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La violenza è un labirinto, a Milano un’installazione sulla violenza di genere

L'installazione sarà portata alla fiera 'Fa' la cosa giusta' sugli stili di vita. Due anni fa era stata esposta in galleria Vittorio Emanuele. Il messaggio è che dal labirinto è meglio stare fuori.

Pubblicato:05-03-2019 12:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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MILANO – La violenza è un labirinto da cui può diventare difficile uscire. In una coppia, spesso, la violenza cresce come una spirale e portare ad accumularsi rancore e incomprensione da cui non sempre si riesce a tornare indietro. È questa l’immagine che sta dietro all’idea dell’installazione sulla violenza di genere che sarà esposta alla 16esima edizione di ‘Fa’ la cosa giusta‘, l’esposizione degli stili di vita compatibili, dall’8 al 10 marzo.

L’installazione, un vero e proprio labirinto che vuole richiamare l’attenzione sulla violenza e lanciare il messaggio #stannefuori, è stata allestita per la prima volta due anni fa, nell’autunno 2016,  in Galleria Vittorio Emanuele  a Milano. È nato dall’idea degli studenti dell’Istituto Europeo di Design, lo Ied, ed è poi stata sviluppata e realizzata da SVS Donna Aiuta Donna Onlus, Caritas Ambrosiana e Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.

https://youtu.be/nkRu5c0lVEE


IL LABIRINTO TORNA QUEST’ANNO

Quest’anno, in concomitanza con la festa della donna, la Caritas ambrosiana ha deciso di riportare l’installazione alla fiera degli stili di vita (sarà un vero e proprio labirinto fisico da attraversare, composto anche da immagini e video, per imparare a riconoscere i sintomi apparentemente innocui), lanciando anche due libri gioco sullo stesso tema, in cui i visitatori potranno cimentarsi. Il progetto si chiama “Il Filo di Arianna – Ariadne’s Thread”, dedicato alla prevenzione della violenza nelle giovani coppie.

Alla fiera ‘Fa’ la cosa giusta’, ad aiutare i visitatori a uscire dal labirinto della violenza ci sarà anche una simbolica Arianna: come l’eroina nel mito greco, sarà lei ad offrire metaforicamente il filo da afferrare per districarsi dalle trappole della relazione di coppia. Il test del libro gioco, poi, sarà effettuato sulle persone che decideranno di entrare nel Labirinto.

Arianna è infatti la protagonista dei due libro gioco che saranno testati al termine del percorso esperienziale allestito negli spazi della fiera: ci sono due differenti versioni, una destinata ai ragazzi dagli 11 ai 18 anni (in cui il personaggio è una studentessa), una invece è pensata per i maggiorenni e la protagonista è una giovane lavoratrice. Attraverso questo gioco di scelte i giocatori saranno invitati ad interrogarsi su loro stessi e i propri comportamenti e a comprendere le situazioni a rischio.

IL LABIRINTO

La violenza è un Labirinto #stannefuori” traduce in una installazione fisica la metafora da cui trae il titolo. I visitatori saranno invitati ad entrare in un vero e proprio labirinto dentro il quale, video ed immagini rappresenteranno il lento avvolgersi della spirale della violenza e dell’abuso a partire da gesti anche apparentemente innocui che generano nelle relazioni di coppia via via rancori, incomprensioni sempre più inaccettabili.

IL PROGETTO

Il progetto Il Filo di Arianna, finanziato dal bando “Progettare la parità in Lombardia 2019”, nasce da un’idea dell’associazione SVS Donna Aiuta Donna Onlus ed è stato realizzato con la collaborazione di ATS Città Metropolitana di Milano, Fondazione Caritas Ambrosiana, Politecnico di Milano Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria e Imagis Lab, Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.

LA SARTORIA ROM

Centrato sull’emancipazione femminile attraverso il lavoro è il progetto Taivè, “filo” in lingua romanì. Le donne rom di questa piccola sartoria e stireria presenteranno alla fiera i loro prodotti. Aperto a Lambrate nel 2009, in 10 anni il laboratorio ha offerto una possibilità di impegno e uno spazio di socialità a più di 30 donne di etnia rom contribuendo a rafforzare l’auto-stima e la presa di coscienza dei loro diritti e ha migliorato la condizione sociale delle loro famiglie.

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