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Sri Lanka, a Colombo giovani in piazza: contestano i Rajapaksa

A raccontarlo all'agenzia Dire Bhavani Fonseka, avvocatessa per la difesa dei diritti umani e ricercatrice del Centre for Policy Alternatives (Cpa)

Pubblicato:05-04-2022 16:51
Ultimo aggiornamento:05-04-2022 17:14
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bandiera sri lanka
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ROMA – “Il partito di governo oggi ha perso la maggioranza in Parlamento dopo che alcuni deputati si sono sfilati dalla coalizione che guida il Paese. Nel frattempo le proteste continuano e tutta la società civile si è unita nel chiedere le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa ma anche un cambio politico più radicale. È un movimento senza precedenti”. Bhavani Fonseka, avvocatessa per la difesa dei diritti umani e ricercatrice del Centre for Policy Alternatives (Cpa) a Colombo, la ex capitale dello Sri Lanka, parla con l’agenzia Dire “appena prima di uscire per raggiungere una manifestazione organizzata da gruppi di avvocati”.

Secondo l’esperta, il clima politico nell’isola, che ha 22 milioni di abitanti ed è situata a largo delle coste meridionali dell’India, è segnato da sommovimenti e proteste che si succedono “molto velocemente”. Settimane di mobilitazione sono degenerate nelle ultime settimane, quando il governo ha imposto un blocco all’erogazione di energia elettrica a fronte della mancanza di carburante. Secondo alcuni analisti, il Paese affronta la crisi economica più grave degli ultimi anni, segnata da forte debito estero, mancanza di beni di prima necessità, elevati tassi di inflazione e conseguente aumento dei prezzi.
All’origine della situazione anche la svalutazione della moneta decisa dal governo lo scorso mese a fronte delle diminuzioni di riserve di valuta estera e anche nell’ottica di contrattare un nuovo programma di prestiti col Fondo monetario internazionale (Fmi).

In pochi giorni tutti i ministri del governo si sono dimessi, fatta eccezione per il premier Mahinda Rajapaksa, fratello del capo dello Stato ed ex presidente in carica durante la fase finale della guerra civile che ha attraversato il Paese per 25 anni, fino al 2009. “La perdita della maggioranza mette molto in discussione il premier, visto che la nostra Costituzione stabilisce che chi copre questo incarico deve godere del sostegno della maggioranza del parlamento”, sottolinea Fonseka in riferimento all’uscita di 41 deputati dello Sri Lanka Freedom Party (Slfp) dalla coalizione che guida il Paese. Sempre oggi, ad appena 24 ore dal giuramento, si è dimesso il nuovo ministro delle Finanze Ali Sabry.

“Probabilmente sapremo che fine farà questo governo già nei prossimi giorni”, conferma l’avvocata, che aggiunge: “In realtà le proteste non sono affatto nuove e continuano da settimane, in modo particolare a causa della crisi economica molto forte che colpisce il Paese. Le istanze della piazza sono state in larga parte ignorate”.


Nei giorni scorsi, le opposizioni hanno rifiutato la proposta del presidente di creare un governo di coalizione. “Si è creato un fronte unito”, premette Fonseka, che però approfondisce un altro aspetto: “Il movimento che sta conducendo la mobilitazioni è nato in modo spontaneo e in larga parte non appartiene a un partito politico preciso, oltre a essere composto soprattutto da giovani“, riferisce la ricercatrice. “Di fatto le richieste non riguardano solo il governo ma in più in generale il clima politico dell’isola: anche le opposizioni non si sono dimostrate in grado di gestire la situazione e soprattutto di cambiare le cose”.
Destinatario principale della mobilitazione resta il presidente Rajapaksa, già ministro della Difesa per dieci anni fra il 2005 e il 2015, più volte accusato di violazioni dei diritti umani nel contesto della guerra civile, terminata durante il suo mandato. Più in generale il malcontento è indirizzato a tutta la sua famiglia, fra le più potenti del Paese, accusata anche di corruzione.

“Rajapaksa è stato eletto nel 2019, si pensava potesse dare risposte a tutta una serie di questioni ma la verità è che il suo sistema è collassato completamente, e ora in tutta l’isola riecheggia il motto ‘Go Home Gota’”, conferma Fonseka citando lo slogan e l’hashtag che accompagna le proteste, in strada e sui social network. Lo scenario non è facile da comprendere. All’orizzonte si intravede un possibile “vuoto di potere”, secondo l’analista del Cpa, centro che dal 1996 lavora su governance e trasformazione delle logiche di conflitto che per anni hanno dominato il Paese. “Convitato di pietra”, almeno per ora, è proprio l’esercito.

“Ha un grande potere in Sri Lanka” evidenzia Fonseka. “La maggior parte del budget dello Stato è per la difesa e negli ultimi anni il suo coinvolgimento è tornato ad aumentare, soprattutto durante la pandemia di Covid-19. Per ora i generali hanno detto che rispetteranno la Costituzione, vedremo”.

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