Getting your Trinity Audio player ready...
|
Cosa si può fare a scuola con i bambini che hanno un disturbo dello spettro autistico? Come può un pediatra valutare se un bambino è a rischio a livello neuroevolutivo? E come funziona un progetto di riabilitazione? Sono state davvero tantissime le domande pervenute all’IdO durante i primi tre corsi gratuiti che l’Istituto ha svolto nell’ultimo mese con insegnanti e pediatri. Interrogativi che hanno spinto l’IdO ad organizzare per il 13 marzo un quarto corso gratuito su ‘Autismo – Progetto Riabilitativo Tartaruga DERBBI’, indirizzato questa volta a tutti gli operatori socio-sanitari.
Dopo aver vissuto per un anno in una sorta di bolla, senza scuola, senza locali, luoghi di sport e di incontro, “i ragazzini hanno oggi un enorme bisogno di incontro e di contatto”. Un aspetto fortemente patito dagli adolescenti in questi mesi”. È un grido d’allarme quello di Daniele La Barbera, direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria e della Unità operativa complessa di Psichiatria del Policlinico di Palermo. Il bisogno di incontro e contatto fisico, prosegue, “può aiutarci a comprendere alcuni comportamenti considerati anche disfunzionali dei ragazzi, come ad esempio le risse organizzate che sono un tentativo disperato di recuperare una corporeità e una fisicità mortificate da un anno”.
“Siamo entrati in una fase nuova, in una situazione di criticità pandemica con il rischio di una ritraumatizzazione”. Elena Vegni, consigliera dell’Ordine degli psicologi della Lombardia e direttore della Uoc di Psicologia Clinica dell’Asst Santi Paolo e Carlo, mette in guardia rispetto ai rischi di nuove chiusure.
“Nella maggior parte dei padri, circa l’80%, è carente la capacità di sintonizzazione che si accompagna ad una scarsa presenza di gestualità corporea nello scambio con il bambino e un’altrettanto carente capacità di comprendere i suoi stati mentali”. È, quanto emerge da uno studio condotto dall’IdO su un campione di 30 padri di bambini con diagnosi di Disturbi dello spettro autistico, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health. Gli autori precisano: “Quando abbiamo dato ai papà gli strumenti hanno potuto rispondere in modo ottimale e questa loro attività è stata accolta dai bambini in maniera incredibile. Un dato che evidenzia il grandissimo contributo dei padri e i primi a beneficiarne sono proprio i loro bambini”.
Al Centro per le gravidanze Covid positive di Civitanova Marche, “abbiamo dovuto fortemente sostenere le mamme dal punto di vista psicologico. Chi ha a che fare con mamme e bambini ha già sperimentato la fragilità che vivono le donne in gravidanza, ma con la pandemia stiamo trovando in loro una debolezza psicologica maggiore”. A dirlo è Enrica Fabbrizi, responsabile dell’Uod di Pediatria dell’ospedale di Civitanova Marche e membro della Sip Marche.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it