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Bene, bravi, bis. Ma lasciate stare i morti, please

Il 3 dicembre le vittime registrate in Italia sono 993: mai così tante, con un aumento di 309 sul dato precedente

Pubblicato:04-12-2020 08:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:41

coronavirus
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ROMA – Insieme alla pandemia, il Covid ha fatto un altro regalo non gradito agli italiani: l’uso politico della pandemia. L’emergenza oltre ad avere drammatiche conseguenze sulla vita di migliaia di persone e su altrettante storie familiari, ha anche precisi effetti sulle dinamiche che coinvolgono il governo da una parte e le opposizioni di centrodestra dall’altra. In sostanza dove prima c’erano i sondaggi, e le elezioni, oggi  c’e’, purtroppo, il bollettino dei contagi. Per quanto sia lacerante dirlo, si fa politica addirittura con la conta dei morti. Lo si e’ visto chiaramente quando la mortalita’ ha raggiunto il punto massimo. Due volte in questi mesi.

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Marzo. Il giorno 10 il governo congela l’Italia con il lockdown nazionale. In quel momento i morti nelle 24 ore sono 168. Il 27 marzo raggiungeranno l’apice della prima ondata, quota 919. La sera Matteo Salvini va in tv e chiede pubblicamente scusa per aver sottovalutato la gravita’ della pandemia. “Ho sbagliato”, ammette. Ancora a fine febbraio, infatti, dopo le prime parziali chiusure da parte dell’esecutivo, il leader della Lega intimava: “Riaprire, riaprire, riaprire”. Riaprire, pochi morti. Chiudere, tanti. Ma la tentazione di battagliare a suon di decessi e’ irrefrenabile. Cosi’ il 14 agosto, quando il Covid sembra quasi un ricordo, il leghista attacca: “Conte andrebbe arrestato. Per i morti di Covid al nord e per quelli di fame al Sud”. Veniamo alle ore appena trascorse. Mentre si attende la firma di Conte sul ‘dpcm Natale’, alle 17 e 30 del 3 dicembre il ministero della Salute pubblica il dato sull’aumento delle vittime: sono 993, mai cosi’ tante, con un aumento di 309 sul dato precedente. Meno di 20 minuti dopo arrivano i primi commenti dalla maggioranza. Tutti nella stessa direzione. Tra i piu’ lesti quello del segretario Pd Nicola Zingaretti che afferma: “In 24 ore quasi 1000 persone sono morte a causa del Covid. Rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l’attenzione con regole rigorose per sconfiggere la pandemia”. L’invito a riflettere e’ rivolto sia alle opposizioni – in primo luogo a Salvini che accusa il governo di penalizzare le attivita’ economiche e di dividere le famiglie – ma soprattutto a una parte della sua maggioranza, ivi inclusi decine di parlamentari Pd, che vogliono siano cambiate le norme sulla circolazione tra comuni e sui ricongiungimenti familiari. Con mille morti come si fa ad allentare? Chiede Zingaretti.  Eppure, l’evocazione dei morti stona in questo contesto. Appena qualche ora prima il ministro della Salute Roberto Speranza ha ribadito al Parlamento il calo significativo dell’indice di contagiosita’ Rt, e come l’Italia si appresti ad entrare tutta nella zona di piu’ basso rischio, la fascia gialla. Un dato confermato anche dallo stesso dpcm che consente la libera circolazione tra regioni gialle fino al 20 dicembre. I 993 morti non valgono per il 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20 dicembre? In realta’ che i dati migliorino ce lo hanno detto in tutte le salse i luminari che si alternano a cadenza oraria in tv e sui giornali. Gli stessi che ci hanno spiegato che l’Rt fotografa il contagio in un dato momento, mentre il numero di morti dipende in media dalla situazione di 13 giorni prima. Riflette, poi, non solo la trasmissibilita’ del virus in quel momento, ma anche la risposta che il sistema sanitario ha fornito al malato. Dopo quanti giorni dai sintomi la persona e’ stata presa in carico dalle strutture? Dopo quanto ha ricevuto una terapia? Non sono numeri campati in aria. Sono due dei 21 parametri che certificano se una regione e’ gialla, arancione o rossa. Ecco come si concilia l’intenzione di mandare l’Italia nella fascia di rischio piu’ bassa, con il numero di morti piu’ alto di sempre? E poi: dopo aver ripetuto a marzo che tutto sarebbe cambiato, che tutto sarebbe andato bene, constatare un secondo picco piu’ alto del primo, non e’ una dolorosa sconfitta? Perche’ a parita’ di contagi con altri paesi, cosi’ tanti morti in Italia? Che cosa non ha funzionato? E’ migliorata la capacita’ di risposta del sistema sanitario, e puo’ migliorare ancora?  La politica dovrebbe rispondere a domande come queste. Dovrebbe parlare della vita. Mentre e’ evidente che la conta dei decessi e’ un campo improprio della contesa. E’ lecito aspirare a una classe dirigente, – di governo ed opposizione, regionale e centrale, di destra, sinistra, centro – che competa sul modo migliore di prevenirli i morti, ad esempio con un sistema sanitario all’altezza. Se e quando le vittime ci sono, la politica una cosa puo’ farla, utilmente: evitare di rinfacciarseli in dispute opinabili tra gli schieramenti, nella maggioranza, in uno stesso partito. E se proprio monta irresistibile la tentazione di fare a botte coi numeri, allora meglio, molto meglio, tornare ai vecchi e cari sondaggi.


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