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Toti: “Stepchild adoption? Andava lasciata fuori da ddl Unioni civili”

GENOVA - "Se avessimo lasciato fuori la stepchild adoption da questo disegno di legge e l'avessimo affrontata in

Pubblicato:05-02-2016 16:26
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:54

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GENOVA – “Se avessimo lasciato fuori la stepchild adoption da questo disegno di legge e l’avessimo affrontata in un’organica legge sulle adozioni, in un contesto in cui ci sono famiglie tradizionali o coppie eterosessuali che aspettano bambini in orfanotrofio da anni perché le norme non funzionano, avremmo fatto forse una buona legge sulle adozioni e una legge sulle unioni civili”. Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, interviene sul disegno di legge Cirinnà in discussione al Parlamento.

unioni civili“Le unioni civili- dice il governatore- sono una cosa che va fatta: non c’è nulla che lo vieti o che osti. Avere uguali diritti o più diritti per tutti i cittadini italiani e per chi vive nel nostro Paese credo sia un obiettivo da perseguire con grande tenacia da parte della politica”. Anche per Toti la chiave di volta potrebbe essere lo stralcio della stepchild adoption: “Bisognerebbe evitare forzature che impediscono di arrivare al risultato– prosegue Toti- se tutte le forze politiche avessero cercato un’intesa eliminando dal tavolo le cose più spinose su cui le coscienze si dividono, forse oggi saremmo al traguardo di un’ottima legge condivisa dall’intero Paese. Così purtroppo non è”.

Per il presidente della Regione Liguria “si utilizzano sempre questi temi per trasformarli in un campo di battaglia politica magari perché tra poco si vota e non mi sembra la cosa più opportuna. Dico una cosa semplice e di buon senso: l’estensione dei diritti non può essere fatta a scapito di altri diritti, specie se sono di persone più deboli. Parlo del il diritto di un bambino a crescere con un papà e una mamma come la natura lo fa nascere perché, se qualcuno mi trova un organismo di vita che non nasce dall’unione biologica di un maschio e una femmina della stesse specie, francamente sono disposto a ricredere alle mie teorie”.


di Simone D’Ambrosio, giornalista

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