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Ue, l’eurodeputata ungherese: “Basta ingerenze da Bruxelles, vogliono punirci perchè siamo conservatori”

Eniko Gyori, eurodeputata ungherese di Fidesz, il partito del premier Orban, attacca l'Ue sul meccanismo che lega l'erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto

Pubblicato:04-12-2020 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:42
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Di Alessio Pisanò

BRUXELLES – “Non vogliamo che un’istituzione dell’Unione Europea ci possa punire per i nostri principi conservatori con la scusa della condizionalità sullo stato di diritto”. Così Eniko Gyori, eurodeputata ungherese di Fidesz, il partito di governo ungherese, afferente al gruppo dei Popolari al Parlamento europeo, in un’intervista con l’agenzia Dire, in merito alla minaccia di veto da parte di Viktor Orban al bilancio pluriennale europeo 2021-2027 – al quale è legato il Next Generation Eu -. Una scelta, questa, adottata in ritorsione per l’accordo raggiunto a Bruxelles sul cosiddetto meccanismo di condizionalità, che lega l’erogazione dei fondi europei al rispetto dei principi alla base dell’Unione Europea.

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La nostra identità nazionale è diversa da quella degli altri Paesi e noi vogliamo difendere questa differenza, non vogliamo regole europee che ci dicano come far funzionare lo Stato ungherese”, spiega l’eurodeputata, contraria alla condizionalità. “Non c’è una nozione precisa di stato di diritto in Europa, chi decide cosa è accettabile e cosa no?”.

Ad esempio, prosegue Gyori, “l’Ungheria ha una politica molto chiara contro l’immigrazione illegale, è favorevole solo al matrimonio tra uomo e donna e ha adottato una Costituzione conservatrice con valori cristiani, principi che devono restare di competenza nazionale”.

La questione, secondo l’eurodeputata, è tutta politica: “Il Parlamento europeo vuole punire l’Ungheria, lo ha fatto in passato approvando una risoluzione problematica, dove l’Ungheria è stata condannata soprattutto per la sua forte posizione sull’immigrazione e i suoi valori conservatori, come il concepire il matrimonio come unione solo tra uomo e donna”.

Per quanto riguarda le critiche rivolte a Budapest da associazioni internazionali sull’indipendenza della magistratura e dei media, l’eurodeputata risponde che “l’Ungheria è aperta al dibattito per risolvere i problemi” ma che “legare i fondi europei allo Stato di diritto va oltre le competenze dell’Unione Europea stessa”.

Al riguardo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva consigliato la settimana scorsa a Ungheria e Polonia di rivolgersi alla Corte di giustizia europea per verificare l’osservanza dei trattati europei. “Non ci sono i tempi, non possiamo aspettare due o tre anni” risponde Gyori, che giustifica così il ricorso al veto al bilancio Ue come unica soluzione a portata di mano.

Sulla possibilità di perdere i finanziamenti europei del Next Generation Eu – circa 7 miliardi di euro per l’Ungheria – Gyori è categorica: “La nostra posizione e il nostro voto non si possono comprare, la questione di principio va oltre la perdita dei fondi europei, si tratta del futuro dell’Unione Europea”.

E se gli altri 25 Paesi Ue decidessero di andare avanti senza Ungheria e Polonia? “Non usciremo mai dall’Ue, siamo europei, ci sentiamo europei” risponde l’eurodeputata. “Vogliamo parlare dei problemi ma nel rispetto dei trattati”.

Gyori sminuisce le critiche rivolte a Fidesz dall’interno stesso della famiglia dei Popolari, critiche culminate nella sospensione del partito di Orban dal Partito popolare europeo. Secondo la deputata, “Donald Tusk, presidente del Partito popolare europeo a favore dell’espulsione definitiva di Fidesz, usa questa polemica per fare opposizione in Polonia dal momento che noi siamo in buone relazioni con l’attuale governo di Varsavia e lui si trova all’opposizione”.

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