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Il futuro dell’agricoltura? “È l’agrovoltaico”. Ecco cosa è

Jonathan Rotenberg, partner delle società israeliane Doral energy e Shikun & Binui, presenta il sistema che consente di produrre energia rinnovabile tramite pannelli solari ma senza sacrificare il terreno

Pubblicato:04-12-2022 15:11
Ultimo aggiornamento:04-12-2022 15:11
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CAGLIARI – Il futuro dell’agricoltura si chiama “agrovoltaico”, e non è così lontano da noi. Ne è convinto Jonathan Rotenberg, partner delle società Doral energy e Shikun & Binui – colossi israeliani che operano anche nel settore agri-voltaico – a Cagliari per raccontare la sua esperienza e uno dei protagonisti dell’incontro ‘AgriVerso Agricoltura 5.0, Israele incontra la Sardegna’. “Incontro” che nell’isola si è già concretizzato, visto che la Doral sta già facendo partire a Sanluri, nel Sud Sardegna, un progetto per un impianto vitovoltaico. Mentre in Puglia Shikun & Binui sta seguendo un progetto parte di un contratto di filiera per le colture di pere e kiwi.

Ma perché l’agrovoltaico è rivoluzionario rispetto al “gemello” anziano del fotovoltaico? Nelle parole di Rotenberg la risposta è semplice: questo sistema consente di produrre energia rinnovabile tramite pannelli solari, ma non quelli che siamo abituati a vedere nei campi di tutta Italia. Innanzitutto non “consumano” terreno, dato che vengono posizionati in alto, a qualche metro dai campi, consentendo la produzione sottostante.

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Insomma, si trasformano in serre, che però raccolgono e producono energia solare, quindi pulita e sostenibile. E, appunto come le serre, hanno anche la funzione di “proteggere” le coltivazioni dagli eventi atmosferici più deleteri, come la grandine o il forte caldo. Non solo. Parlando di agricoltura 5.0, i pannelli in questione sono altamente tecnologici, e consentono una coltivazione avanzata: ci sono sensori per la misurazione dei dati e il monitoraggio della fotosintesi, sistemi per manovrare a distanza i pannelli – che possono così essere sempre orientati nella maniera giusta – sistemi di irrigazione a goccia.

Obiettivo finale, sottolinea Rotenberg, “una maggiore quantità netta e, soprattutto, qualità delle produzioni, come dimostra l’esperienza di Israele”. Gli agricoltori “oggi vogliono l’energia alternativa – spiega alla ‘Dire’ – ma poi, quando si vedono mettere gli impianti e i pannelli per terra, cambiano idea. Le associazioni di categoria e le regioni non vogliono vedere i campi ‘presi’ da società speculatrici che investono solamente per i loro interessi, per cui è sempre più impellente creare un vero binomio tra energia e agricoltura. Il pannello fotovoltaico ‘sopraelevato’ può dare immensi vantaggi: come sappiamo benissimo le piantagioni in Italia soffrono molto la grandine, negli ultimi anni più del 30% della produzione viene distrutta da questi eventi atmosferici. Ebbene, i pannelli sono un’ottima difesa. Così come sono incisivi per proteggere ad esempio l’uva dalle alte temperature”.

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