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Ucraina, lo studente indiano a Sumy: “Ancora bombe, evacuateci subito”

Il ragazzo indiano usa il plurale perchè insieme con lui, riferisce, "ci sono 800 o 900 persone"

Pubblicato:05-03-2022 15:20
Ultimo aggiornamento:05-03-2022 15:20
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ROMA – “Siamo riusciti a trovare qualcosa da mangiare e bere solo adesso, dopo ore e ore. Sono sette od otto giorni che sentiamo i bombardamenti, siamo spaventati e molti di noi soffrono di attacchi di panico. Raggiungere il confine occidentale sembra essere fuori discussione. Hanno sparato a chi ci ha provato, mentre altri sono caduti vittime dei bombardamenti. A 50 chilometri da noi c’è la frontiera con la Russia: chiediamo al governo indiano di facilitare la nostra evacuazione e a Mosca e a Kiev di garantire la nostra sicurezza“. L’appello all’agenzia Dire è di Mohammad Mahtab Raza, 24 anni, studente indiano all’Università nazionale di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina. La città si trova nel pieno di uno dei fronti più caldi del conflitto cominciato la settimana scorsa con il lancio di una operazione militare da parte della Russia.

Mahtab, nativo dello Stato nord-orientale del Bihar, in Ucraina dal 2019, riferisce di “oltre una settimana passata a scappare dai bombardamenti, rifugiandoci in scantinati o bunker quando è necessario”, come due giorni fa “quando un aereo dell’aviazione russa ha colpito a pochi passi dal nostro ostello”. Il ragazzo indiano usa il plurale perchè insieme con lui, riferisce, “ci sono 800 o 900 persone. Indiane per la stragrande maggioranza ma anche nigeriane, egiziane, bangladesi, sudafricane o turche”.


Lo scenario a Sumy, capoluogo della regione omonima a 40 chilometri dalla regione russa di Kursk e 150 chilometri a nord da Kharkiv, seconda città del Paese pure colpita da giorni di intensi bombardamenti, è molto difficile, stando alle parole dello studente. “Non c’è modo di lasciare la città perché i binari della ferrovia sono distrutti, i taxi si rifiutano di andare in strada e i pullman non ci sono. Per ore ieri non abbiamo avuto né acqua né cibo né tantomeno energia elettrica. Ora sono fuori uso anche i bancomat e comunque le banche non hanno più soldi, quindi niente acquisti di medicine o beni di prima necessità”, continua Mathab.

A tutto questo si aggiunge “la paura di essere colpiti dai bombardamenti, che sentiamo ogni due o tre ore”. Lo studente dice pure di “persone che sono decedute a causa di bombardamenti o colpi di arma da fuoco nel loro tentativo di andare verso ovest”. A oggi il governo indiano ha confermato la morte di almeno un giovane connazionale a causa dei raid a Kharkiv, dove i cittadini indiani residenti prima dello scoppio della guerra, per lo più studenti, erano circa 20mila.

Mahtab ha anche condiviso tramite Twitter alcuni video-appelli girati con il cellulare. Primo piano, dietro di lui decine di studenti, il messaggio è chiaro, “evacuazione immediata”. Così come sono chiari i destinatari, chiamati in causa con i tag, su tutti il primo ministro indiano Narendra Modi. “Al momento” dice il ragazzo, “non abbiamo notizie né dal governo di Delhi né dall’ambasciata qui in Ucraina”.

A dare speranza potrebbero essere gli accordi raggiunti per cessate il fuoco in alcune città, come il porto di Mariupol, 460 chilometri più a sud, sul Mar d’Azov. Nei giorni scorsi si sono succedute le voci di una tregua accordata dalle autorità russe proprio per permettere il trasferimento dei cittadini non ucraini rimasti bloccati, appunto centinaia a Sumy e circa un migliaio a Kharkiv. “Noi però” dice Mahtab, “non abbiamo avuto alcuna notizia a riguardo e siamo ancora qui”.

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