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Joe Petrosino: il super poliziotto nemico della mafia

Ucciso a Palermo 110 anni fa mentre indagava. Oggi al Comune di Roma incontro con le associazioni nate in suo onore negli Stati Uniti

Pubblicato:05-03-2019 15:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11

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ROMA – A Roma a Palazzo Senatorio e’ stato il giorno del ricordo di Joe Petrosino, poliziotto italo americano, precursore della lotta alla mafia, delle operazioni sotto copertura e ucciso proprio per mano mafiosa a Palermo 110 anni fa. L’Aula Giulio Cesare, presieduta da Marcello De Vito, ha ospitato per l’occasione i membri dell’associazione Joe Petrosino New York che hanno incontrato gli studenti degli istituti romani e hanno risposto alle loro domande.

Tanti i temi affrontati, dai risultati della lotta alla mafia sia in Italia che negli States allo stato di salute della stessa e ai legami, da sempre attivi, delle organizzazioni dei due Paesi. E ancora, la connessione tra mafia e politica da cui e’ scaturita, ad esempio, la trattativa Stato-Mafia. Tra gli ospiti presenti, il presidente dell’associazioe Joe Petrosino, Robert Fonti, e la sua vice, Vita Scaturro, il magistrato Giacomo Ebner e il presidente della commissione bicamerale Antimafia, Nicola Morra.


“Celebrare una figura eroica come quella di Joe Petrosino, a 110 anni dall’uccisione a Palermo- ha detto De Vito- in una delle sedi piu’ importanti per la vita politica della citta’ e’ davvero significativo. In quest’Aula – mi rivolgo a voi ragazzi – vengono prese decisioni, discussi atti, delineati indirizzi politici che impattano sulla vita dei cittadini. E tutto cio’ che avviene qui dentro deve avvenire all’insegna della legalita’, l’unica stella polare che deve sempre accompagnare il nostro cammino dentro e fuori le Istituzioni. I fatti di cronaca ci dimostrano che non sempre viene seguito un percorso virtuoso nelle sedi istituzionali, ma che le infiltrazioni della criminalita’ sono talmente capillari da condizionare le scelte di politici e imprenditori, a scapito della collettivita’”.

“Ricordare insieme Petrosino- ha aggiunto- equivale a condannare fermamente la mafia, una mafia che non e’ piu’ come la ‘Black hand’ combattuta in America oltre un secolo fa dall’agente italiano, ma un’organizzazione complessa che spesso e’ anche difficilmente riconoscibile, molto piu’ vicina a noi di quanto pensiamo. Solo insieme possiamo far prevalere il senso dello Stato, possiamo affermare con convinzione il principio di legalita’ e sconfiggere la mafia”. “Arginare i fenomeni mafiosi e’ un dovere di tutti quanti noi- ha aggiunto Morra- Le mafie proliferano anche perche’ ci si gira dall’altra parte, perche’ in tanti contesti c’e’ la ‘mafiosita” che lo permette. ‘Mafiosita” e’ anche accettare i fenomeni di bullismo che passano davanti ai nostri occhi. E’ nostro dovere di cittadini tutelare e difendere i piu’ deboli”.

Joe Petrosino il primo nemico della mafia

La sera del 12 marzo 1909 il poliziotto italo-americano venne ucciso con quattro colpi di pistola mentre camminava in Piazza Marina a Palermo. L’omicidio fece così tanto clamore che il console americano a Palermo telegrafò al suo governo: “Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire”.

Joe Petrosino nacque a Padula in provincia di Salerno il 30 agosto 1860. Si trasferì negli Usa, dove incominciò a lavorare come lustrascarpe davanti a una stazione di polizia, ma ben presto fece il salto di qualità. Gli diedero la cittadinanza statunitense e cambiò il suo nome in Joseph per divenire un poliziotto. Petrosino per primo aveva capito l’importanza di mappare la criminalità presente a New York. Raccolse dati, informazioni, immagini, coordinando operazioni e infiltrandosi tra gli italo-americani grazie alla sua capacità di camuffarsi.

Si infiltrò nell’organizzazione anarchica, responsabile della morte del re d’Italia Umberto I, riuscendo a scoprire l’intenzione di assassinare il presidente americano William McKinley durante la sua visita all’esposizione di Buffalo. Presto, Petrosino si scontrò con la prima forma di Cosa nostra, chiamata la Mano Nera, che spadroneggiava nel quartiere Little Italy di New York, specializzata nel racket delle estorsioni. Nel 1903 risolse il caso più importante della sua carriera, il “delitto del barile”, così chiamato per il fatto che il cadavere di Benedetto Madonia venne ritrovato dentro il barile fatto a pezzi. Per i numerosi successi, Petrosino venne promosso a tenente e il presidente degli Stati Uniti Teddy Roosevelt lo dotò di una squadra investigativa chiamata “Italian Branch”, che inflisse duri colpi ai mafiosi.

Gli omaggi alla sua memoria

Nella casa natale di Petrosino, situata a Padula, in provincia di Salerno, è stato allestito un museo dove, tra le altre cose, è conservata la divisa del poliziotto italoamericano. L’Associazione Internazionale Joe Petrosino ha istituito un premio intitolato alla memoria del famoso detective, che ogni anno viene assegnato a persone meritevoli per il loro contributo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Anche a Palermo, città in cui il poliziotto fu assassinato, è attiva un’associazione Joe Petrosino, che ha stretti rapporti con l’associazione internazionale.

The Black Hand, il film con Leonardo DiCaprio

Tra i libri e le fiction dedicate negli anni al super poliziotto, il 2018 è stato l’anno di Joe Petrosino sugli schermi americani con l’uscita del film ispirato all’omonimo libro scritto da Stephan Talty: “The Black Hand”. Protagonista del crime-movie, nei panni dell’incorruttibile poliziotto, Leonardo DiCaprio che della pellicola è anche il produttore. Con quest’ultimo sono 9 i film che hanno celebrato l’ingegnoso detective, oltre alla fiction tv con Beppe Fiorello e l’indimenticabile sceneggiato televisivo interpretato da Adolfo Celi.





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