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Colombia, Onu e Ue condannano le violenze della polizia: almeno 19 morti nelle manifestazioni

Secondo il governo colombiano almeno 19 persone sono rimaste uccise nelle proteste di piazza partite il 28 aprile contro la riforma fiscale poi ritirata. Ma per le ong i numeri sono più alti

Pubblicato:05-05-2021 17:47
Ultimo aggiornamento:05-05-2021 17:47
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ROMA – Le Nazioni unite, l’Unione europea e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) hanno condannato l'”uso eccessivo della violenza” da parte di polizia ed esercito della Colombia nella gestione della mobilitazione sociale che nel Paese va avanti da oltre una settimana. Stando ai dati della Defensoria del pueblo, un organismo del governo che si occupa di diritti umani, sono almeno 19 le persone rimaste uccise durante le proteste a partire dal 28 aprile. Stando alla ong locale Temblores, le vittime sono invece 31. Le violenze più gravi si sono verificate nella capitale Bogotà e nella città sud-occidentale di Cali.

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ONU: “DUQUE PROTEGGA I DIRITTI UMANI”

La portavoce dell’Alto commissariato dei diritti umani dell’Onu, Marta Hurtado, ha sottolineato che l’organismo è “profondamente allarmato per gli avvenimenti che si sono verificati a Cali” lunedì e che sta cercando di verificare il numero delle vittime. L’Onu ha esortato il governo del presidente Ivan Duque a “proteggere i diritti umani”. Sulla stessa linea l’Ue, che tramite le parole del portavoce del Servizio europeo degli Affari esteri, Peter Stano, ha “condannato gli atti di violenza contro il diritto legittimo a manifestare“. Stano ha espresso anche la “fiducia” dell’Ue nel fatto che le istituzioni colombiane “indaghino e incarcerino i responsabili”.

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DAL NO ALLA RIFORMA FISCALE ALLA RICHIESTA DI UNA SVOLTA SU SALUTE E LAVORO

Dello stesso avviso anche l’Osa, che tramite la sua Missione di monitoraggio del processo di pace in Colombia (Mapp) ha condannato l'”uso eccessivo della forza” da parte delle forze di sicurezza. Il messaggio è stato rilanciato anche dal presidente dell’organismo, Luis Almagro. Le proteste in Colombia sono nate per protestare contro un disegno di riforma fiscale che era in discussione al Congresso, che è stato revocato, e sono diventate ora una più ampia richiesta di cambiamento delle politiche del governo soprattutto per quanto riguarda la salute e il lavoro.

MANIFESTAZIONE ANCHE A ROMA

“Vogliamo che venga definitivamente messa da parte la riforma fiscale, ma anche che si faccia una riforma del sistema della salute. Siamo con i colombiani che nel nostro Paese non riescono a manifestare pacificamente, perché vengono uccisi”. A parlare con l’agenzia Dire è Joana, una delle decine di rappresentanti della comunità colombiana in Italia, che si è
riunita presso il Colosseo per esprimere la propria solidarietà con chi protesta in patria. Joana, maglietta della nazionale della Colombia e un cartellone con il capo di Stato rappresentato con fattezze animali, si appella alla comunità internazionale e anche all’Italia. “Vogliamo si sappia cosa sta succedendo nel nostro Paese” dice.

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