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Infermieri, “Noi mandati allo sbaraglio nelle Rems senza formazione specifica”

REGGIO EMILIA - E' allarme sicurezza nelle Rems (residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) dopo la

Pubblicato:05-02-2016 17:01
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:54

infermiere
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REGGIO EMILIA – E’ allarme sicurezza nelle Rems (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Come è successo ad esempio con l’Opg di Reggio Emilia, i cui ospiti sono stati ad esempio spostati alla Rems di Bologna. A lanciarlo è la federazione dei Collegi degli infermieri (Ipasvi), la cui presidente Barbara Mangiacavalli sostiene: “I nostri professionisti sono di fatto mandati allo sbaraglio, senza formazione specifica né tutele contrattuali o di legge che prevedano misure preventive e cautelative del danno“. Eppure “su di loro, come sui medici al lavoro nelle Rems, ricade la massima parte del lavoro di assistenza”.

Le Aziende sanitarie, prosegue l’Ipsavi, “hanno reclutato nuovo personale, non tutte però hanno provveduto a formarlo. Si tratta soprattutto di infermieri e altri operatori alla prima esperienza lavorativa o privi di esperienza in ambito psichiatrico e penitenziario. Infatti molte Regioni e aziende pur di rispettare la tempistica dettata dalle norme hanno disatteso quanto indicato dal decreto, che già prevedeva l’obbligo formativo da parte delle Asl con il supporto del ministero della Giustizia, per il personale dedicato per le Rems”. Le tutele quindi mancano perché manca una formazione adeguata ma anche “un contratto che le preveda”, spiegano gli infermieri.

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“Con il passaggio dall’amministrazione penitenziaria al servizio sanitario nazionale dell’assistenza agli ex internati, è stato messo tutto nelle mani del personale del servizio sanitario che nel suo contratto collettivo non ha alcuna previsione per questo tipo di casistica”. Dunque “subito il nuovo contratto”, sollecita Mangiacavalli facendo il punto di tutte le norme che dal 2009 (scadenza dell’ultimo accordo) a oggi, sono intervenute cambiando il panorama dell’assistenza e del lavoro dei professionisti.
“E va cambiata anche la formazione, oggi ancora legata a vecchi schemi che non permettono di attuare quel nuovo modello di organizzazione manageriale e clinica proprio di situazioni patologiche gravi emergenti e di cronicità”, conclude la presidente.

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