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La denuncia degli infermieri del Lazio: “Problemi negli ospedali, bombe pronte a esplodere”

Nursing Up: "Valutiamo indagine sindacale"

Pubblicato:05-01-2022 09:40
Ultimo aggiornamento:05-01-2022 09:41
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ROMA – “Lo abbiamo ribattezzato il ‘nuovo freddo inverno degli infermieri italiani’: nel pieno della quarta ondata, con una media di 800-1000 colleghi che si infettano in più ogni 24 ore, gli ospedali italiani rischiano il corto circuito. E mentre nelle prossime ore, dati alla mano, potrebbe esserci un nuovo netto peggioramento del picco dei contagi degli operatori sanitari, la situazione degli ospedali racconta di una vera e propria paralisi in atto”. Così, in una nota, il sindacato Nursing Up. “In questo marasma- continua- i nostri operatori sanitari sono entrati nel vivo di un nuovo periodo buio, tremendamente complesso da gestire. Un nuovo tunnel, come se a nulla fossero serviti i due anni di pandemia che abbiamo alle spalle. Attraverso i nostri referenti locali riceviamo le continue segnalazioni di tanti colleghi impegnati nei pronto soccorsi romani, che in questo momento ci raccontano di vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad esplodere. Un quadro da film horror, tra turni massacranti, carenza di personale all’acme, con sempre più colleghi infettati e costretti a rimanere a casa ogni 24 ore, reparti ordinari convertiti in fretta e furia in aree Covid. In questo modo, che fine fanno i pazienti che necessitano di prestazioni ordinarie? Ciò che ci viene messo in evidenza è l’amara realtà di un sistema sanitario che dopo due anni di emergenza sarebbe in enorme difficoltà, nel tentativo di dare una risposta coerente e strutturata alla nuova recrudescenza di infezioni. Infermieri a cui viene chiesto di fare fino a 30 ore di straordinario e addirittura a coprire in una giornata posizioni in almeno due reparti diversi. Per non parlare di strutture vetuste, dove donne e operatrici sanitarie, madri, svolgono la propria funzione barcamenandosi tra triage in pronto soccorso e (addirittura) ore da svolgere anche in ambulanza, costrette a cambiarsi in stanzini angusti tra spifferi, porte rotte e rischio di malanni, con Omicron che incombe come una spada di Damocle sulle loro teste”.

Ecco un primo quadro del Lazio, ospedale per ospedale, “oggetto di quelle segnalazioni che ci hanno chiesto di aprire, con ogni urgenza possibile, una nostra indagine sindacale“, scrive ancora il Nursing Up.

PRONTO SOCCORSO SANT’ANDREA

Si rischia il collasso prima del 10 di questo mese. Molti sono gli infermieri che hanno superato l’orario ordinario contrattuale e che stanno coprendo i turni con straordinari e prestazioni aggiuntive , pazienti ammassati e serie riserve sul rispetto della distanza di sicurezza, assenza di personale ai massimi storici.


ASL ROMA 6

Velletri: caos di reparti ordinari, trasformati in fretta e furia in aree covid. Come è accaduto con medicina di urgenza che da qualche giorno è diventata medicina Covid. Reparto di per sé ingestibile, visti i ricoveri, con un solo infermiere e un solo oss di turno, e con il primo costretto anche a svolgere le funzioni del secondo! Pazienti perplessi e disorientati. La situazione peggiore è nel cosiddetto reparto di isolamento, quello con i casi più gravi da ben due anni. Ci sono già pazienti intubati e in gravi condizioni. Anche in questo reparto, udite udite, un solo infermiere e un oss solo a chiamata. Naturalmente qui i colleghi lavorano a contatto diretto per ora con pazienti infetti. I colleghi non ci hanno ancora confermato l’esistenza di test costanti e ricorrenti, finalizzati alla misurazione del livello anticorpale, che in questo caso sarebbero indispensabili.

ASL ROMA 5

Ed eccoci alla storia sopra accennata, quella di una nostra infermiera che nell’ambito di una sola giornata, si divide addirittura tra triage del pronto soccorso e servizio in ambulanza. Tra un passaggio e l’altro, nel doversi cambiare, ecco una donna, una madre, che lo fa in uno stanzino angusto con spifferi e con porte rotte! Palestrina: anche qui, pronta la riconversione di numerosi reparti ordinari per fare spazio ai ricoveri dei cittadini contagiati. Monterotondo: Chirurgia pronta ad essere sacrificata per diventare area Covid, per aumentare i posti letto. Dove saranno dirottati i cittadini che necessitano di prestazioni ed interventi che prima venivano garantite nel reparto convertito?

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Pertini: situazione caostica al pronto soccorso, dove la saturazione è già realtà. Qui, addirittura, rischierebbero la paralisi di posti letto anche i reparti covid, mentre numerosi sono gli infermieri contagiati che rimangono a casa ogni giorno, facendo mancare i numeri di personale necessari e sufficienti.

TOR VERGATA

Pronto Soccorso e non solo: ci sono pazienti, ci dicono, che al momento del ricovero al pronto soccorso si ritrovano accatastati l’uno vicino all’altro, con gli evidenti rischi che ne conseguono. Situazione che appare tra le più gravi in assoluto di tutto il Lazio. In una sala medica c’è un solo infermiere ogni 50 pazienti. Il distanziamento interno dei pazienti è chimera, manca personale medico ed infermieristico! In sala medica, ci sono solo due infermieri che arrivano a gestire anche 40 terapie, si arriva a 50 pazienti in media da tenere in osservazione in sala medica, in attesa di ricovero fino a 7 giorni. Sovraffollamenti continui, con ambulanze bloccate! Sala rossa covid piena di positivi! Non si trova un’area dove fare i tamponi. Insomma, solo 12 infermieri in un pronto soccorso enorme, tra i più importanti della capitale, di cui tre di triage, due sala medica, uno al box chirurgico, due di sala rossa, uno al box ortopedico, uno al triage covid, uno zona rossa covid, un pre triage covid. La notte non c’è nessuno al box ortopedico. La notte le unità infermieristiche diventano solo 9. Gli insulti verbali e le minacce di morte sono all’ordine dell’ora che passa, non meno di 10 al giorno. Solo due oss in turno, per 130/150 pazienti! I medici sono solo due, non sempre per il box medico. Spesso c’è un solo medico in sala medica, la sala rossa ha un solo medico. 39 pazienti solo qualche mattina fa erano in attesa di ricovero, mentre 10 erano in attesa di diagnosi.

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