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La storica Necci: “Napoleone maschilista? Storia ‘politically correct’ è deriva pericolosa”

"Prima si buttano giù le statue, poi si bruciano i libri e poi si fa peggio", dice la storica e scrittrice Alessandra Necci, intervistata dall'agenzia Dire per la commemorazione del 5 maggio, a 200 anni dalla morte di Bonaparte

Pubblicato:05-05-2021 09:36
Ultimo aggiornamento:05-05-2021 15:58
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ROMA – Napoleone un maschilista? No, “la sua fu vera gloria, senza alcun dubbio”. E’ così che la storica e scrittrice Alessandra Necci, intervistata dall’agenzia Dire per la commemorazione del 5 maggio, a 200 anni dalla morte di Bonaparte, ha non solo ricordato il profilo del personaggio, ma ha lanciato “un severo giudizio” sulla tendenza di ricostruire la storia in modo ‘politically correct’.

“Sono molto infastidita per non dire preoccupata- ha detto Necci- è una deriva pericolosissima. Oggi assistiamo al fatto che vengano buttate giù le statue, che Napoleone sia bollato come maschilista, Lincoln schiavista, lo stesso la Austen, che sia messa al bando la musica di Mozart… Prima si buttano giù le statue, poi si bruciano i libri e poi si fa peggio”.

“La storia di Napoleone- ha ricordato la storica, che nel 2020, per Marsilio editore, ha scritto ‘Al cuore dell’Impero: Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere’- è stata una parabola che non ha eguali. Nato in un’isola, la Corsica, il 15 agosto 1769 da una famiglia abbastanza povera, riesce in pochissimo tempo ad affermarsi nel mondo militare diventando a soli 23 anni Generale. Iniziano le sue vittorie- ha aggiunto la scrittrice- con la campagna d’Italia e prende il potere con il colpo di Stato di brumaio. Diventa Primo Console e in soli quattro anni fa la Francia moderna. Porta avanti le grandi riforme, tra cui il codice civile a cui il nostro è ispirato, incentiva tutti i settori, preserva le migliori conquiste della Rivoluzione francese, ma la monda dai suoi eccessi. Era un europeista ante litteram, pensava agli Stati Uniti d’Europa ed era profondamente italiano, tutta la famiglia Bonaparte era legata all’Italia. I fermenti risorgimentali devono molto a lui. Diventa poi anche preda di se stesso, quindi commette gli errori che lo porteranno a Waterloo e all’esilio a Sant’Elena dove muore il 5 maggio 1821″.


Proprio partendo da questo ritratto storico Necci ha ribadito: “I personaggi vanno contestualizzati nel loro tempo, nemmeno i santi troverebbero grazia ai nostri occhi. La storia non si può leggere secondo i parametri di oggi, che peraltro sono piu teorici che reali, e chissà poi a noi i posteri quale ardua sentenza daranno”.

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