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Coronavirus, i ristoratori di Milano: “Ribasseremo i prezzi, ma fateci riaprire”

Il vicepresidente di Epam-Confcommercio, l'associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi, Fabio Acampora, intervistato dalla 'Dire'

Pubblicato:05-05-2020 16:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:15
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https://www.youtube.com/watch?v=HQFk0CyI608&feature=youtu.be

MILANO – Nessun rincaro dei prezzi nei ristoranti milanesi, anzi “ci sara’ un qualcosa al ribasso e non al rialzo”. Ma soprattutto, c’e’ speranza di poter riaprire i battenti, perlomeno a Milano, prima del primo giugno.

“Ci sono dei miei colleghi che dicono ‘io non voglio aprire. Lo faro’ quando tutto sara’ a posto e quando il governo ci verra’ incontro’… Io personalmente dico la verita’: se aspetto il governo moriamo, quindi noi dobbiamo ripartire nel miglior modo possibile, essere positivi e iniziare”. E’ l’opinione del vicepresidente di Epam-Confcommercio, l’associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi, Fabio Acampora, intervistato dalla ‘Dire’ sulle prospettive in assoluto in uno dei settori piu’ colpiti dall’emergenza, cioe’ quello della ristorazione.


“La cosa importante e’ cercare di capire come la gente ritornera’ da noi, e con quale percezione di pericolo”, sottolinea. In poche parole, la clientela “deve sapere che da noi tutto sara’ fatto secondo le normative e secondo il buon senso”.

Anzi, non e’ escluso che da questa situazione possa nascere qualche buona pratica ‘perenne’. Magari, come evidenzia Acampora, “servira’ a rendere un pochino piu’ severe le normative interne che gia’ lo sono. Ad esempio mi viene da pensare che le mascherine a tutti i cuochi in cucina potrebbero essere lasciate per dare un segnale di accortezza“.

A proposito di mascherine e di accortezza, il vicepresidente Epam dice la sua anche riguardo al famigerato plexiglass, vero e proprio spauracchio per molti ristoratori dopo le foto apparse su qualche giornale. “Io il plexiglass lo lascerei esclusivamente nelle situazioni piu’ critiche che sono quelle dei locali piccoli- afferma-, non utilizzandolo sul tavolo come ho visto sui giornali, ma come separe’ tra un tavolo e l’altro, laddove non c’e’ possibilita’ di distanziamento per almeno due metri”.

Quindi, in questo modo “i locali con piu’ metri quadrati avranno piu’ possibilita’ di gestire la sala”, mentre “per chi invece non ha spazio dovremo cercare una soluzione in cui si crea il distanziamento forzato con un pannello di plexiglass tra i tavoli”, anche perche’ “e’ vero che il sindaco Sala ci ha detto che possiamo utilizzare gli spazi esterni“, pero’ “non tutti hanno la possibilita’ di utilizzarli perche’ non hanno marciapiedi sufficientemente larghi o perche’ hanno i posteggi auto davanti”.

A tal proposito, e’ montata la polemica per la segnaletica orizzontale posta dalla giunta in corso Venezia dove, tra pista ciclabile, via preferenziale per i pedoni, zone di carico e scarico distanti dalle entrate degli esercizi, i commercianti non hanno gradito il nuovo look: “Spero che sia provvisoria, me lo auguro, poi non si sa mai”, ammette Acampora, “perche’ oltretutto sono tutti percorsi pedonali neanche tutelati, quindi sono anche pericolosi. Hanno fatto un quadro artistico su quel vialone“.

C’e’ poi la questione mascherine, ma non solo: i cartelloni, la misurazione della temperatura, le sanificazioni, e tutto cio’ che sara’ necessario ai ristoratori per poter ripartire in sicurezza. Delle necessita’ che come racconta l’esponente Confcommercio hanno dei costi a carico dei gestori: “A questo dobbiamo far fronte noi, con un credito di imposta del 50%. Abbiamo valutato su un locale di 250 metri un costo di partenza intorno ai 5-6.000 euro, poi bisogna tener conto che ci sono locali grandi il doppio”.

Per il resto la speranza di bruciare le tappe e’ viva: “Noi abbiamo la data del primo giugno ma mi auguro che magari con questa volonta’ che abbiamo e con questo buonsenso dei milanesi si possa arrivare anche ad una riapertura anticipata– dice Acampora- infatti c’e’ tutto un movimento di ristoratori che vorrebbe aprire prima”.

E per i tempi nessuna difficolta’, appellandosi alla proverbiale laboriosita’ meneghina: “Ci rendiamo pronti in un giorno, non e’ un problema… Poi con questo fermo di piu’ di due mesi, potete immaginare”.

Un fermo di due mesi che ha aumentato secondo il vicepresidente Epam anche la voglia dei milanesi. “Ho visto ieri grandi code nei McDrive“, racconta, code “mai viste”, segnale del fatto che la gente “ha comunque voglia di uscire” e fare qualcosa di diverso “da cio’ che ha fatto negli ultimi due mesi”.

Due mesi che stanno diventando tre, e che rischiano di creare situazioni molto spiacevoli, senza un aiuto da parte del governo. In primo luogo sul personale: “Abbiamo fatto dei bei budget dove abbiamo previsto un caso peggiore che e’ fatturare il 30% di quello che facevamo prima“.

Questo “nella peggiore delle ipotesi- ammette- che e’ gia’ restare in piedi con le stampelle”, fino ad arrivare in un anno, sempre nel caso peggiore, al 70%. “Quindi secondo i nostri calcoli non recupereremmo il 100% neanche in 12 mesi, anche se io sono convinto che riusciremo a fare qualche cosa di piu'”.

E quel qualcosa in piu’ deve arrivare dallo Stato: “Dobbiamo riadeguare i costi ai ricavi, quindi sicuramente non riusciremo a ripartire con tutto lo staff che avevamo, percio’ sarebbe importante che il governo ci aiuti con il prolungamento della cassa integrazione“, e’ l’appello di Acampora, di modo che “riusciremo a tenere qualche mese in stand by le persone che non riusciamo ad inserire subito”, e “magari inserirle strada facendo”.

L’altra questione quella che concerne il recupero dei ricavi ‘bruciati’: “Il governo ha messo in campo dei mezzi che sono puri finanziamenti, quindi vuol dire che queste risorse le devi restituire”, mentre “se ci fosse qualcosa a fondo perduto ovviamente sarebbe interessante“.

In particolare, Epam chiede una mano a Roma sugli affitti. I gestori infatti, comprendendo maggio, hanno avuto tre mesi di chiusura di attivita’, e ad oggi, come ricorda Acampora, “c’e’ solo un recupero del 60% di credito di imposta sul mese di marzo”. Questo non e’ sufficiente perche’ ci sono anche aprile e maggio: “Non so se prorogheranno questa formula anche per gli altri due mesi”, tuttavia “la cosa importante e’ che ci aiutino perche’ coi proprietari di casa purtroppo c’e’ poco da discutere, e da soli non ce la facciamo: o interviene il governo in qualche modo- chiude Acampora- oppure diventa difficile”.

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