Gino Cecchettin: “Nessuno mi ridarà Giulia, abbiamo perso tutti. La crudeltà? C’era, e lo stalking pure”

"Abbiamo perso tutti, io mi sveglierò anche domani senza una parte di famiglia, è un dolore che sento ogni giorno": le parole del padre di Giulia Cecchettin dopo la sentenza che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta

Pubblicato:04-12-2024 09:47
Ultimo aggiornamento:04-12-2024 14:37

gino cecchettin
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BOLOGNA – Appena uscito dall’aula in cui la Corte d’assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per l’uccisione di sua figlia, Gino Cecchettin ha commentato a caldo dicendo che rispettava la sentenza emessa e che era stata fatta giustizia. Poi, però, nelle ore successive, qualche cosa la dice: “Leggeremo le motivazioni, perché se con migliaia di messaggi e 75 coltellate non sono riconosciuti lo stalking e la crudeltà, allora devo capire cosa sono queste aggravanti“. Per Turetta i giudici hanno deciso l’ergastolo, ma rispetto all’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione sono venute meno le aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori. Ecco, su questi aspetti il padre di Giulia ha qualche dubbio. Si tiene, però, bel alla larga dal criticare i giudici: non volere aprire una polemica con i giudici: “Non ho le competenze per farlo. Accetto la sentenza e lo avrei fatto anche se non fosse stato dato l’ergastolo“.

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“NON SIAMO QUI PER ONORARE LA MEMORIA DI GIULIA”

Le prime parole di Gino Cecchettin all’uscita dall’aula di tribunale sono state queste: “La sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi darà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o a domani”. La sentenza del processo, spiega, era solo uno step, legato alle leggi della nostra società civile, ma per ricordare Giulia e portare avanti la lotta ai femminicidi c’è ben altro da fare, e in altre sedi: “È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani, la violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa. Non siamo qui per onorare la memoria di Giulia, quello lo stiamo facendo portando un messaggio di speranza. Oggi siamo qui per un percorso legale, che è dovuto ai patti sociali che la società si dà. Non è questa la sede per onorare la memoria di Giulia“.


“NON CI SIANO UN ALTRO PAPÀ E UN’ALTRA GIULIA”

Arriveranno scuse da Turetta? “Non mi aspetto scuse, il mio percorso è un altro, io ho perso tutto, andrò avanti con il mio percorso, oggi era una tappa dovuta, per rispettare le leggi che ci siamo dati come società civile. Questa tappa è stata raggiunta e adesso si va avanti, sperando di non trovarsi ancora qui con un altro papà, degli altri giornalisti e un’altra Giulia. Mi alzerò domani come mi sono alzato ieri, sempre con lo stesso sentimento: mi manca una parte di famiglia, un dolore che vivo tutti i giorni. La mia sensazione è che abbiamo perso tutti, una sensazione strana che ha sorpreso anche me”.

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A chi gli chiede del chiarimento con l’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, Cecchettin risponde: “Io mi sono sentito offeso da alcune parole, ovvio che il mio punto di vista è quello di un genitore. Come persone civili ci siamo chiariti, come sempre bisognerebbe davanti a punti di vista diversi, abbiamo messo pace”. Nel corso dell’udienza, il legale e il padre di Giulia avevano scambiato due parole e si erano stretti la mano: nei giorni scorsi, dopo l’arringa difensiva di Caruso in cui aveva rigettato la richiesta di ergastolo e sostenuto che Turetta avesse agito sulla base dell’emotività, Gino Cecchettin aveva scritto di essersi sentito offeso e che la memoria di Giulia fosse stata oltraggiata.

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