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Al via gli ITS POP DAYS, la prima fiera virtuale degli Istituti Tecnici Superiori

Le imprese cercano 20mila profili ma ne trovano solo 5mila

Pubblicato:05-05-2021 13:11
Ultimo aggiornamento:05-05-2021 13:12
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ITS POP DAYS
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ROMA – Ogni anno le imprese cercano 20mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano solo 5 mila. Sono ancora bassi, quindi, i numeri dei diplomati in queste vere e proprie Accademie del Made in Italy. Un segmento dell’istruzione professionalizzante terziaria in cui, grazie al contatto diretto con il mondo produttivo, i ragazzi maturano competenze nell’innovazione tecnologica multidisciplinare e digitale. Un investimento sul futuro che è necessario promuovere attraverso un percorso di informazione e orientamento dedicato ai giovani e alle loro famiglie. È questo il senso degli ITS POP DAYS, la prima fiera virtuale degli Istituti Tecnici Superiori, organizzata da Confindustria e Umana, in collaborazione con Indire. Un viaggio di tre giorni che, da oggi fino al 7 maggio, consentirà di vedere da vicino le peculiarità e le potenzialità di queste realtà formative.

Partecipano migliaia tra studenti e docenti, in particolare coloro che provengono dalle scuole superiori, che avranno la possibilità di navigare tra gli stand virtuali di 92 Fondazioni ITS iscritte tra le 109 presenti in Italia, e dialogare con loro in diretta tramite live chat, oltre ad assistere a incontri e webinar tematici sulla formazione, sul lavoro e sul futuro delle nuove generazioni.

Le linee guida del Recovery Fund indicano tra i primi driver proprio la formazione e l’occupazione giovanile e il PNRR ha destinato 1,5 mld in 5 anni agli ITS. Un’occasione da non perdere per promuovere la scelta degli Istituti Tecnici Superiori come leva per creare occupazione e rispondere al fabbisogno delle imprese. Secondo il monitoraggio Indire 2020, infatti, l’80,1% dei diplomati in queste eccellenze del territorio ha trovato lavoro a un anno dal diploma, con punte che hanno raggiunto il 100%, e il 92% ha trovato un impiego in un’area coerente con il proprio percorso formativo.


“Gli iscritti agli ITS sono ancora troppo pochi, in media 19mila l’anno, contro i 200mila dei percorsi professionalizzanti terziari francesi e gli 800mila tedeschi. L’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa ma senza orientare i ragazzi e le ragazze verso la “seconda gamba” dell’istruzione terziaria, che sono gli ITS quale alternativa all’università, non riusciremo a competere in un mondo sempre più interconnesso e tecnologico, perché i “super-tecnici” avranno sempre più un ruolo chiave”, ha detto Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il Capitale Umano di Confindustria. “Servono più giovani che scelgano gli ITS, e dobbiamo convincere loro ma anche rivolgerci a insegnanti e famiglie. Perché le opportunità sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensionato la domanda di super-tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmeccanico, l’ICT, l’alimentare, ma anche la moda, il legno-arredo, le costruzioni e il chimico-farmaceutico che cercano giovani tecnici ma non li trovano. Dobbiamo scongiurare il rischio che le risorse Ue destinate a questi istituti siano sprecate. Abbiamo 1,5 miliardi da investire sugli ITS, ora dobbiamo orientare i giovani verso la scelta di queste realtà formative e l’idea degli ITS POP DAYS è nata proprio con quest’obiettivo”.  

“È il momento degli ITS, uno strumento formativo professionalizzante capace di aprire direttamente le porte del mondo del lavoro. Formazione qualificata, occupabilità altissima, collegamento con le forze produttive del territorio: gli ITS – ha spiegato Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana – sono la risposta al mismatch di competenze fra i giovani in uscita dalla scuola e quel che cercano le imprese, ma sono anche una risposta concreta di qualità alle aspettative di futuro di ragazzi e famiglie. Umana ha sempre creduto in questo strumento e oggi è tempo di superare la fase di rodaggio che li caratterizza da troppi anni. È tempo di accelerare, di farli conoscere, di sviluppare l’Apprendistato, altro strumento che sembra studiato proprio per gli ITS. Oggi le aziende cercano profili tecnici, ma attenti alle soft skill, che oggi fanno la differenza. Le aziende cercano infatti persone a tutto tondo, dove le loro humanities, le discipline umanistiche, sono importanti. Ecco perché, in ITS POP DAYS, Umana ha deciso di donare oltre 7 mila libri del Premio Campiello 2020 a tutti gli ITS partecipanti che li distribuiranno ai loro iscritti. Nel nostro stand, inoltre, ospitiamo un ulteriore piccolo evento che ha avuto il pregio di essere inserito nell’ambito del Maggio dei Libri, un video-reading sul testo di “La Chiave a Stella” di Primo Levi, un libro straordinario sul valore e la dignità del lavoro”.

“Gli ITS sono balzati al centro dell’attenzione dopo che il Presidente del Consiglio ne ha parlato e dopo che sono stati previsti importanti finanziamenti nel PNRR. Si è capito che questo canale otteneva il miglior successo occupazionale rispetto a tanti altri percorsi formativi anche universitari”, ha affermato Giovanni Biondi, presidente di Indire. “Dalla loro nascita e senza particolari investimenti gli ITS hanno triplicato il numero degli studenti mantenendo sempre altissima la percentuale di occupati. Paradossalmente, adesso che si sono accese le luci della ribalta, il pericolo è che i fattori di successo, i caratteri originali di questo modello formativo vengano in qualche modo stravolti. In questo momento è necessario approfondire i fattori di successo che la banca dati e la ricerca di INDIRE hanno evidenziato e difenderne le specificità. Gli ITS sono un percorso formativo post secondario non universitario, legato al mondo delle imprese e fortemente ancorato all’obiettivo dello sviluppo di competenze. Proprio la loro flessibilità, il non avere un “programma ministeriale” da seguire, la centralità delle attività nei laboratori – ha concluso Biondi – sono tra i fattori che vanno sviluppati e difesi per garantire che gli ITS possano continuare a sostenere i processi di innovazione in atto nel settore manifatturiero e dei servizi. Solo così si manterrà l’attuale successo occupazionale perché le aziende troveranno nei diplomati dagli ITS le competenze necessarie a sostenere lo sviluppo tecnologico”.

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