NEWS:

Pd, Rosati: “Ripartire da lavoro e partecipazione, nuova agenda per l’Italia”

"Costruire un partito di massa, progressista e di sinistra"

Pubblicato:05-05-2017 02:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:11

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

rosati

ROMA – La vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Pd è “chiara e netta“, ma il voto a favore del segretario “non è un voto contro un campo largo” di cui il Pd ha bisogno “per affrontare le sfide dell’Europa”. Antonio Rosati, esponente dem di lungo corso, fa la sua analisi delle primarie e chiede a Renzi “capacità di ascolto”.

Perché nonostante il risultato “minore di quello che ci aspettavamo”, l’area Orlando esiste e farà le sue proposte. Prima tra tutte, quella sul lavoro e sulla partecipazione degli elettori alle scelte del partito.


Il Partito democratico ha celebrato le sue primarie e gli elettori hanno dato mandato a Matteo Renzi di guidare il Pd. Qual è la sua lettura?

“Il risultato è chiaro e nettissimo e dà una fiducia a Renzi molto forte da parte della maggioranza dei nostri elettori e dei nostri iscritti. C’è un desiderio di avere un leader, un punto di riferimento nella grande confusione che regna nel nostro Paese sul piano della crisi democratica e di rappresentanza. Bisogna dare atto a Renzi che questo desiderio lo interpreta bene”.

D’altro canto, prosegue Rosati, “c’è stato un calo dei partecipanti al voto, ma un milione e ottocentomila persone di questi tempi è certamente una cosa di grande valore. Invito però a leggere bene i numeri, perché il calo medio del 30%, se può essere leggermente consolatorio rispetto al 2013, in alcuni quadranti e soprattutto nelle zone ‘rosse’ supera il 50%. Alle prossime elezioni questo può essere un risveglio piuttosto amaro. Ma ripeto, va anche registrata la presenza di una grande forza come il Pd, che rimane l’architrave del sistema democratico italiano. E questo deve riempirci di soddisfazione e orgoglio, senza boria. In ogni caso, Renzi oggi ha una grande responsabilità“.

LA SCONFITTA DI ORLANDO

Lei ha sostenuto la candidatura di Andrea Orlando, che però ha ottenuto un risultato un poco al ribasso rispetto alle vostre aspettative. Come mai?

“Il tempo è stato poco. Continuo a essere convinto che un congresso anche su programmi e su tesi, con più tempo, avrebbe fatto parlare di noi e avrebbe parlato dell’Italia, aiutando anche il clima elettorale per il nostro partito. Questa partecipazione alle primarie ci ha rimesso al centro dell’attenzione degli italiani, e se a questo coniugassimo una serie di proposte con un congresso lungo, saremmo ancora più forti”.

“Non c’è dubbio che dalla candidatura di Orlando mi aspettassi qualcosa di più, ma un’area del 20% oggi ha una sua importanza. La nostra proposta ruotava intorno alle questioni economico-sociali, alle disuguaglianze, e all’idea di un campo largo e di un centrosinistra moderno che non dimentichi chi non ha voce. Sono posizioni che adesso non dobbiamo smarrire, perché evidentemente per tanti elettori sono importanti. Io sono convinto che si sia votato per Renzi, ma non contro un campo largo. Non sono due cose in contraddizione. Adesso ci aspettiamo capacità di ascolto, e da parte nostra dobbiamo caratterizzarci per una straordinaria e innovativa capacità di proposte sulle grandi questioni che affliggono l’Italia”.

LE PROPOSTE DEL PD IN VISTA DELLE PRIMARIE POLITICHE

Quali sono le proposte su cui il Pd deve puntare in vista della sfida delle prossime Politiche?

“Prima di tutto la questione del lavoro e dell’assetto produttivo del Paese. Penso a una grande conferenza del Made in Italy e dell’industria, ipotizzando anche inedite proposte di partecipazione del mondo del lavoro, anche ai risultati aziendali. Abbiamo ancora un grande problema, anche come Pd, verso le nuove generazioni. E lo hanno dimostrato anche queste primarie, a cui i giovani hanno partecipato poco. Esiste un’agenzia nazionale delle politiche attive, ma quanti ragazzi e ragazze lo sanno? Poi, dopo il referendum la domanda che si pone è se questo Paese possa restare con un tale assetto. Infine, un aspetto su cui dobbiamo essere molto forti e propositivi: inverare lo statuto del Pd. Che vuol dire ricostruire il partito. Ora è il momento della lealtà ma Renzi ascolti la bontà delle nostre proposte, perché nonostante i numeri delle primarie continuo a pensare che il Pd sia un gigante con i piedi di argilla e non sono convinto che l’adesione a Renzi si tramuti sempre con un voto al Pd. Bisogna costruire in modo intelligente, che sappia affrontare le sfide europee. E continuo a pensare che istituire referendum su temi concreti possa dare linfa vitale per il nostro partito, uscendo dall’incubo Grillo, che a volte ha la capacità di dettarci l’agenda. Ecco, sarebbe ora che la dettassimo noi”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it