NEWS:

Individuate 67 aree idonee al deposito di rifiuti nucleari

La Sogin, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell'Ambiente, ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per realizzare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Le sette regioni coinvolte, però, si oppongono fermamente

Pubblicato:05-01-2021 09:31
Ultimo aggiornamento:06-01-2021 14:09

nucleare
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – La Sogin, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell’Ambiente, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità), di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. “Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”, precisa una nota.

LEGGI ANCHE: Latina, Sogin termina la demolizione degli schermi boiler dell’edificio reattore della centrale nucleare


Un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”, prosegue la nota. Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati. In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano. Sul sito curato da Sogin, tutte le informazioni circa la localizzazione del sito, le caratteristiche dell’opera e del tipo di rifiuti che dovrà contenere. 

I 67 SITI POTENZIALMENTE IDONEI SI TROVANO IN 7 REGIONI

I 67 siti idonei ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico si trovano in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia. Si tratta di 67 luoghi potenzialmente idonei “ma secondo diverse classificazioni”, spiegano fonti del ministero dell’Ambiente, non sono tutti equivalenti ma presentano differenti gradi di priorità. Tra i potenziali candidati vi sono anche “Comuni limitrofi, ubicati in aree a cavallo tra regioni, come nel caso di Basilicata e Puglia”, precisano le fonti. Le stesse fonti tengono a precisare come la realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi rappresenti “un processo di pulizia del territorio da stoccaggi di materiale radioattivo, prodotto quotidianemente, che sono anche in alcuni casi pericolosissimi”. Infatti si tratta di quei rifiuti a bassa attività, ma comunque radioattivi e quindi pericolosi, “legati ad attivita sanitarie e industriali quotidiane”, come le pratiche di medicina nucleare, le radiografie mediche e le radiografie industriali, ad esempio quelle per saldature di elementi particolarmente delicati o importanti. Non si tratterà solo di un mero deposito, ma sarà accompagnato “da un parco tecnologico, un polo di ricerca e industriale, che darà anche occupazione”, un’opportunità quindi, “senza contare la procedura di infrazione europea” ai danni dell’Italia per non aver ancora adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi conforme ai requisiti previsti dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo. 

I TERRITORI COINVOLTI INSORGONO

“La Basilicata si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” hanno dichiarato il presidente Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa, che fanno sapere che la Regione produrrà una serie di “osservazioni negative” che in queste ore sono in corso di elaborazione. Dello stesso avviso anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Potenza, Alessandro Galella, che descrive la notizia come “un brutto scherzo ad alcune regioni dal governo centrale

“Noi diciamo ‘no’ a questa ipotesi” afferma alla Dire il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, in merito all’individuazione di un potenziale sito nelle campagne di Trapani, tra le frazioni di Dattilo e Fulgatore. “Stiamo parlando di uno degli scorci più belli del nostro territorio, un territorio che tra l’altro si candida a Capitale della Cultura 2022“. 

“Apprendiamo tutti dalla stampa oggi che Gravina, insieme ad altri Comuni del territorio murgiano e del resto d’Italia, tra i quali Altamura, Matera, Irsina, Montescaglioso, Bernalda e Genzano, solo per citarne alcuni, è tra le località ritenute potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Lo dico subito: la nostra risposta sarà un no secco e fermo“. È quanto scrive in un post pubblicato sui social il sindaco di Gravina in Puglia, nel Barese, Alesio Valente. Dello stesso tono il post della sindaca di Altamura, Rosa Melodia: “Non ci lasceremo trascinare con rassegnazione in questa situazione”. Dello stesso avviso anche Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia: “Ci saremmo aspettati dal Governo, con le risorse del Ricoveri Fund, la trasformazione della Puglia in una ‘California’ italiana, non l’ennesima pattumiera. Non venissero a parlare di sviluppo o opportunità perché siamo stanchi di ascoltare parole vuote. I pugliesi vogliono vero sviluppo e non l’ennesimo pericolo per il territorio. Non si scherza con la salute”

“Indicare 14 siti in Sardegna sui 67 individuati complessivamente nel territorio nazionale per la realizzazione del deposito unico dei rifiuti nucleari rappresenta l’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di uno Stato e di un Governo che non hanno alcun rispetto per l’isola e per la volontà chiaramente espressa dal popolo sardo, in maniera definitiva ed irrevocabile, con un Referendum ed una legge regionale”. Così il Presidente della Regione Christian Solinas commenta la pubblicazione, nel cuore della notte, della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il deposito dei rifiuti radioattivi di tutta Italia.

“Il 97% dei sardi ha già detto no al deposito nazionale delle scorie radioattive nell’isola”. Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Sardegna, commenta così: “Diciamo no alla pattumiera radioattiva non solo per tutto ciò che comporta in sé, ma anche perché tutto il mondo vedrebbe la nostra isola come una discarica e non come quel paradiso terrestre che è e che deve restare sia per chi ci vive, sia per chi la ama e la vede come meta turistica”. Gli fa eco l’opinione di Emiliano Deiana, presidente di Anci Sardegna: “Ci appelliamo a una mobilitazione generale di tutta la Sardegna per un’azione congiunta del Consiglio regionale, della giunta, dei parlamentari sardi, dei comuni, delle organizzazioni sindacali e datoriali, delle associazioni e dei comitati civici, della cittadinanza attiva”.

“La notizia dei 22 siti in provincia di Viterbo dove potrebbero finire depositate le scorie nucleari non ci lascia dormire sonni tranquilli- scrive in una nota la consigliera regionale della Lega del Lazio, Laura Cartaginese-. La mappa deve essere assolutamente rivista partendo proprio da quel processo di partecipazione dei comuni e di trasparenza che viene richiamato da più parti”.

MORASSUT: “È UNA FORTE ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DA PARTE DEL GOVERNO”

“Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare e si sanano situazioni precarie e potenzialmente pericolose aperte in tutto il territorio nazionale”. Così in una nota il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, d’intesa col ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli e su delega del ministro dell’Ambiente Costa. “Si tratta di una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo- segnala- che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni”. 

“La realizzazione del Deposito Nazionale- continua il sottosegretario all’Ambiente- permetterà al nostro Paese di tenere il passo con gli altri partner europei, che già da tempo hanno realizzato sul proprio territorio strutture analoghe, o che le stanno già progettando e realizzando”. Il deposito, spiega ancora Morassut, “permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei sparsi nel Paese. Si tratta prevalentemente di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, prodotti da attività che utilizzano radioattività artificiale, rigorosamente regolate da legislazioni nazionali; attività in particolare legate all’industria ed alla medicina nucleare utilizzata nelle strutture sanitarie (applicazioni diagnostiche, applicazioni terapeutiche, attività di ricerca in medicina nucleare)”.

Le aree interessate dalla CNAPI “sono il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’autorità competente, ora denominata ISIN, e la decisione finale sulla localizzazione del sito sarà presa a seguito di un periodo di consultazione pubblica con le autorità locali e valutandone le autocandidature”, conclude Morassut. 

“L’impegno del Governo sul nucleare è però a 360 gradi- spiega il sottosegretario all’Ambiente-. Per rispondere alle giuste sollecitazioni di Greenpeace, al ministero dell’Ambiente stiamo, infatti, predisponendo (in sinergia con il ministero dello Sviluppo economico) una nota indirizzata alle autorità francesi per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese in relazione all’ipotesi di estensione della licenza dei reattori nucleari d’oltralpe, che si trovano in prossimità dei nostri confini”.

VIGNAROLI: “IL GOVERNO È STATO CORAGGIOSO, ORA SERVE UN CONFRONTO”

“La CNAPI è pubblica, da stanotte. È la carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito unico dei rifiuti radioattivi. Vari governi avevano rimandato questo momento, forse per paura di perdere consenso su una questione delicata ma che andava affrontata”. Così Stefano Vignaroli, presidente della commissione Ecomafie. “Ogni anno in bolletta elettrica i cittadini pagano la gestione dei rifiuti radioattivi centinaia di milioni di euro. L’assenza di deposito sicuramente ha allungato le tempistiche di smantellamento delle centrali nucleari italiane e amplificato quindi i costi da pagare. Il costo complessivo dello smantellamento è pari a quasi 8 miliardi di euro. Va dato atto a questo governo – aggiunge Vignaroli – di aver avuto il coraggio di fare un passo importante in un percorso che però è stato e sarà lungo. Ci sarà inevitabilmente un confronto con le comunità e gli enti territoriali per arrivare a vedere il deposito diventare realtà. La Commissione Ecomafie da me presieduta si occupa del ciclo dei rifiuti radioattivi (l’ultima inchiesta sarà conclusa a breve) e stava aspettando questa novità. Auspico da parte del governo impegno in un’azione più incisiva su tutto il tema #nucleare (dai decreti attuativi al rafforzamento dell’autorità di controllo)”. 

LEGGI ANCHE: Fusione nucleare, ecco la prima superbobina europea per il progetto Iter

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it