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VIDEO | In Italia più del 50% delle donne non occupate, serve “rivoluzione culturale”

"Un terzo delle occupate lavora part-time e per la metà di queste non è stata una scelta, oppure gli è stato proprio imposto”

Pubblicato:05-03-2019 17:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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ROMA – “Piu’ del 50% delle donne italiane è fuori dal mercato del lavoro: non hanno occupazione o non hanno intenzione di cercarla. L’inattività femminile si assesta intorno al 45% e l’occupazione è sotto la soglia del 50%, con una differenza rispetto al tasso di occupazione maschile di piu’ di 18 punti percentuali. Un terzo delle occupate lavora part-time e per la metà di queste non è stata una scelta, oppure gli è stato proprio imposto”.

Sono i numeri presentati dalla ricercatrice Inapp, Valentina Gualtieri, intervenuta alla tavola rotonda che si è tenuta oggi a Roma negli studi dell’agenzia Dire con il titolo ‘Occupata meno di una su due. Che otto marzo è per le donne italiane?’, moderata dalla giornalista Sandra Zampa, alla quale hanno partecipato la vicepresidente della Camera dei deputati, Maria Edera Spadoni, e Anna Rossomando, vicepresidente del Senato.


“L’occupazione femminile è al 48% circa, ben al di sotto dell’obiettivo di Lisbona stabilito al 60%, ed è la Banca d’Italia a dichiarare che, se questo traguardo fosse raggiunto, il Pil del nostro Paese crescerebbe di 7 punti”. Ha preso spunto da questo dato Sandra Zampa per ricordare che “la questione di genere non riguarda solo le donne, ma l’intero Paese e che il problema rimane culturale”.

E’ stata d’accordo sulla questione culturale Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera dei deputati che cita, a proposito di stereotipi culturali, i dati relativi alle facoltà universitarie per cui troviamo “l’80% di donne nelle facoltà umanistiche e l’80% di uomini in quelle scientifiche. A volte c’è un freno della società a considerare le donne adatte in determinati ruoli, ma altre volte sono le donne stesse a decidere di andare in part-time per dedicarsi alla casa”.

E per venire al congedo di paternità, oggi di cinque giorni, e al suo possibile allungamento, secondo la vicepresidente della Camera si tratterebbe di una misura che “farebbe felici i papà”. E sul gender gap ha ricordato la proposta di Tiziana Ciprini “sull’imposizione del curriculum anonimo: competenze e capacità senza età e senza sesso”. Ha lanciato infine Spadoni, in anteprima alla Dire, la sua proposta, depositata il giorno prima, di “considerare le donne vittime di violenza domestica come categoria protetta per l’inserimento nel mondo del lavoro“. 

“In Italia tutto è aggravato dalla diminuzione dell’occupazione generale e c’è bisogno di un atteggiamento progettuale e non a spot” ha sottolineato Anna Rossomando, vicepresidente del Senato che ha ricordato anche il problema della “disparità di retribuzione”. Per non parlare della “maternità che vede tutto il welfare sulle spalle delle donne” con il suggerimento di guardare magari alla vicina Spagna. Il tema della cultura e delle misure per le donne nel mercato del lavoro ha una sua “timida” storia. “Nella scorsa legislatura- ha spiegato Rossomando- sono state introdotte misure per agevolare assunzioni da parte di cooperative sociali o per le donne vittime di violenza e ora ho proposto due emendamenti: uno per ottenere il reddito di cittadinanza con una corsia privilegiata per le donne vittime di violenza, che al momento non è passato, e uno relativo a quota 100“. Nella passata legislatura si era costituito un “integruppo parlamentare per le donne” ha ricordato Sandra Zampa, che ha lanciato una sfida per il futuro. “Trasversalita’” la parola chiave su cui le due vicepresidenti hanno aderito senza titubanza, soprattutto pensando che “la metà del gruppo parlamentare- come ha sottolineato Maria Edera Spadoni- è femminile, ma anche inclusione degli uomini”. Bonus bebè, mozione contro la violenza di genere sono temi che non possono conoscere divisioni, anche per questo Spadoni ha ricordato che “il ddl Pillon così come e’ non passera’”. “Una necessità e una ricchezza la trasversalità- così l’ha definita Anna Rossomando, senza voler scomodare per questo- ha ironizzato- il vecchio clichè dello ‘spirito pratico delle donne”.

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