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Sudan, Tigany (comunità rifugiati): “Anche a roma contro il regime”

ROMA - "Sono stati 30 anni di sofferenze e divisioni ed e' ora che questo governo se ne vada: chi

Pubblicato:05-04-2019 08:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:19
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ROMA – “Sono stati 30 anni di sofferenze e divisioni ed e’ ora che questo governo se ne vada: chi sbaglia deve pagare“. Cosi’ all’agenzia ‘Dire’ Ibrahim Tigany, segretario generale della Comunita’ dei rifugiati sudanesi in Italia, sulla manifestazione in programma sabato a Roma.

L’appuntamento, in piazza Montecitorio, a mezzogiorno, e’ parte di una mobilitazione che tocchera’ citta’ europee ed africane in coincidenza con l’anniversario delle proteste che il 6 aprile 1985 determinarono la caduta del regime del maresciallo Jafaar Nimeiri.

A essere contestato e’ ora un altro ufficiale dell’esercito, il presidente Omar Al-Bashir, salito al potere nel 1989 con un golpe e rimasto alla guida nonostante il mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di crimini di guerra e genocidio commessi nella regione del Darfur.


“Tutte le comunita’ sudanesi del mondo devono manifestare per spiegare cio’ che sta accadendo” sottolinea Tigany: “Sparano sui dimostranti, che scendono in strada solo per chiedere liberta’, uguaglianza e civilta’, e sono massacrati senza pieta’”. Dall’inizio delle proteste il 19 dicembre scorso, a Khartoum e in altre citta’ del Sudan, agenti della polizia anti-sommossa avrebbero ucciso decine di persone.

Centinaia invece gli arresti, favoriti dall’entrata in vigore a febbraio di uno stato di emergenza. Tigany ha lasciato il suo Paese nel 1996, dopo essere stato reclutato nell’esercito all’eta’ di 16 anni, aver servito sotto le armi nel conflitto contro i “fratelli” del Sud per oltre tre anni e aver infine scelto di disertare. Ad Al-Bashir e al suo governo oggi imputa la “divisione” del Sudan “in quattro o cinque parti”, come non si era visto nemmeno al tempo dei colonizzatori britannici.

Non ci sarebbe dunque solo il Sud, che si e’ separato da Khartoum nel 2011, ma anche il Darfur, ostaggio del conflitto cominciato nel 2003, e i Monti Nuba, terra di confine mai davvero in pace. “La verita’ e’ un’altra” sottolinea Tigany: “I sudanesi sono 40 milioni e vogliono vivere insieme, arabi, darfuriani e nubiani, cristiani e musulmani, gli uni accanto gli altri”.

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