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VIDEO | Coronavirus, esercente di Palermo: “Impossibile vendere mascherine a 50 centesimi”

"Ho sostenuto un costo complessivo di 1,40 centesimi a pezzo", racconta, fattura alla mano, Barbara Bruno all'agenzia Dire

Pubblicato:05-05-2020 13:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:15

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PALERMO – Da un lato l’annuncio del premier, Giuseppe Conte, sul prezzo fisso di 50 centesimi per le mascherine protettive contro la diffusione del coronavirus, dall’altro le esigenze degli operatori economici che quelle mascherine le hanno acquistate a un prezzo più alto e che quindi non possono rivenderle al pubblico al costo predefinito dal governo. Accade così che chi aveva acquistato i dispositivi di protezione individuale dai propri fornitori prima dell’annuncio di Conte, come una farmacia per animali e prodotti veterinari di Palermo, adesso tema le reazioni dei clienti: “Non possiamo vendere quelle mascherine a 50 centesimi”, racconta alla Dire Barbara Bruno, che con Alma Lombardo gestisce un’attività che ha il suo core business nei prodotti per animali ma che nel corso dell’emergenza Covid aveva deciso di offrire un servizio aggiuntivo ai propri clienti acquistando 500 mascherine chirurgiche al prezzo di 1,15 euro più Iva e in confezioni da dieci: “Ho sostenuto un costo complessivo di 1,40 centesimi a pezzo, non posso vendere le mascherine a cinquanta centesimi”, spiega fattura alla mano. Un acquisto deciso il 20 aprile e che ora, alla luce dell’annuncio del premier, spinge la farmacia a non mettere in vendita i dispositivi di protezione individuale per evitare le lamentele dei clienti: “I dispositivi non possono essere venduti singolarmente e quindi una confezione da dieci dovrebbe avere un costo al pubblico non minore di venti euro ma a quel punto rischierei di essere presa per ladra o per una che vorrebbe speculare sull’emergenza. La gente, dopo avere ascoltato quelle parole in tv, pretende di acquistare le mascherine al prezzo pronunciato dal presidente del Consiglio“. Da qui la decisione: “Userò i dispositivi per i miei collaboratori, donandone una parte in beneficenza a chi ne ha bisogno. In tanti mi hanno chiesto: ho preferito dire che ne sono sprovvista piuttosto che rischiare uno scontro con il cliente“.

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