“Non ricordo nulla”: interrogatorio straziante per la mamma di Perla, annegata a 10 mesi

La donna di Nole Canavese, accusata di aver ucciso sua figlia nella vasca da bagno, è stata ascoltata da Pm e Gip all'ospedale Molinette di Torino dove è ancora ricoverata: black out totale su quanto successo

Pubblicato:04-12-2024 15:55
Ultimo aggiornamento:04-12-2024 15:55

culla neonato cameretta bambini
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ROMA – Due ore atroci, in cui la donna non ha mai smesso di piangere e disperarsi, per tentare di ricostruire quella mattina. Lei ricorda tutto nei minimi particolari fino a quel momento lì, quando, dopo averla spogliata del body, ha adagiato la sua bimba di 10 mesi nella vasca. Poi stop, è tutto nero nella sua mente fragile.

Carola Finessi, 34 anni, è la mamma di Perla, bimba di 10 mesi che ora non c’è più. La donna è ancora ricoverata all’ospedale Molinette di Torino, in stato di arresto: è accusata di essere lei l’assassina di sua figlia. E proprio nell’ospedale, a distanza di due settimane dalla tragica morte della piccola, la donna è stata interrogata nei giorni scorsi dal pubblico ministero della Procura di Ivrea e dal giudice per le indagini preliminari, per fare luce su quanto accaduto nella villetta di Nole Canavese il 22 novembre scorso. Lei è accusata di aver annegato sua figlia mentre le faceva il bagnetto, ma non può né spiegare che è stato un incidente, né confessare, né negare: non ricorda nulla. Nemmeno di essersi poi ferita con un coltello da cucina al torace e al collo e di essere stata salvata dal marito. L’uomo infatti, rientrando dal lavoro, si è trovato di fronte una scena straziante: è seguito il volo in elicottero per l’ospedale e un intervento chirurgico d’urgenza per la gravità dei tagli che si era inflitta, tendando di farla finita.
Carola è stata diversi giorni in coma farmacologico, poi una volta estubata, si è atteso che potesse essere in grado di affrontare l’interrogatorio. Da quello che risulterebbe, il confronto con i magistrati, svolto all’ospedale Molinette, dove la donna è ancora ricoverata, è stato un altro momento di estremo dolore.

Affiancata dal suo avvocato, Wilmer Perga, Carola Finessi, si è trovata di fronte al pubblico ministero della procura di Ivrea, Elena Parato, e al giudice per le indagini preliminari, supportati da un equipe di psicologi per informarla nel modo meno traumatico possibile di quanto è accaduto, perché lei è ancora in evidente stato di shock e in “blackout mentale” rispetto al delitto che avrebbe compiuto.


LA DEPRESSIONE POST PARTUM

La 34enne era già seguita da diverso tempo da professionisti perché soffriva di depressione post partum e il marito, insieme ai nonni della piccola, avevano provato a supportarla in ogni modo e a lasciarla da sola il meno possibile. Non è bastato per evitare la tragedia. Nella casa di Nole, sono stati rinvenuti dei biglietti che lei stessa ha scritto prima di tentare il suicidio, in cui manifestava tutte le sue difficoltà.

Consapevole del suo stato di salute, la donna, con il suo legale, ha spiegato agli inquirenti il suo stato d’animo, sapeva di non stare bene e che non sarebbe stata in grado di gestire da sola quel periodo della sua vita. Aveva paura e per questo motivo, lo scorso agosto, aveva chiesto di essere ricoverata in una struttura, ma quella richiesta sarebbe caduta del vuoto. 

IN ATTESA DELLA PERIZIA PSICHIATRICA

Nei prossimi giorni, la procura predisporrà probabilmente una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale della donna e anche l’avvocato intende richiederla, per stabilire la sue capacità d’intendere e di volere al momento del delitto. Intanto Carola resta ricoverata: può incontrare il marito e la madre che non l’hanno mai abbandonata. I funerali della piccola non sono ancora stati fissati.

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