si dice certo che “il Parlamento non è stato adeguatamente informato da questo Governo. La guerra però, ha esasperato molte tendenze tra cui il fatto che il Parlamento da tempo ha perso la sua centralità. La responsabilità non è solo del Governo ma anche dei parlamentari, che troppo spesso davanti a certe leggi chiudono gli occhi. Mi aspetterei – conclude Azzariti – che i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato audiscano il governo sulla linea politica adottata”.

BOCCIA: “NON DARE VOCE A TUTTI PARALIZZA IL DIBATTITO”

Maria Luisa Boccia, docente di filosofia politica e presidente del Centro per la Riforma dello Stato, solleva infine preoccupazione per “un fenomeno che troviamo in Italia e in nessun altro paese europeo: un certo clima ‘da liste di prescrizione’ per chiunque esprima posizioni diverse, con accuse di essere con Putin se non si abbraccia il pensiero mainstrem”. Boccia, dalla sede della Federazione della stampa italiana dove ha luogo l’incontro, richiama i giornalisti alla responsabilità: “Non dare voce a tutti paralizza il dibattito pubblico, senza il quale non potremo mai raggiungete l’obiettivo che oggi abbiamo proposto”.

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